L’esordio del Laboratorio per la ricostruzione dell’Ucraina in Triennale. L’Italia per la Cattedrale di Odessa
A Milano si è svolto il primo incontro di diplomazia culturale che unisce forze politiche, progettuali e creative italiane con l’idea di sostenere la ricostruzione del patrimonio culturale ucraino danneggiato dalla guerra. Ecco com’è andata
Lo scorso luglio, un raid missilistico russo sulla città di Odessa colpiva la Cattedrale della Trasfigurazione, simbolo di una città cosmopolita a libera, più volte ferita e sempre ricostruita (l’ultima riedificazione dell’edificio risale al 2010, frutto del lungo processo di ricostruzione avviato dopo il 1936, quando il complesso fu raso al suolo da Stalin). L’Italia, con le sue istituzioni politiche e culturali, ha da subito mostrato vicinanza e impegno nel mettere le proprie competenze, creative e tecniche, a disposizione della municipalità di Odessa – e più in generale dell’Ucraina – per sanare i danni inflitti al patrimonio culturale. È nata così la cordata guidata da Triennale Milano e MAXXI di Roma, con il sostegno del Ministero degli Affari Esteri e del MiC, che si è costituita nel Laboratorio per la ricostruzione dell’Ucraina.
Il Laboratorio per la ricostruzione dell’Ucraina
Un’iniziativa che ancor prima di potersi effettivamente concretizzare sul campo – aspettando la fine del conflitto – coglie il valore delle idee, e l’importanza di iniziare a lavorare sulla rinascita del Paese pur in una fase ancora incerta della guerra (basti pensare all’ennesimo attacco russo di droni e missili indirizzati sulla città, che, il 6 novembre 2023 ha colpito anche il Museo di Belle Arti di Odessa, provocando cinque feriti e rischiando di compromettere le opere conservate al suo interno). “Ci è stato chiesto come fosse possibile con la guerra ancora in corso parlare di ricostruzione delle città e dei monumenti pubblici”, esordisce il presidente di Triennale Stefano Boeri nell’introdurre la prima giornata di lavori del “lab”, che lo scorso 31 ottobre ha riunito proprio a Milano rappresentanze di Italia e Ucraina, ministri, sindaci, funzionari Unesco e banche globali, architetti, designer e pensatori che insieme vogliono alimentare i valori della democrazia. E allora ecco che la necessità di ricostruire si trasforma in opportunità per immaginare – e disegnare – una prospettiva di crescita che intercetta i bisogni delle comunità, grazie alla forza simbolica dell’architettura, che guida e sostiene le operazioni sul campo: “Le democrazie libere del mondo devono progettare la ricostruzione di una città non solo per sostenere le ragioni di un Paese ingiustamente colpito, ma anche per immaginare un futuro nuovo” prosegue Boeri “La ricostruzione è insieme sociale e spaziale, l’Ucraina che rinascerà dopo la guerra sarà ancora più accogliente, aperta, cosmopolita, ricca in istituzioni e architettura”.
Dunque a Milano, in attesa dei prossimi incontri programmati al MAXXI di Roma e in Ucraina, l’Italia si schiera per “progettare insieme il futuro delle nostre città in un’Europa libera e aperta al mondo, partendo da Odessa, che è una città luminosa e cosmopolita, portando le migliori competenze nel restauro e nella ricostruzione” (il ricordo, in sede di Triennale, corre alla creazione del quartiere QT8 di Milano, nato durante l’esposizione del 1947 come progetto di rigenerazione urbana dopo la guerra).
A questa politica di diplomazia culturale danno sostegno i ministri Antonio Tajani e Gennaro Sangiuliano, mentre dall’Ucraina è il Ministro degli Esteri Kuleba ad accogliere l’aiuto dell’Italia, “che ha dato il Rinascimento al mondo, e i valori dell’Umanesimo. Oggi è leader nella ricostruzione del patrimonio culturale, avvieremo collaborazioni sempre più strette con i nostri studi di architettura, le associazioni di creativi, per creare un’Ucraina più moderna, innovativa”.
L’Italia, Odessa e la ricostruzione della Cattedrale della Trasfigurazione
Nel ribadire, a più riprese, il legame che ci unisce a Odessa, dove molti architetti italiani del passato hanno lasciato la propria firma, si prefigura così l’intervento di restauro e ripristino della Cattedrale della Trasfigurazione, seriamente danneggiata e attualmente in fase di monitoraggio. Sul campo, nelle scorse settimane, una squadra dell’Unesco ha provveduto a eseguire i rilievi necessari per ricavare una scansione 3D dello stato dell’edificio, che sarà utile, nei prossimi mesi, per iniziare a sviluppare il progetto di ricostruzione. Nel frattempo, a Odessa, si utilizzano i fondi ancora disponibili – in attesa di finanziamenti più massicci – per mettere in sicurezza la struttura e garantire una copertura che possa preservarla dalle piogge invernali. E in città è già operativo un distaccamento di restauro avviato con il patrocinio dell’Università di Genova. Anche Venezia, gemellata con Odessa, offre il suo aiuto, attraverso l’impegno formale del sindaco Brugnaro.
“La ricostruzione” sottolinea il sindaco di Firenze Dario Nardella, qui in rappresentanza di tutti i sindaci italiani “dovrà seguire criteri di trasparenza, collaborazione dal basso, sostenibilità, inclusione sociale e attenzione alle nuove generazioni. Quindi sarà il primo test per l’inclusione dell’Ucraina nell’UE. Dev’essere un grande fatto politico, sociale e culturale, come la rinascita dell’Europa, dopo la Seconda guerra mondiale, fu grande opportunità di ricostruzione”.
L’ultima stima dei danni al patrimonio culturale, nel Paese invaso dalla Russia, ammonta a 2.6 miliardi di euro (fonte Unesco). Per risanarlo saranno però necessari 6.9 miliardi di euro. In Ucraina si lavora a raccogliere idee, come dimostra la piattaforma online Dream, che riunisce già più di 10mila progetti di ricostruzione. Il processo di ripristino della normalità si protrarrà per anni, ma l’Italia – già impegnata in operazioni simili in passato, dall’Afghanistan all’Iraq – vuole fare la sua parte. E a partire dalla cattedrale di Odessa potrà elaborare un modello e un metodo di progettazione da estendere agli altri siti di interesse colpiti in città, e a tutta l’Ucraina.
Livia Montagnoli
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