Immagini dal futuro. Intervista all’artista Sarah Sze
Alle OGR di Torino, la grande installazione di Sarah Sze immerge gli spettatori in un continuo flusso di immagini, riflettendo sulla loro proliferazione nel mondo contemporaneo. Le abbiamo chiesto di raccontarci
Presentata per la prima volta nel 2023 nella sala d’attesa della stazione di Peckam Rye a Londra, l’opera Metronome dell’artista americana Sarah Sze (Boston, 1969) è esposta negli spazi del Binario 1 alle OGR di Torino, per la cura di Samuele Piazza. Un’installazione che interpreta la rivoluzione tecnologica legata alla proliferazione delle immagini, prodotte, consumate e veicolate da un pubblico planetario, composto da miliardi di persone. Un tema che l’artista ha saputo raccontare con un linguaggio visivo di notevole suggestione, che la scrittrice Zadie Smith ha paragonato al “trovarsi di fronte ad un iPhone aperto”. Un’opera futuribile e immersiva, che Sarah ha deciso di raccontare ad Artribune.
Come ha affrontato le dimensioni monumentali delle OGR?
Ho costruito l’opera nel mio studio a New York, e poi l’abbiamo riassemblata qui. È un lavoro sull’atto del vedere, che è sempre un processo di mettere insieme cose diverse. La struttura semicircolare concava è composta da barrette metalliche che sorreggono fogli di carta, intesi come piccoli schermi sui quali vengono proiettate immagini a ciclo continuo.
Quali sono i punti di riferimento della tua ricerca?
Mi piacerebbe parlare del mio lavoro con Carlo Rovelli. Di lui ammiro non solo il talento come fisico ma anche la sua capacità di spiegare tematiche molto complesse con un linguaggio chiaro ed accessibile a tutti. È stato capace di trasformare la fisica in un argomento che le persone vogliono conoscere senza essere degli scienziati di professione. In questo momento storico abbiamo bisogno di persone come lui.
Nuovi storytellers?
Proprio così. In un tempo che cambia istantaneamente, dove oggi puoi essere in Italia e domani fare la tua prima colazione a New York, abbiamo necessità di chiavi di accesso per comprendere qual è il nostro posto nel mondo globale. L’umanità è in possesso di strumenti molto potenti e deve imparare ad utilizzarli nella maniera giusta, imparando dagli errori del passato.
Qual è il tuo rapporto con la tecnologia?
Ci sono tecnologie nell’ambito della medicina che permettono di riprodurre una persona in maniera identica, e dobbiamo capire come utilizzarle… Artisti del passato come Leonardo da Vinci non avevano strumenti di questo genere! Personalmente sono interessata al funzionamento della tecnologia, senza giudicarla a priori: esiste e va utilizzata nella maniera migliore.
Da dove provengono le immagini proiettate in un’opera come Metronome ?
Ho voluto creare una narrazione che si impadronisse dell’intero spazio circostante, in asse con la lunghezza della sala: una sorta di omaggio alla prospettiva rinascimentale italiana.
Una sorta di lanterna magica…
Esattamente. Oggi siamo tutti immersi in una specie di lanterna magica continua, che unisce le immagini che vediamo sul cellulare con quelle che abbiamo già nella nostra testa e quelle che ci circondano. Mi ricordo che negli anni Novanta non si potevano fare fotografie alle opere d’arte nei musei, ma io volevo farlo perché desideravo che ognuno potesse crearsi la propria memoria dell’arte. Per questo realizzo installazioni come Metronome , che offrono la possibilità al pubblico di immergersi in un flusso di immagini che fa parte non solo del presente ma anche del futuro.
Ludovico Pratesi
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