Le mostre da vedere e le iniziative culturali a Napoli durante le Feste di Natale 2023
Dalla Napoli di inizio Ottocento al confronto dell’arte contemporanea con luoghi storici e tradizioni della città. Poi una storia poco nota su Picasso in Italia, un pioniere della performing art, un capolavoro del Rinascimento fiorentino. I nostri suggerimenti
Non è più solo un tour nel folclore dei presepi tradizionali a ispirare una visita a Napoli nel periodo natalizio. Alla storia della città, e alla ricchezza del suo patrimonio artistico, si aggiunge un’offerta culturale alimentata (e che a propria volta alimenta) dal momento di grande dinamismo vissuto dal capoluogo partenopeo, che presto vedrà rinascere anche il Real Albergo dei Poveri. Qui una guida alle mostre da visitare in città nel passaggio d’anno.
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Napoli al tempo di Napoleone – Gallerie d’Italia
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Domenico Morelli – Palazzo Reale
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Francesco Jodice – MANN
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Magnus Bärtås – Flip Project
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Ilaria Abbiento – Arsenale
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Ninì Sgambati e Paolo Puddu – Museo Madre
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L’Adorazione dei Magi di Botticelli – Complesso Monumentale di Donnaregina
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Ara Starck – Made in Cloister
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Mike Parr – Casa Morra
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Nicola Samorì – Museo del Tesoro di San Gennaro
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Pasion Picasso – Archivio di Stato
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Il Presepe di Chiara Dynys – Casa Madre
In collaborazione con il Museo Belvedere di Vienna, le Gallerie d’Italia espongono una serie di dipinti e sculture che illustrano la temperie artistica e culturale alimentata dalla corte di Gioacchino Murat e Carolina Bonaparte (la più giovane delle tre sorelle di Napoleone), sovrani di Napoli dal 1808 al 1815. Ai coniugi francesi si deve l’importazione del gusto parigino di inizio Ottocento in città, con l’arrivo di architetti e decoratori d’Oltralpe chiamati a lavorare nelle sfarzose residenze reali; ma anche l’introduzione di significative trasformazioni urbanistiche, economiche, sociali che fecero di Napoli una moderna capitale europea. Murat e Bonaparte furono anche convinti mecenati di pittori di figura, e diedero impulso al vedutismo. Tra gli artisti invitati a corte, si distinse il viennese Joseph Rebell, protagonista principale della mostra napoletana: il pittore, chiamato da Carolina su raccomandazione del vicerè di Milano, godeva di particolare stima e protezione a corte. A lui si devono grandi quadri con vedute della città e del Golfo, intrise della luce dorata del Mezzogiorno, che contribuirono ad alimentare la moda del Grand Tour.
A Palazzo Reale, Domenico Morelli (Napoli, 1823 – 1901) lavorò al grande olio su tela (L’Assunta) per il soffitto della Cappella dell’Assunta, commissionatogli nel 1864 da Annibale Sacco, allora vice intendente di Casa Savoia, e completata solo nel 1870. E fino al 13 febbraio 2024, a duecento anni dalla nascita del pittore napoletano, l’omaggio a Morelli si concretizza proprio nella Cappella di palazzo, con il progetto Incroci contemporanei e il lavoro di nove artisti figurativi – Emilia Maria Chiara Petri, Selene Salvi, Tonia Erbino, Fulvio de Marinis, Tommaso Ottieri, Loris Lombardo, Carlo Alberto Palumbo, Angelo Giordano e Ludovico della Rocca – che oggi si confrontano con la produzione dell’artista ottocentesco.
Ma Palazzo Reale custodisce anche uno dei più maestosi presepi napoletani, monumentale esemplare settecentesco ribattezzato Presepe del Re (oggi in collezione Intesa Sanpaolo): all’epoca parteciparono alla realizzazione de personaggi – oltre duecento figure – anche artisti ben noti, come Giuseppe Sanmartino.
La visita può concludersi con un tour del giardino pensile e al Museo Caruso, inaugurato nel Palazzo la scorsa estate. Fino al 9 gennaio, inoltre, sono esposti nella Galleria Genovese i 104 disegni su Pulcinella di Mimmo Paladino (Paduli, 1948).
