L’arte contemporanea nelle città d’Italia. Il caso Cremona
Quante gallerie si contano a Cremona? Quanto guadagnano in totale? A queste e ad altre domande si tenta di rispondere in questa analisi della città prima tappa di una survey di Artribune sul tema che attraverserà lo Stivale
Quando si cerca di comprendere quale sia lo stato di salute dell’arte contemporanea nel nostro Paese, si fa di solito riferimento ad una serie di informazioni, notizie, pareri, che dipendono molto da opinioni personali. Chi ritiene, ad esempio, che l’arte contemporanea sia sufficientemente presente, andrà ad analizzare le numerose fiere, le esposizioni in gallerie o le mostre temporanee, e troverà sempre sufficienti argomentazioni che confermino tale opinione. Chi ritiene che invece non sia così, guarderà quelle stesse fonti, ma vi attribuirà una valutazione del tutto differente. Per superare questo tipo di approccio, nella maggior parte dei casi si tenta il confronto con l’estero, ma anche tale confronto è suscettibile di non poche autonomie decisionali. Ora, sebbene sia impossibile, nei fatti, scattare una fotografia che rispecchi una visione reale e concreta su questo fenomeno, è però possibile definire una serie di “premesse condivise”, che permettano di inquadrare le osservazioni all’interno di una determinata serie di “paletti” espliciti.
L’arte contemporanea nelle città italiane
Quanto appena proposto è l’oggetto di questa riflessione, che parte dalla provincia di Cremona, di cui si cerca di osservare la vitalità dell’arte contemporanea. Si procederà come segue: si analizzeranno i volumi di fatturato delle gallerie d’arte presenti nella città e nella provincia di Cremona; si cercheranno informazioni online su altri spazi espositivi dedicati al contemporaneo; si analizzeranno gli interessi dell’area metropolitana espressi online. Si tratta di una fotografia esatta del fenomeno? Tutt’altro. I “vizi di forma” sono molteplici: in primo luogo ci sono elementi di “opacità” che caratterizzano strutturalmente il mercato dell’arte. Poi, non è detto che il principale canale di vendita per l’arte contemporanea siano le gallerie d’arte; e infine non è detto che una galleria d’arte, ancorché presenti una specializzazione sul contemporaneo, debba la totalità del proprio fatturato alle opere d’arte contemporanea.
I limiti e gli scopi dell’analisi
Ci sono poi ulteriori vizi di cui bisogna tener conto: i bilanci consultabili sono quelli delle società, che pur restando nell’alveo delle regole, talvolta rispondono a logiche anche di natura contabile, che potrebbero rendere meno diretto il risultato. Ancora: moltissime società che hanno anche una galleria d’arte, non presentano un Codice ATECO specifico, bensì hanno indicato come attività caratteristica la gestione di eventi, o di comunicazione aziendale; e poi, tra le varie attività, hanno anche la gestione di una galleria d’arte. In quei casi, ad esempio, non è possibile sviluppare una visione puntuale dei ricavi. Altri limiti evidenti sono quelli che riguardano l’analisi online: la prima presunzione è che tutte le gallerie in qualche modo siano presenti sul web. È un’ipotesi credibile, oggi, certo, ma non è “scientifica”. La seconda è che chi sia interessato all’arte contemporanea faccia anche ricerche legate all’arte contemporanea. Non è possibile coprire tutte le potenziali “query” associate ad un determinato interesse. Dati questi limiti, perché procedere con questo tipo di riflessione? Sono molti i motivi. Il primo è che la maggior parte delle indagini sul tema si concentrano a livello nazionale, rendendo difficile comprendere quanto il fenomeno sia territorialmente concentrato, e lasciando poche informazioni sulle città di medio-piccole dimensioni. Il secondo è che, pur con tutti i limiti del caso, analizzare i risultati con metodo può fornire dati utili a livello conoscitivo. D’altra parte, i limiti del caso sono presenti anche nei paper accademici e nei report; diversamente da essi, un approfondimento “aperto” permette di avviare un’indagine che non è “chiusa” su sé stessa. Infine, c’è la cooperazione: i nuovi spunti e le riflessioni che potrebbero nascere da questi dati, elaborabili in modi diversi. Il punto è questo: date le troppe incertezze del mercato dell’arte contemporanea, può essere utile avviare un processo di “confronto”, che nel tempo possa contribuire a raccogliere più informazioni di quanto una singola redazione possa fare.
