Parole Passeggere. Il libro-manuale di sopravvivenza dell’artista Elena Bellantoni
Che cosa succede quando sei un’artista midcareer e inizi a guardarti indietro? Che effetto fa vedere il percorso che hai fatto? Se per farlo avessi bisogno di riavvolgere il nastro dell’esistenza? Elena Bellantoni mette tutto nero su bianco nel libro Parole Passeggere, che si presenta al Maxxi di Roma il 30 novembre
L’idea di scrivere questo libro è nata all’interno di un dialogo alla fine di luglio 2022 con Christian Caliandro, il curatore del progetto che in quel periodo stavo realizzando. Un momento che sembrava conclusivo – il termine della residenza a Montelupo Fiorentino – invece era solo l’inizio di un nuovo tentativo. Cominciavo a pensare a come restituire la mia pratica artistica, intanto che Christian prendeva appunti mentre performavo – sotto il sole giaguaro – con 45° all’ombra, in un letto di un fiume prosciugato da quell’estate calda e torrida. La mia vita gira intorno all’arte da sempre. Non c’è l’una senza l’altra. È stata la mia amica dei giochi nella primissima infanzia, poi un’“ossessione” e ora è la perfetta compagna di strada.
Il libro di Elena Bellantoni
Con lo stupore con cui si accoglie una creatura nuova, ho visto crescere tra le mie mani il testo. Alcuni scritti erano già nelle varie cartelle sparse nel mio computer ma rimetterci mano, dare voce e plasmare le sensazioni, i ricordi è stato come affrontare un lungo viaggio. Parole passeggere innanzitutto è un attraversamento. Le parole servono a fare ordine, a creare una direzione dello sguardo. Mi sono chiesta perché dovessi scrivere, poi per chi e, soprattutto, come?
La scrittura è diventata un passaggio ulteriore per entrare dentro le mie opere. Non parlo di un lavoro descrittivo, di sinossi – ci sono anche quelle – ma di un vero e proprio linguaggio autonomo. Il testo è diventato, alla fine, un modo per dare voce alla relazione tra vita e arte che si guardano allo specchio, come un unico grande corpo. Così entro ed esco dal personale cercando di creare un’auto-etnografia.
È un unico discorso che, come un enorme flusso di pensieri, a volte si arresta per prendere aria e poi di nuovo va in apnea. Le parole passeggiano la pagina, sono battiti che seguo cercando un ritmo interno tra vita, produzione artistica e processo di scrittura. Passeggere perché volano via di corsa, perché cerco di usare quella leggerezza che a volte nella mia produzione visiva non ho. Le parole giocano, si divertono e scrivono di me.
Quando ho deciso di iniziare a parlare di me stessa, mi sono gettata in un’avventura incosciente: si comincia in un modo e non si sa bene dove si va a finire. Passata quell’estate, arrivata alla soglia di vent’anni di produzione artistica, ho pensato che il momento fosse arrivato. Ho girato la palla alla mia coscienza bambina, poi alla ragazza adulta.
Il presente, il futuro e il passato per un’artista mid-career
Infine, all’artista e ho deciso di farle esistere tutte insieme, nero su bianco, sullo stesso foglio.
Così tra un ricordo vivido e l’altro emerge la mia grammatica interiore. O meglio, le carte si mescolano ulteriormente, è attraverso l’arte che riesco a raccontare la mia vita e viceversa.
È come se ci fosse un destino ineluttabile che va in un’unica direzione. Il presente scrive il futuro, in qualche modo, leggendo il passato e i suoi fantasmi. Che cosa succede quando sei un’artista mid-career e inizi a guardarti indietro? Che effetto fa vedere il percorso che hai fatto? Se per farlo avessi bisogno di riavvolgere il nastro dell’esistenza? È possibile guardare il mondo con questa lente d’ingrandimento? Questo libro è un tentativo di condividere un percorso fatto, è stato come organizzare una grande festa. Gli invitati ci sono tutti, non manca nessuno, il cibo è ottimo e s’inizia a mangiare.
Così, la serata passa in fretta, tra un ricordo, un lavoro e le mie riflessioni “filosofiche” sul mondo.
Poco alla volta ho realizzato che non aveva senso raccontare la storia della mia vocazione di artista senza provare a dire come l’avessi messa in pratica; che non avrebbe avuto neanche senso fare un’esegesi del mio lavoro perché non posso certo essere io la critica di me stessa.
Noi artisti siamo assillati in qualche modo da diverse domande: perché continuo a produrre? Funziona il mio lavoro? Chi dovrebbe ascoltarmi? Dall’altra parte, c’è chi, invece, potrebbe chiedere: come vive un’artista? Di cosa?
Non credo che in questo testo ci sia un gusto per il pettegolezzo o l’aneddoto, semplicemente Parole Passeggere diventa la semantica della mia esistenza.
Narro della mia infanzia e dei miei anni giovanili, rispetto all’età adulta ho meno distacco ma ho cercato di essere il più onesta possibile e mettermi al servizio della mia ricerca artistica. Il mio lavoro è più grande di me.
La struttura del libro Parole Passeggere
Ho deciso di dividere il libro in sei capitoli che quasi in ordine cronologico – ci sono degli sbalzi spazio-temporali – seguono l’evolversi della mia ricerca. Tra un capitolo e l’altro ho inserito degli “intermezzi poetici”, dei testi che negli anni ho scritto e che sono strettamente legati alla mia produzione più performativa. La loro ragione d’essere è quella di parole in libertà, costituiscono l’ossatura dei mei pensieri che diventano, poi, agiti. Inoltre, quest’elenco di parole è stato per diverso tempo – all’interno della mia pratica relazionale – il canale di comunicazione con l’altro. Ovvero, le regole fisse su cui ho impostato lo spazio del dialogo: prima di chiedere le parole ero io che consegnavo le mie. Legata alla sedia, come quando da studentessa preparavo gli esami all’università, dopo svariate notti insonni, inaugurazioni, cene e compleanni saltati, è emerso questo piccolo “manuale di sopravvivenza”. Ho lavorato con criterio cercando di far uscire la mia metodologia, il mio modo di fare ricerca e di guardare il mondo attraverso il processo di creazione artistica. Percorro, poi, i diversi luoghi della mia vita dall’infanzia a oggi, tracciando una mappa geo-poetica.
Elena Bellantoni
Elena Bellantoni
Parole Passeggere
Collana Fuoriuscita, a cura di Christian Caliandro
Ed. Castelvecchi
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati