Mario Sironi: dalla Sardegna a Modena le opere donate dalla sua compagna

Un corpus di circa 40 opere di Mario Sironi è esposto a Modena. Scopo del progetto è mettere in luce la grandiosità pittorica di uno dei protagonisti di un’epoca travagliata, ma anche esporre dei lavori che per la prima volta escono dalla Sardegna

Solennità e tormento sono le due keyword scelte dalla curatrice Daniela Ferrari per definire la mostra monografica dedicata a Mario Sironi e allestita nella Galleria BPER Banca di Modena. Inaugurata in occasione del Festivalfilosofia, l’esposizione porta per la prima volta fuori dalla Sardegna un nucleo di opere donate nel 1986 da Mimì Costa, compagna dell’artista nato nel 1885 a Sassari, al Banco di Sardegna: quest’ultimo istituto di credito oggi è consociato al Gruppo BPER e tra gli obiettivi dell’iniziativa culturale vi è quello integrare il patrimonio artistico e le diverse anime delle realtà che fanno parte del gruppo.

Chi è Mario Sironi, l’artista malinconico

Ma torniamo ai due termini che danno luogo al titolo della mostra: “Mario Sironi è solenne, sia nel grande sia nel piccolo formato”, dichiara Daniela Ferrari. “Era sicuramente consapevole del valore della sua opera, che assunse anche una connotazione sociale. Si dedicò infatti alla pittura murale, dedicata quindi a un vasto pubblico, e, pur rimanendo fedele a una sua vocazione ideologica, il suo lavoro ha un carattere universale”. Quanto al tormento, “Sironi è riuscito a raccontare il suo tempo, non ha mai nascosto il suo pensiero, ma era anche una persona ipersensibile e aveva un’autentica capacità di vedere dentro le cose. Possiamo considerarlo addirittura un modello di artista ‘melanconico’, visto che da giovane soffrì di depressione”.

Dalla raccolta del Banco di Sardegna 

Al nucleo di opere esposte proveniente dalle raccolte del Banco di Sardegna si affiancano un cospicuo prestito proveniente dalla Collezione Augusto e Francesca Giovanardi – in effetti, sono pezzi assai significativi e si riconoscono all’istante grazie alle loro caratteristiche cornici– e altri dipinti di collezioni private. Gli ambienti in cui è allestita la mostra di Sironi sono gli stessi che accolgono anche la pinacoteca “storica” dell’istituto bancario modenese: una “vicinanza” che tuttavia non disturba affatto grazie a un allestimento curato, che riesce a distinguere in modo efficace la sezione permanente da quella temporanea.
Il corpus sironiano – che comprende oli su tela o su tavola, disegni, bozzetti e manifesti, come lo studio per il cartellone della prima mostra del gruppo Novecento italiano di cui l’artista fece parte – ripercorre quindi i temi ricorrenti del lavoro dell’artista: i paesaggi industriali con i loro toni cupi e le figure umane immerse in un’atmosfera silenziosa; le nature morte; le allegorie pensate per i lavori monumentali commissionati dagli enti pubblici; le composizioni geometrizzanti; i personaggi dipinti quasi in monocromo, sempre intensi nella loro drammaticità (in mostra spicca La penitente del 1945). La cronologia copre un periodo che va dal 1918 alla metà circa degli anni Cinquanta e tra le scelte top vanno citate anche la Natura morta con tazza blu del 1924; Rosetta del 1934, straordinaria opera che sembra precorrere i linguaggi artistici degli anni Sessanta; Moltiplicazione del 1944, quasi un collage; e naturalmente il grande olio su tela con Allegoria del lavoro da cui emerge la monumentalità e la ripresa della classicità in chiave moderna. Proprio queste, sottolinea la curatrice, sono le cifre di un pittore che segnò profondamente il secolo breve, vivendone in prima persona i drammi e le contraddizioni.

Marta Santacatterina

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Marta Santacatterina

Marta Santacatterina

Giornalista pubblicista e dottore di ricerca in Storia dell'arte, collabora con varie testate dei settori arte e food, ricoprendo anche mansioni di caporedattrice. Scrive per “Artribune” fin dalla prima uscita della rivista, nel 2011. Lavora tanto, troppo, eppure trova sempre…

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