Nel 2024 torna la Biennale di Sydney. Intervista ai curatori 

La città australiana si appresta ad ospitare una Biennale ottimista, che affronta le crisi causate dal capitalismo e dal colonialismo per immaginare futuri differenti e multiculturali

La 24a Biennale di Sydney aprirà al pubblico il 9 marzo 2024, e nei tre mesi d’apertura un ricco cartellone di mostre ed eventi animerà la città. I curatori Cosmin Costinaș e Inti Guerrero raccontano in anteprima il tema e gli aspetti dell’edizione 2024, mentre la CEO Barbara Moore spiega il rapporto con la città di Sydney. 

Quale sarà il tema di questa nuova edizione della Biennale? 
Cosmin Costinaș e Inti Guerrero: Ten Thousand Suns indaga la celebrazione sia come metodo sia come fonte di gioia e armonia, ispirandosi all’eredità della resistenza collettiva e all’idea di solidarietà per affrontare ingiustizie e diseguaglianze. La molteplicità di soli (evocata dal titolo) trasmette immagini ambigue; quella di un mondo rovente, sia in diverse visioni cosmologiche sia in questo momento di emergenza climatica. Ma trasmette anche la gioia dell’affermazione della molteplicità culturale, della messa in primo piano della conoscenza del cosmo delle Prime Nazioni e delle grandi feste popolari come forme di resistenza in contesti che hanno superato l’oppressione coloniale. La Biennale indaga questi diversi livelli, riconoscendo le profonde crisi derivate dallo sfruttamento coloniale e capitalista, senza cedere a una visione apocalittica del futuro. Questa politica pessimista può essere vista come un tentativo da parte di quelle stesse forze di rendere impossibile il superamento delle molteplici crisi che esse stesse hanno prodotto. La Biennale di Sydney propone invece lo splendore di diecimila soli, per un futuro collettivo da vivere in piena gioia. 

Come avete selezionato gli artisti? Sulla base di quali elementi della loro pratica creativa? 
C.C. e I.G.: Innanzitutto mantenendo sempre un punto di vista in grado di evidenziare pratiche dai linguaggi multipli, premiando la varietà di riferimenti culturali, epistemologie e cosmologie, consci che tutte queste pratiche propongono punti di accesso allo svelamento e alla comprensione dell’epoca storica che stiamo vivendo, lavorando in alcuni casi all’interno di reti artistiche e culturali ben definite. A questo proposito cito un artista come Alberto Pitta, che viene dalla tradizione dell’incisione a stampa: nelle sue opere rappresenta il famoso carnevale di Bahia, in Brasile, le cui forme vibranti incarnano l’ascendenza e la resistenza afro-atlantiche. La Biennale di Sidney, infatti, guarderà anche a tutte quelle pratiche artistiche considerate “artigianali” sia dalla vulgata della mentalità coloniale, sia, in molti casi, da una certa storiografia dell’arte. 

Quali sono gli appuntamenti principali del programma? Ci sarà anche un calendario di eventi a latere? 
C.C. e I.G.: Oltre alle mostre avremo un dinamico programma pubblico, che inizierà con il concerto di apertura Lights On alla White Bay Power Station, l’8 marzo 2024. La serata vedrà anche artisti itineranti attraversare le sale di White Bay, così come una pista da ballo decorata con una delle opere d’arte esposte alla Biennale. Ci sarà anche una line-up di DJ locali e nazionali, curata dalla Biennale in collaborazione con il team El Gran Mono. Durante il fine settimana dell’apertura si terranno performance (come quelle di Eric-Paul Riege e Cristina Flores Pescorán) e artist talk, tra cui Spotlight Artist Talks in cui gli artisti si presenteranno insieme alle loro opere. Durante i tre mesi della Biennale ci saranno tour giornalieri gratuiti per tutti, oltre a laboratori dedicati agli studenti, tre giornate per famiglie a cura di organizzazioni e professionisti delle arti con disabilità e regolari serate di musica contemporanea il mercoledì sera, a cura di Phoenix Central Park. 

Cosmin Costinaș e Inti Guerrer. Courtesy  Biennale of Sydney. Photo Joshua Morris
Cosmin Costinaș e Inti Guerrer. Courtesy Biennale of Sydney. Photo Joshua Morris

Cosa potete dirci della presenza degli artisti aborigeni alla Biennale? 
C.C. e I.G.: La celebrazione della cultura delle Prime Nazioni è un filo conduttore tematico importante all’interno di Ten Thousand Suns: saranno presenti molti artisti aborigeni che condividono le loro storie e prospettive attraverso il loro lavoro. Abbiamo anche collaborato con la Fondation Cartier pour l’art contemporain per commissionare a 14 artisti aborigeni della diaspora la creazione di nuove opere per questa Biennale. Un esempio è Darrell Sibosado, la cui pratica esplora il potenziale innovativo dei disegni dei riji (conchiglie di perla) in un contesto contemporaneo. Tramandati da generazioni, i disegni rappresentano le scaglie di Aalingoon (il Serpente Arcobaleno), mentre riposa sulla superficie dell’oceano; nelle sue scaglie sono racchiuse conoscenze e credenze tradizionali. Darrel sta lavorando su una nuova opera al neon incentrata sulle tradizioni antiche, ma ancora profondamente radicate, della sua comunità. Un’altra artista interessante è Pauletta Kerinauia, il cui lavoro è influenzato dalla storia di suo nonno che, durante la Seconda Guerra Mondiale, fu il primo australiano a prendere prigioniero di guerra un pilota giapponese. La sua pratica esplora l’impatto che le missioni aeree giapponesi nel Top End australiano hanno avuto sulla comunità Tiwi, in particolare il bombardamento sulla città di Darwin, la cui tragica memoria è tramandata anche da una danza tipica (Tiwi yoyi). Kerinauia riflette sulle narrazioni del popolo Tiwi, conservate nel canto, nella danza e nella pittura kapi parlingarri kapi ningani (dal tempo della creazione ad oggi). Esporremo anche i dipinti modernisti dell’artista maori Pauline Yearbury (1926-1977) e dell’artista zapoteco Francisco Toledo (1940-2019), entrambi legate alle storie e mitologie della creazione. 

Come dialoga la Biennale con la città di Sydney? 
Barbara Moore: La Biennale collabora con la città per offrire un festival gratuito di arte contemporanea, idee ed esperienze che rivitalizzino le zone periferiche del paesaggio urbano. La Biennale funge da piattaforma per il pubblico per interagire con l’arte contemporanea su scala globale. In termini di visitatori più giovani, la Biennale cerca attivamente di coinvolgere e ispirare questa fascia di pubblico attraverso programmi didattici specifici, installazioni interattive e iniziative di sensibilizzazione. Il rapporto tra Sydney e la Biennale è quindi caratterizzato da uno scambio simbiotico che arricchisce il panorama culturale della città. Coinvolgendo il pubblico più giovane e collaborando con le scuole, la Biennale contribuisce all’identità di Sydney come centro culturale globale, promuovendo un apprezzamento profondo e duraturo per l’arte contemporanea. 
 
Niccolò Lucarelli 

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Niccolò Lucarelli

Niccolò Lucarelli

Laureato in Studi Internazionali, è curatore, critico d’arte, di teatro e di jazz, e saggista di storia militare. Scrive su varie riviste di settore, cercando di fissare sulla pagina quella bellezza che, a ben guardare, ancora esiste nel mondo.

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