La più grande mostra mai dedicata a Christian Bolt è a Lucerna
Da Giacometti a Michelangelo fino a Rodin la scultura dell’artista svizzero attinge alla grande storia dell’arte per raccontare la bellezza umana
Nell’opera dell’artista svizzero Christian Bolt (Uster, 1972) possiamo vedere riflesse tutte le aspirazioni e le inquietudini di chi ambisca a praticare la scultura come lingua viva e corrente, e nella sua accezione più alta e collaudata: immettendosi nel solco di quella tradizione che parte da Michelangelo e passa attraverso Rodin, questa pratica si porta dietro anche tutti i rovelli, i dubbi e gli interrogativi di una ricerca che non accetta di ritenere anacronistico il perseguimento di un ideale di bellezza, pur nella consapevolezza della sua ineluttabile precarietà e fugacità.
Tutte queste indicazioni e suggestioni le troviamo espresse in On Human Beauty, la mostra più ampia mai realizzata da Bolt, che si snoda attraverso i 450 mq della Impulse Gallery, nel cuore di Lucerna, e che comprende diversi nuclei delle sue più recenti realizzazioni: sculture in marmo e in legno, bassorilievi, disegni e dipinti. Fondata da Claudia Limacher e Tim Zhuang, ai quali si affianca come direttore e curatore Alfredo Gonzalez Parra, la galleria ci accoglie con i suoi interni di austera sontuosità, inondati da una luce soffusa, filtrata da un soffitto altissimo, tassellato di lastre traslucide.
L’arte di Christian Bolt a Lucerna
Che cos’è la bellezza per Bolt? E che cosa vuol dire quando afferma che essa è “un dialogo tra figurazione e astrazione”? Niente meglio dei suoi bassorilievi ci può dare questa risposta. Forse sarebbe più appropriato definirli come disegni che si espandono e si materializzano debordando oltre la superficie del supporto, sul quale viene stesa una mistura di polvere di marmo e leganti che l’artista manipola, digita, palpa, accarezza, modella, disfa, reimpasta. Appare così un corteggio di membra e un agitarsi di panneggi, figure femminili appena presagite, o colte sul momento del loro svanire, tutto un pulsare e un respirare di forme sempre sul punto di incarnarsi in una figurazione e sempre sul punto di ricadere nell’indistinto e nell’astratto. È un processo ininterrotto di trasformazione, uno scambio di energie tra la resistenza del materiale e le mani dell’artista, nell’esercizio di un’empatica tattilità. Perché, secondo Bolt, “la scultura è toccare la materia… Il marmo si tocca in maniera diversa dal legno o dalla creta.” Ed ecco allora, in una sala separata, gli ispidi, emaciati e scarnificati busti scolpiti nel legno, come se fosse la peculiarità di questo materiale a invocare un trattamento di sfregi, spacchi e sgorbiature, in quanto sostanza atta a scheggiarsi e sfibrarsi, ad incarnarsi in immagini taglienti, ancestrali, dotate di una cruda vitalità primitivistica, dalle asperità giacomettiane.
Da Michelangelo Buonarroti a Christian Bolt
Il marmo, al contrario, sembra esigere, allo sguardo ma soprattutto al tatto dell’artista, un trattamento diverso, un tocco diverso: vediamo così erigersi, nella sala principale, grandi figure umane dal classico nitore, la cui levigatura è però intaccata da una sorta di cupio dissolvi, per cui i volti o altre parti del corpo di queste statue sembrano talvolta decomporsi e sfigurarsi: ciò che può apparire una riproposizione del “non finito” michelangiolesco diventa in Bolt una vera e propria esaperazione della finitura, una premonizione di disfacimento che si interfaccia con il culmine della vitalità formale e fa da contraltare all’aspirazione alla bellezza, come se la raggiunta compiutezza plastica recasse in sé il germe di un principio di dissoluzione per cui tutto viene rimesso in circolo, in quell’eterno ritorno del farsi e disfarsi delle forme nella corrente del divenire.
Alberto Mugnaini
Lucerna//fino al 23 dicembre 2023
Christian Bolt
On Human Beauty
Impulse Gallery
Haldenstrasse 19
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