Mostra a Firenze per le ceramiche popolari di Luca Coclite
Racconta una storia italiana di difesa della tradizione il progetto dell’artista salentino negli spazi di Toast alla sempre più vivace Manifattura Tabacchi, in un concerto di fabbrica tra sculture, frasi e suoni
Concerto di Fabbrica è una mostra che racconta un territorio e più in particolare quello salentino di terra d’Otranto, in un viaggio che coniuga passato e presente, storia culturale, artigianale e sociale di un silente lembo peninsulare bagnato da due mari.
Anche se il progetto espositivo di Luca Coclite (Gagliano del Capo, 1981), a cura di Toast Project Space, può sembrare a prima lettura troppo identitario di questa area geografica, diversamente si caratterizza come una storia italiana di lotta, di persistenza della memoria e in difesa della tradizione. L’artista, che da anni riflette e opera attraverso vari media, predilige una ricerca sensibile e sperimentale incentrata sui cambiamenti e sulle storture economiche, ambientali e politiche che alterano il paesaggio pugliese, oramai corrotto da dinamiche neo- coloniali e mega turistiche.
La mostra di Luca Coclite a Firenze
Nella mostra fiorentina Coclite pone maggiormente l’accento sul processo scultoreo, materiale e artigianale tipico della cultura vasaia salentina, presentando la serie delle Ceramiche Popolari, realizzate in collaborazione con l’azienda di terracotta e maioliche dei Fratelli Colì di Cutrufiano (Lecce).
Tre sono le sculture esposte che in maniera visiva, narrativa e oggettuale si ricollegano da un lato al filone storico artistico della cultura vascolare del mondo antico, e dall’altro a quello della civiltà contadina che utilizzava queste preziose otri in terracotta come contenitori di derrate alimentari di vino, olio e frumento. Le opere, contrassegnate anche da propaggini floreali che ricordano le volute barocche, acquisiscono un valore documentativo poiché, in maniera filologica, l’artista riporta sul ventre dei vasi alcune espressioni di contestazione, che un tempo popolavano i muri di alcune città meridionali.
Con la scritta “Decreti Gullo”, che fregia il secondo vaso, Luca Coclite riprende un vecchio motto apparso sui muri del centro storico di Galatina e che inneggia a Fausto Gullo, fautore come ministro della riforma agraria e anti- latifondista voluta all’indomani della caduta del regime. Sotto i capannoni dall’ex fabbrica risuonano, secondo dei timer programmati e scanditi a tempo, nove organetti a ventola azionati da manici e cocci in terracotta, che posizionati su singole note riproducono coralmente un inedito accordo polifonico.
L’intervento sonoro si amplifica in un crescendo armonico, come un tributo malinconico dedicato a tutto ciò che un tempo il lavoro in fabbrica ha rappresentato per la società, e del quale oggi non resta più nulla, se non un profondo valore storico e altamente simbolico da preservare e raccontare.
Giuseppe Amedeo Arnesano
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