In Toscana il Museo Ginori rinascerà. E intanto debutta il nuovo sito
In attesa dell’apertura del cantiere che restituirà al pubblico lo storico museo d’impresa a Sesto Fiorentino, la Fondazione omonima lancia un portale dove scoprire una collezione immensa dalla storia sorprendente, e tutta italiana
Era stata una pessima notizia, nel 2013, che con il fallimento dello stabilimento Richard-Ginori di Sesto Fiorentino fosse finito travolto anche il secolare Museo ad esso associato, con il suo patrimonio di 10mila manufatti di porcellana, maiolica, ma anche cera e terracotta. Un sentimento di sconfitta, rimarcato dalla decisione del Gruppo Kering di comprare lo stabilimento senza acquisire anche il museo. Dopo una lunga lotta – capitanata da Tomaso Montanari, oggi presidente della Fondazione Museo Archivio Richard Ginori della Manifattura di Doccia – è giunta una conclusione positiva, anche se incerta: nel 2017 il museo venne comprato dallo Stato su spinta dell’allora ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, e nel 2019 è nata la Fondazione, di comune accordo tra Ministero dei Beni Culturali, Regione Toscana e Comune di Sesto Fiorentino. Tuttavia il Museo, caduto nel frattempo in pessimo stato di conservazione, è rimasto chiuso.
Oggi, finalmente, la buona notizia: il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano ha approvato i lavori di restauro del museo, che inizieranno a maggio 2024, per portare idealmente all’apertura al pubblico a inizio 2025. Nel frattempo, la Fondazione non è rimasta con le mani in mano, ma ha lanciato un nuovo sito accessibile a persone con disabilità visive e uditive (opera di Cantiere Creativo) in modo da rendere fruibile online a tutti un incredibile patrimonio e “sviluppare un dialogo critico sul presente, il passato e il futuro”, ha sottolineato Montanari.
La storia del Museo Ginori
Il Museo Ginori di Sesto Fiorentino (dal 1965 ospitato in un edificio dell’architetto Pier Niccolò Berardi) è nato a metà Settecento accanto alla manifattura di fini porcellane di Doccia ed è stato per quasi 300 anni un museo d’impresa tra i primi in Europa, oltre che un contenitore della bellezza della fabbrica. Con la collezione, notificata come complesso di eccezionale interesse storico artistico dal 1962, sono qui contenuti “tre secoli di storia del gusto e del collezionismo, rappresentando un unicum a livello internazionale grazie alla ricchezza e alla continuità storica del suo patrimonio, che racconta la storia artistica, sociale ed economica della più antica manifattura di porcellana ancora attiva in Italia”, ha commentato Montanari, ricordando come il museo tenga insieme “arte, lavoro, politica, territorio, impresa e lotte dei lavoratori e delle lavoratrici”. Con Ginori, dopotutto, si ha quello che Montanari chiama “l’ingresso nell’età della democrazia della porcellana”, che prima era considerata un “oro bianco” per le fasce più abbienti della società e che in questo modo entrava invece nelle vite di tutti.
L’accordo di valorizzazione approvato per il restauro, anche grazie all’interesse dimostrato da Sangiuliano, prevede ora il recupero del primo e del secondo piano del Museo e di tutto l’allestimento. Restituendo così al territorio un luogo “dove per generazioni si è lavorata la porcellana, anche a costo di sacrifici e malattie”. In questa prospettiva collettiva, è anche nato un nuovo comitato sociale, dove raccogliere le molte associazioni del territorio con cui condividere l’indirizzo della Fondazione.
Il nuovo sito con il patrimonio del Museo Ginori
In attesa della tanto agognata riapertura, la Fondazione ha così deciso di portare le collezioni fuori dal museo (nel frattempo spostate in deposito e consegnate alla Fondazione) con un sito, oltre ad aprire al pubblico il piccolo parco dietro la Ginori. Il portale online, beninteso, non sarà un sostituto del museo – “dal vivo è un’altra cosa”, ricorda Montanari – e non va a riprodurre pedissequamente la collezione, ma ha “una sua dignità e un suo senso”.
Molte le sezioni dedicate alla riscoperta della collezione, che sarà resa gradualmente disponibile agli studiosi e ai ricercatori in tutta la sua importanza, tra opere, modelli e un archivio di documenti cartacei e disegni (300 dei quali appartenenti al fondo Gio Ponti). Punta di diamante dell’iniziativa, oltre alle aree con le dettagliate schede tecniche, è la sezione “podcast”, che affronterà in più episodi (a partire dal primo, già online) la storia aziendale e personale dietro la Ginori. Di cui Montanari anticipa una parte dedicata alla vita del fondatore Carlo Ginori, marchese a Firenze nel momento di passaggio tra la fine della dinastia dei Medici e l’inizio di quella dei Lorena: “Invece di ripiegarsi in una Firenze nostalgica, Ginori si apre al futuro “rubando” il segreto della porcellana che i tedeschi e gli austriaci avevano portato dall’Oriente. Lui lo porta in città collegandolo alla tradizione artistica della scultura fiorentina: i modelli antichi, confluendo nella porcellana, l’avrebbero fatta diventare un’arte alta italiana come il bronzo e il marmo”. Per questo il repertorio è quello classico, e a tratti monumentale (come nel caso della Venere medicea), con risultati straordinari: “Il Museo è un Bargello della Pocellana”. Un primo assaggio di questa meraviglia, oltre alla mostra aperta ad agosto sul Lago Maggiore, ci sarà dal prossimo 25 ottobre al Museo Poldi Pezzoli, in una grande esposizione che rinsalda l’antico legame tra la Ginori e la Milano di Giulio Richard, la cui alleanza proiettò la produzione ceramica italiana nel mondo.
L’inizio dei lavori sul nuovo Museo Ginori
Il 20 maggio 2024 è stato consegnato il cantiere all’impresa esecutrice, dando il via la ristrutturazione dell’edificio. “Lo stanziamento da me previsto nel Piano Strategico Grandi Progetti Culturali è il segno della rinnovata attenzione verso questa realtà di rilievo internazionale da parte del governo”, ha commentato Sangiuliano. Per il primo lotto degli interventi di ristrutturazione (della durata prevista di 462 giorni), il Comitato Interministeriale Programmazione Economica ha stanziato 1,9 milioni. Un ulteriore finanziamento, sostenuto dal Piano Strategico Grandi Progetti Culturali con 5,5 milioni di euro, consentirà il recupero integrale dell’edificio tra restauro, risanamento conservativo, riqualificazione edilizia e impiantistica (con relativo adeguamento alle norme di sicurezza, antincendio e antisisma) e ridistribuzione degli ambienti interni.
Giulia Giaume
Articolo aggiornato il 23 maggio 2024.
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