Edgar Degas e i suoi amici. La mostra a Parma
Le affinità e le differenze tra Degas e la pittura francese di fine Ottocento vanno in mostra al Palazzo Dalla Rosa Prati di Parma. Circa duecento opere, tra cui dipinti di Manet, Renoir, Morisot, Boldini e Moreau
Il senso di immediatezza, la sensibilità per il movimento, la ricerca del gesto – per i corpi rappresentati, per il tratto di matita o di pennello – nascono dall’osservazione, dall’esercizio, dalla ricerca: la spontaneità è solo apparente. Meglio: frutto di indagine, di bisogno di realtà colta in azione. Così in Edgar Degas (Parigi, 1834 – 1917), anche nelle opere esposte nel Palazzo Dalla Rosa Prati a Parma, di fianco al Battistero antelamico. E i turisti in visita alla città, sempre più numerosi, entrano volentieri in quella residenza signorile, destinata in parte all’accoglienza alberghiera, attratti da quel nome noto, Degas, “il pittore delle ballerine”.
I rapporti tra Degas e gli altri pittori francesi
Il curatore della mostra Edgar Degas e i suoi amici, Vincenzo Sanfo, scrive nel catalogo di una “voracità disegnatrice”, riprendendo un’affermazione dello stesso artista, “il disegno non è la forma, è il modo di vedere la forma”, essenziale per mettere al centro lo sguardo, di chi crea ma anche di chi guarda, come fulcro, l’opera. O meglio, come in questo caso, le opere: per un percorso che permette di riconoscere, nelle diverse sale, le sue indagini sui gesti della quotidianità tra prostitute e, sì, certo, ballerine. Figure femminili intente a compiere azioni semplici, pratiche, come lavarsi, salutare, allacciarsi un tutù. L’avvio è biografico: diversi gli autoritratti, importante il tempo trascorso a Napoli, l’incontro con il nonno Hilaire De Gas, che Edgar vorrà ritrarre e di cui in mostra è esposta la fotografia. Alcune immagini ricordano la città com’era, e forse in qualche modo ancora è, con lenzuola stese sulla via. Tra le ospitalità dei “suoi amici”, dipinti di Delacroix, Courbet, Monet, Manet. Molte le relazioni con gli impressionisti, per le esposizioni parigine, i legami di conoscenza, d’intesa, forti in particolare quelle con Manet, spesso ritenuto da Edgar Degas tra le presenze più significative del gruppo. Ma interessanti sono in verità le differenze, ben visibili anche nella mostra ora a Parma: l’artista predilige gli spazi chiusi, gli interni, prende le distanze dall’estetica dei paesaggi, della variazione della luce esterna, dalla pittura en plein air. Degas ama piuttosto l’analisi, il disegno per catturare le realtà: sono le linee, gli schizzi preparatori, gli studi a regalare infine naturalezza, vivacità all’opera.
La mostra di Degas a Parma
La mostra Edgar Degas e i suoi amici svela perfettamente tutto questo, di sala in sala. Numerosi i disegni, gli schizzi per Ludovic Halévy. Circa duecento le opere esposte tra litografie, acqueforti, dipinti, fotografie, presenti anche alcune sculture di danzatrici e cavalli. Già: insieme alle ballerine, sono perfetti cavalli e fantini a rivelare il movimento, sempre con una particolare attenzione a quanto accade “dietro le quinte”, con il corpo femminile rivelato anche in pose sconnesse, disarmoniche. Così per i nudi, numerosi nelle sale espositive di Palazzo Dalla Rosa Prati: in particolare ci si è soffermati sulle illustrazioni di Degas per La Maison Tellier di Guy de Maupassant, di cui si ricorda con emozione il bel racconto ma anche la sua affascinante trasposizione cinematografica, episodio centrale del film Il piacere, regia di Max Ophüls.
Valeria Ottolenghi
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