L’arte contemporanea nella Provincia di Cremona
Dopo queste doverose premesse, ecco cosa si può dire sull’arte contemporanea nella Provincia di Cremona. Inquadrando il numero di imprese registrate per l’attività di “Commercio al dettaglio di oggetti d’arte” (incluse le gallerie d’arte), emergono sono due soggetti su un totale nazionale di 1.060. Un dato molto trascurabile, se paragonato al campione, anche a fronte del rapporto tra popolazione residente nella provincia e intera popolazione italiana. Stesse considerazioni per la dimensione reddituale, con una quota di produzione ascrivibile alla Provincia di Cremona di molto inferiore all’1%. Estendendo l’analisi attraverso gli strumenti di ricerca offerti da Google, la query Gallerie d’Arte Contemporanea in Provincia di Cremona restituisce un risultato più elevato: gli esercizi mostrati diventano nove, di cui uno chiuso temporaneamente, e tre chiusi definitivamente. Tra le restanti, si segnala la presenza di Cremona Art Fair, a cui si accompagna la Cremona Art Week, rivelatasi un successo nella sua prima edizione 2023. Ritornando a dati più ufficiali, gli indicatori di sviluppo per le politiche regionali prodotti dall’Istat identificano differenti dimensioni della produzione e della fruizione culturale. In questo senso si specifica che i dati si riferiscono alla cultura in senso ampio e non solo alla dimensione dell’arte contemporanea. Con riferimento all’indicatore denominato “Indice di Domanda Culturale”, la provincia di Cremona si posiziona al 48° posto sulle cento sette province, per le quali sono disponibili dati, a parimerito con Alessandria, Genova, Oristano. Per quel che riguarda Google, le ricerche legate alla query “Cremona” sono, dal 2004 ad oggi, quasi duplicate. La maggior parte è avvenuta in Lombardia, seguita da Emilia-Romagna, Trentino Alto Adige, Liguria e Veneto. Gli argomenti correlati a tali ricerche sono principalmente di natura istituzionale (Cremona – Comune Italiano), o geografico. Ce ne sono anche di legate a spazi cinematografici e ad esperienze sportive. TripAdvisor identifica per Cremona 120 luoghi, in ordine di preferenze dei viaggiatori. Nei primi dieci compaiono tutti elementi legati ad esperienze di natura culturale o in ogni caso collegati con il patrimonio storico, architettonico e religioso della città: il Torrazzo di Cremona – Museo Verticale, il Museo del Violino, la Cattedrale di Cremona, la Piazza del Comune, il Monastero di San Giuseppe in San Sigismondo, il Centro Storico, il Battistero di Cremona, l’Academia Cremonensis, il Museo Civico Ala Ponzone, e il Palazzo del Comune.
L’analisi dei dati su Cremona
I dati raccontano di una città fortemente legata al proprio patrimonio culturale, in cui le principali attrazioni sono prevalentemente a carattere storico, con una domanda più o meno in linea con molti altri centri urbani di piccole e medie dimensioni. Una città in cui, però, si inizia a respirare una certa attenzione al contemporaneo, principalmente da soggetti non nati “istituzionalmente” come gallerie d’arte e spazi espositivi. Questi elementi possono essere arbitrariamente interpretati come un progressivo e recente avvicinamento all’arte contemporanea da parte di soggetti che, sebbene nati con altri obiettivi economici, hanno intercettato un bisogno crescente di cultura di questo tipo. Nel caso in cui venisse confermato anche dai volumi di fatturato, potrebbe portare a dei margini di crescita significativi, sospinti anche da un reddito medio locale sostenuto. Molte ancora potrebbero essere le dimensioni di approfondimento, e può darsi che gli occhi si abituino a queste condizioni di luce precarie, iniziando a definire con maggiore nitidezza elementi prima inosservati. Intanto, benvenuti in questo insolito giro d’Italia.
Stefano Monti
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