Apre a Valencia il Centro de Arte Hortensia Herrero. Arte contemporanea in un palazzo storico
Arte internazionale nel restaurato Palacio Valeriola. Il sogno della collezionista Hortensia Herrero è realtà dopo cinque anni di cantiere e 40 milioni di euro di investimento, tra opere site-specific e i resti di un circo romano
Un investimento da 40 milioni di euro e cinque anni di cantiere di ristrutturazione per trasformare Palacio Valeriola nel Centro de Arte Hortensia Herrero. Succede nel cuore di Valencia, dove lo scorso 11 novembre ha inaugurato il nuovo, ambizioso spazio espositivo dedicato all’arte contemporanea, che presenta al pubblico la collezione privata di Hortensia Herrero. Un evento atteso, nella città designata per essere Capitale verde europea 2024, terza città di Spagna per numero di abitanti e per indotto economico, forte di un patrimonio storico importante, ma non per questo seduta sugli allori. Alla Ciudad de las Artes y las Ciencias, progettata da Santiago Calatrava e completata dal centro culturale CaixaForum, come pure all’IVAM, al Bombas Gens e al Centro del Carme, fa capo lo spirito avveniristico di Valencia (che nel complesso concentra una trentina tra musei e centri culturali pubblici e privati); ma la riqualificazione del barocco Palacio Valeriola a opera della collezionista e mecenate valenciana – vicepresidente di Mercadona – dota l’offerta culturale di un nuovo polo nevralgico aperto all’arte internazionale, pensato anche per ospitare un ricco programma di mostre temporanee.
Il Centro de Arte Hortensia Herrero, tra storia e contemporaneo
Quanto è esposto della collezione permanente, d’altro canto, supera le cento referenze, riunendo il lavoro di oltre cinquanta artisti tra i più riconosciuti del panorama artistico contemporaneo – da Andreas Gursky ad Anselm Kiefer, Georg Baselitz e Anish Kapoor, Joan Mirò, David Hockney, Antoni Tàpies, Eduardo Chillida e molti altri – comprese sei opere site-specific create espressamente per il nuovo Centro da Jaume Plensa, Tomás Saraceno, Sean Scully, Cristina Iglesias, Olafur Eliasson e Mat Collishaw. Il progetto architettonico è firmato da ERRE Arquitectura e ha preservato alcuni elementi antichi che coesistono tra le mura del palazzo, a testimoniare le diverse trasformazioni di Valencia sotto diverse dominazioni (i resti di un circo di epoca romana del II secolo d.C., una fontana in stile islamico, parte di una strada dell’antico ghetto). Il percorso espositivo si articola invece su quattro piani e conta diciassette sale, due dedicate all’arte emergente valenciana, con le opere acquistate dalla collezionista negli ultimi anni per sostenere le gallerie e l’ecosistema artistico della città.
Un nuovo polo culturale nel centro di Valencia
Ma è stata l’opportunità di coniugare la condivisione con un pubblico eterogeneo della propria collezione d’arte con la restituzione di un edificio storico (in stato di abbandono) a cittadini e turisti, a motivare Hortensia Herrero, affiancata dal curatore della collezione Javier Molins (ora direttore artistico del CAHH), a impegnarsi nel progetto di recupero di Palacio Valeriola. Tra le opere site specific che accolgono i visitatori, Jaume Plensa ha disseminato l’atrio che collega il palazzo al suo giardino con lettere e simboli degli alfabeti di tutto il mondo; mentre fluttuano nell’aria le nuvole poligonali e iridescenti di Tomas Saraceno. Si spazia poi dal tunnel creato da Olafur Eliasson alla video installazione di Mat Collishaw, ispirata alle “fallas” (le feste tradizionali carnascialesche) di Valencia.
Il palazzo e la collezione sono visitabili al costo di 10 euro (9, se si acquista il biglietto online; la domenica l’accesso è gratuito, fino alla fine del 2023.
Livia Montagnoli
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