Nel 2024 riapre il Museo della Specola di Firenze. Di nuovo esposte le celebri cere anatomiche

La collezione dei ceroplasti settecenteschi costituisce la punta di diamante del museo universitario fondato nel 1775, chiuso al pubblico per ristrutturazione nel 2019. A febbraio 2024 si riparte, in concomitanza con il centenario dell’Ateneo di Firenze

La scorsa primavera, i modelli anatomici in ceroplastica, normalmente conservati al Museo della Specola di Firenze, sono stati le superstar della mostra milanese ospitata in Fondazione Prada, con la “regia” di David Cronenberg. Il regista canadese, Leone d’oro alla carriera nel 2018, non ha mai nascosto la sua fascinazione per il genere del body horror, e nei ceroplasti fiorentini ha trovato una fonte d’ispirazione unica nel suo genere, tanto da girare un cortometraggio al museo universitario della Specola, che da settembre 2019 è stato chiuso al pubblico per lavori di ristrutturazione della storica sede di via Romana.

Venere, 1782, Museo della Specola di Firenze. Photo Saulo Bambi, courtesy Fondazione Prada
Clemente Susini e Giuseppe Ferrini, Officina ceroplastica dell’Imperiale e Reale Museo di Fisica e Storia Naturale, Statua femminile giacente, detta “Venere”, 1782. Museo “La Specola”, Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze SMA, Sistema Museale dell’Università degli Studi di Firenze. Photo Saulo Bambi

La storia del Museo della Specola di Firenze

L’importanza della Specola nel – pur ricchissimo – sistema museale del capoluogo toscano, non è secondaria. A Firenze, l’officina di ceroplastica fu attiva per quasi un secolo, dal 1771 fino alla seconda metà dell’Ottocento: i maestri ceroplasti lavoravano la cera riproducendo figure intere, parti anatomiche e altri modelli, a partire da un calco in gesso e talvolta a cera piena. Una volta fusa, alla cera venivano aggiunti i coloranti e polvere d’oro per ottenere le giuste sfumature. L’obiettivo, all’epoca, era quello di ottenere un trattato didattico-scientifico che, senza il bisogno di ricorrere all’osservazione diretta di un cadavere, illustrasse l’anatomia del corpo umano. E il Museo di Storia Naturale e del Sistema Museale di Ateneo dell’Università di Firenze, fondato nel 1775, custodisce una ricca collezione di questi modelli anatomici (1400 pezzi), tra cui spicca la “Venere”, famosa per la sua bellezza e perché concepita in parti scomponibili. Dunque era particolarmente attesa la notizia della conclusione del cantiere che per oltre quattro anni ha inibito la visita al sito.

La riapertura della Specola nel 2024

Annuncio che concretizza una data certa per la riapertura al pubblico del museo, nuovamente accessibile dal 27 febbraio 2024, con quasi un anno d’anticipo sull’inizio delle celebrazioni che nel 2025 sanciranno lo spegnimento delle 250 candeline. Un regalo di compleanno condiviso con l’Ateneo di Firenze, che invece raggiunge il traguardo del centenario proprio nel 2024, al motto di “Da un secolo, oltre”. La Specola torna dunque a presentare le sue preziose collezioni a turisti e fiorentini (che hanno sempre mostrato molto affetto per il museo): oltre ai ceroplasti, il percorso si snoda tra un’ampia collezione zoologica e il Salone degli Scheletri (che conserva una collezione osteologica di 3mila reperti), la Tribuna di Galileo, il Torrino astronomico di fine Settecento e l’allestimento Mineraliter. Pietre mirabili tra Medici e Natura, con una selezione di pietre lavorate appartenute alla famiglia Medici, affiancata da un’esposizione di minerali estetici provenienti dall’Italia e da tutto il mondo. Il progetto di riqualificazione – finanziato con quasi 5 milioni di euro – ha puntato ad ampliare l’area espositiva (alla riapertura troveranno collocazione in allestimento permanente anche le ceroplastiche botaniche) e gli spazi destinati alla didattica, con l’obiettivo di diversificare le attività proposte dal museo, anche con l’ausilio di nuovi supporti tecnologici. Tredici sono le nuove sale espositive, due i percorsi di visita inediti (Arte e scienza, dalle cere botaniche ai teatrini allegorici barocchi; Mineralogia), grazie anche al restauro di 360 opere; ripensati anche i servizi di biglietteria, bookshop e caffetteria. 

Livia Montagnoli 

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