Tra editoria e pratiche curatoriali. Intervista a Saul Marcadent
Fotografato da Melissa Vizza, il curatore e ricercatore Saul Marcadent si racconta ad Artribune. Mentre parla di editoria indipendente, pratiche curatoriali e progetti personali, tra moda e cultura visuale
È vivo più che mai l’interesse per l’editoria stampata indipendente, come dimostrano i dati raccolti da Independent Publishers Guild 2023: ogni anno si registra una media di 65 nuovi titoli, di cui il 19% è ricondotto ad autori esordienti. I libri e le riviste consistono nel 72% delle vendite del settore, superando il 28% ottenuto da formati digitali e audio. Ne parliamo con il curatore e ricercatore Saul Marcadent (1984), che ci ha accolto nei suoi spazi di lavoro all’Università Iuav di Venezia, insieme alla giovane fotografa Melissa Vizza, che lo ha immortalato per il primo Focus Fashion – Moda e Fragranze di Artribune.
Intervista a Saul Marcadent
Come converge nel sistema moda il dialogo tra pratiche editoriali e pratiche curatoriali?
Con immediatezza. Le riviste sono piattaforme, palestre, luoghi dove le persone possono sperimentare e confrontarsi. Sono spazi curatoriali estesi ben oltre la bidimensionalità.
Penso alla serie di eventi Publishing Traffic o al journal Dune.
Questi progetti, connessi al mio lavoro di ricerca allo Iuav, mi hanno permesso di agire nel punto di intersezione tra curatela, editoria e sistema della moda. L’uno dando tridimensionalità ai contenuti delle riviste coinvolte nel ciclo di incontri curati per Gucci Garden a Firenze, l’altro segnando un passaggio dalla riflessione sul magazine alla sua realizzazione.
Oggi la resilienza della carta stampata può sembrare un paradosso…
Citando Freek Lomme, oggi avvertiamo l’urgenza di riappropriarci di una consistenza tattile-materica. L’attenzione delle riviste indipendenti ad aspetti formali, come la scelta di una carta piuttosto che un tipo di rilegatura, è intrecciata al contenuto. Li rende oggetti slegati da ogni dimensione di periodicità. Penso per esempio a Mémoire Universelle, pubblicazione in forma di “enciclopedia soggettiva” che prevede nove uscite, una a distanza di due anni dall’altra.
È un aspetto che approfondisci nel tuo laboratorio di Publishing qui allo Iuav?
Lavoriamo molto sull’oggetto partendo dalla curatela di collezioni di riviste e archivi di immagini esistenti. La prima edizione mirava a generare produzioni editoriali bootleg – un esercizio didattico inclusonel volume Radical Fashion Exercises che consiste nel creare un “gemello cattivo” dell’originale, smontandolo e rimontandolo. Nella successiva abbiamo sperimentato le possibilità della rilegatura a spirale. Quest’anno collaboreremo con il magazine Hunter grazie a Giorgio Calace.
Invece, che prospettiva assumi con Tempi responsabili-Responsible Times?
Dalla collaborazione con l’azienda tessile Manteco e ispirato dal collezionista Seth Siegelaub, mi sono interessato alla materialità, dalla pagina al tessuto. È un progetto sulla cultura della sostenibilità aperto alle contaminazioni e radicalmente diverso dai precedenti: giornate di studio e workshop sono tasselli di un processo di ricerca vivo, che prenderà la forma di un libro entro il 2024.
Aurora Mandelli
Chi è la fotografa Melissa Vizza
Melissa Vizza è una giovane fotografa laureata in Fashion Design allo IUAV, che ha recentemente terminato un master in Fashion Styling al Polimoda di Firenze. La passione per la fotografia analogica nasce per lo più come mezzo per indagare il corpo ritraendolo in un modo del tutto personale. Melissa non dà sempre un significato a ogni suo scatto, ma lascia spazio all’osservatore così da consentire una libera interpretazione il cui risultato è fatto di gesti sottili e sguardi.
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