L’archivio del super curatore Luca Massimo Barbero va alla Biennale di Venezia e diventa accessibile
Le foto, i disegni, i libri e i materiali che testimoniano 40 anni di pratica curatoriale dello storico dell’arte torinese saranno d’ora in avanti a disposizione di studiosi e artisti presso l’Archivio Storico della Biennale. Una mostra introduce l’acquisizione
Il rilevante investimento scientifico ed economico della Biennale di Venezia sulla progettazione di un archivio profondo e all’avanguardia è ben riassunto dalla fondazione, due anni or sono, del Centro Internazionale della Ricerca sulle Arti Contemporanee, che ha potenziato l’attività dell’Archivio Storico delle Arti Contemporanee (ASAC) e si evolve verso il traguardo di un trasferimento ambizioso negli spazi dell’Arsenale, fissato per il 2026. In questo contesto sono maturate nell’ultimo anno le acquisizioni del Fondo Luca Ronconi e del Fondo Lorenzo Cappellini, nell’ottica di implementare gli archivi della Biennale e promuovere la ricerca degli artisti che vi hanno preso parte nel corso della sua storia.
L’archivio come luogo vivo. Luca Massimo Barbero alla Biennale
Ma il 2023 si conclude con l’ingresso di un altro importante fondo d’autore, che fa capo a Luca Massimo Barbero (Torino, 1963): un archivio, quello del critico, storico e curatore di arte moderna e contemporanea che continuerà ad arricchirsi nell’alveo della Biennale (per l’utilizzo attivo che ne farà lo stesso Barbero), facendo da traino e spunto per le future iniziative dell’istituzione. La Biennale conferma così l’impegno e l’interesse a ospitare archivi e fondi, anche di terzi, che affrontano e si misurano con i temi legati alle arti contemporanee, superando la concezione dell’archivio quale luogo meramente conservativo: “Per definire la scelta di Luca Massimo Barbero utilizzo la parola ‘gesto’ nella sua accezione semantica più ampia, perché sconfigge in maniera chiara la concezione di un archivio a cui si lascia qualcosa perché venga solo conservata” sottolinea il Presidente della Fondazione Roberto Cicutto (che presto dovrebbe passare il testimone a Pietrangelo Buttafuoco) “In questo caso si lascia qualcosa affinché aumenti la sua capacità respiratoria e cresca in un contesto che può valorizzarla rendendola fruibile dal più largo pubblico possibile”.
Barbero, dal canto suo, si dice “grato e onorato che la Biennale di Venezia abbia accolto il mio archivio. Considero gli archivi una culla e devo buona parte delle mie radici alla Biennale di Venezia che sento come un cantiere vitale dell’arte contemporanea. Sono felicissimo di questa opportunità, perché mi permette di restituire e condividere il mio immaginario, dal cinema all’arte, alla fotografia, che ha preso forma all’interno di quello stesso archivio. In questo momento storico di abbreviazione della memoria, consegnare alla Biennale materiali ancorati al presente e mettere a disposizione degli studiosi documenti che possono essere consultati nella loro versione originale assume una dimensione vitale”.
La mostra sull’Archivio di Luca Massimo Barbero
Per presentare l’acquisizione dell’Archivio Barbero al pubblico, il 16 novembre 2023 la Biennale inaugura nella sede di Ca’ Giustinian la mostra Luca Massimo Barbero. Un Diavolo Amico, secondo una modalità divulgativa già utilizzata in occasione dell’ingresso dei fondi Ronconi e Cappellini. Introdotta da un testo di Nicolas Ballario, presenterà una prima tranche di materiali dall’archivio del critico torinese, che saranno esposti a rotazione nei mesi successivi, per evidenziare il metodo di studio e curatela di Barbero, e illuminare diversi aspetti del suo profilo professionale attraverso disegni, fotografie, appunti estratti dai quaderni di bozzetti, storyboard, cataloghi, oggetti che testimoniano una pratica curatoriale quarantennale. Come il disegno di Tancredi che ha ispirato il titolo della mostra: “Condividere questo disegno con l’Archivio della Biennale significa anche far rivivere tutto in un ossimoro. Un demone amico che comporta una dannazione felice: la storia dell’arte e la curiosità che ti possiede”.
L’esposizione sarà quindi allestita negli spazi del Portego di Ca’ Giustinian dividendosi tra le fotografie storiche di Cameraphoto che illustrano la storia della Biennale dal 1948 al 1981, per evocare il contesto formativo di Barbero, e i materiali che approfondiscono la sua pratica curatoriale, attraverso alcuni episodi espositivi e immagini relative agli allestimenti di opere di artisti quali, tra gli altri, Lucio Fontana, Carla Accardi, Anthony Gormley, Shirin Neshat, Tomas Saraceno, Arcangelo Sassolino. Spazio anche per una selezione di schizzi e disegni, testi e lezioni dell’attività didattica di Barbero alla Scuola Holden di Torino; e ancora, tra le foto realizzate dal curatore, che fin dall’adolescenza ha coltivato un rapporto privilegiato (e funzionale al suo lavoro di storico dell’arte) con la fotografia, gli scatti alla nazionale di lotta grecoromana, e i ritratti del progetto decennale Candidi Come Colombe Astuti Come Serpenti.
Livia Montagnoli
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