John Wesley, il pittore che portò l’eros nella Pop Art
L’artista americano, scomparso nel 2022, prediligeva dipingere corpi nudi femminili, in quadri caratterizzati da una palette di tinte pastello, rosa in testa. Ispirato da Pop Art e Minimalismo, ha dato forma a una narrativa decisamente erotica
Oggi sembra caduto in un temporaneo dimenticatoio, ma non se lo merita. Ebbe un fugace italico momento di gloria nel 2009, quando addirittura l’incontestabile divo Germano Celant ne curò una succosa antologica retrospettiva, dagli Anni Sessanta in poi, per la Fondazione Prada negli spazi della Fondazione Cini a Venezia. Allora John Wesley, nato nel 1928 a Los Angeles, era ormai più che ottantenne; se n’è andato l’anno scorso, ultranovantenne. Ma (almeno di tanto in tanto) va ricordato, e dunque facciamolo, perché la sua produzione artistica presenta caratteristiche tutt’altro che banali.
John Wesley, tra Pop Art e Minimalismo
Di solito lo si posiziona a metà strada tra la Pop Art e il Minimalismo, e in effetti elementi di entrambi i generi sono presenti nei suoi acrilici su tela. Qualcuno parla anche di Surrealismo. Prima, però, fermiamoci un attimo a considerare con che cosa si è costruito. Da ragazzo si deliziava con i fumetti di Popeye, Blondie e poi Dennis the Menace; da giovane lavorò in un ufficio postale tra timbri, francobolli e marchi; la sua seconda moglie fu la pittrice minimalista Jo Baer, e poi frequentò gente riservata come Dan Flavin, Sol LeWitt, Donald Judd; le sue passioni estetiche storiche includevano l’Art Nouveau, gli ukiyo-e di Utamaro, l’evoluzione delle carte da parati. Ora, sapendo che maturò all’ombra di altri tipi influenti quali Lichtenstein, Warhol, Rosenquist, il quadro comincia a delinearsi. A proposito di linee: la sua è precisa e pulita come quella dei fumetti. E la sua impaginazione grafica è ora ritmica e geometrica, come nelle tappezzerie, e ora asettica e funzionale, come quella dei francobolli e dei distintivi, tanto da mantenere molto spesso anche una regolare cornice dipinta di bianco tutt’intorno.
La narrativa erotica di John Wesley
Pop? Un momento: i suoi soggetti non sono mai oggetti inanimati, ma volentieri corpi nudi, di preferenza femminili, caratterizzati da un pervasivo, delicato color rosa e poi altre tiepide tinte pastello. Minimalista? Ma la sua narrativa è decisamente erotica, sovente misteriosa, volentieri irriverente. E dove si è mai visto un minimalista pop tanto caldo, così oltraggioso e insieme beneducato? Rivalutiamolo, orsù: è un originale e magnifico birichino, altro che…
Ferruccio Giromini
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #74
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