Strumento di identità, appartenenza, ma anche potere ed educazione delle masse, il meccanismo di suggestione delle mitologie è lucidamente fotografato nella fondazione di una archeologia occidentale della cupidigia, nelle aree del globo interessate dalla recente corsa all’oro. La lucidità tipica delle ricognizioni antropologiche e di geografia umana di Francesco Jodice (Napoli, 1967), nella curatela multilivello di Matteo Balduzzi, si fa questa volta flash sui nostri meccanismi psichici di illusione, fascinazione e autocompiacimento. A questo è dovuta l’allure sottilmente più emotiva e immaginifica del solito in questi scatti: il cortocircuito tra razionalità dell’indagine e seduttività crea una insight di consapevolezza e riflessione nel fruitore. Che si scopre a sorpresa, e forse benefico tradimento, il vero oggetto, nelle proprie dinamiche psicologiche sedotte e manipolate, dell’obiettivo fotografico dell’artista – Diana Gianquitto
Partendo dalla suggestione del poeta e mistico W.B. Yeats di una grande memoria collettiva che unisce vivi e morti, Magnus Bärtås (Jönköping, 1962) fa sgorgare dalle antiche mura materiche di una cappella, sede attuale dell’artist-run space Flip di Federico Del Vecchio, fluttuanti ectoplasmi. Merletti, passamanerie, ricami ritagliati prodotti da artigiani ormai morti, in una regione oggi volano industriale. Ombre di lentezze e vite passate, che intrecciano gli arabeschi veri con quelli proiettati dalla luce. Evocanti però anche la composizione odierna in pixel dell’immagine, immediatezza del macchinario alienato dalla mano dell’uomo, diversa dalla paziente composizione di punti e attimi nel qui e ora meditativo artigianale. Negromanzia empatica di sussurrato mozzafiato visivo, trasformante la sede in luogo di forza energetico, oltre che di incontro artistico internazionale – Diana Gianquitto
Spazializzazione di emozione e significato che interpreta il significante ambientale in profondità non didascalica, usando il contesto concreto e simbolico come materia prima pregnante di un site specific inscindibile. Come ultima tappa di un progetto – “L’Arsenale” – di riqualificazione di un abbandonato memoriale ai caduti attraverso creatività sulla memoria immateriale. Partendo da vissuti emotivi personali, Ilaria Abbiento, nella curatela sensibile di Marco Izzolino, assolutizza dinamiche ed esiti in universalità: la memoria del padre sfonda nell’anelito amoroso piani astrali, splende e accende costellazioni e pianeti dalle pareti che hanno ospitato lapidi di caduti, confronta l’illusoria staticità dell’immagine e dell’assenza con la sua improvvisa epifania e perpetuo movimento interiore, assonando ricerche di videoarte e installative di Studio Azzurro, Olafur Eliasson, Bob Wilson, in lirica reinterpretazione. Al di là del vetro di stelle e dei freddi marmi, non c’è distanza che l’intimità di una vicinanza non possa colmare – Diana Gianquitto
Il secondo appuntamento del progetto Materia di Studios, fondato sul confronto intergenerazionale tra coppie di artisti, a cura di LET_Laboratorio di Esplorazioni Transdisciplinari, ha per protagonisti Ninì Sgambati (Marigliano, Napoli, 1945) e Paolo Puddu (Napoli, 1986), chiamati a interpretare la definizione di archivio. La dialettica tra i due si articola nella forma dello scontro e della lotta, a partire da posizioni divergenti, che hanno portato a formalizzare due “movimenti” contrapposti e complementari. Nelle tre sale del museo Madre sono presentati altrettanti lavori, nati dal progetto, in stretta connessione tra loro, come le tre parti di una frase.
Dalle Gallerie degli Uffizi al Complesso Monumentale di Donnaregina, L’Adorazione dei Magi (1475) di Botticelli sarà esposta fino al 30 gennaio 2024, grazie al prestito concesso dal museo fiorentino, che conserva la pala realizzata in origine per la chiesa di Santa Maria Novella. Il dipinto conserva traccia, tra gli altri, dei ritratti del committente Gaspare Lama, di Lorenzo il Magnifico e dello stesso Botticelli, che proprio nelle ultime settimane ha fatto parlare di sé nell’area partenopea, per il ritrovamento di una sua Madonna con Bambino a Gragnano.
Per gli spazi della Fondazione Made in Cloister, nel recuperato chiostro della Chiesa di Santa Caterina a Formiello, l’artista francese Ara Starck (figlia del designer Philippe; Parigi, 1978) ha realizzato una mostra site specific, frutto delle sue frequenti residenze a Napoli per approfondire la storia e le tradizioni della città. Il progetto – in collaborazione con Paolo Gambardella e artigiani locali del vetro e del legno – ha trasformato il chiostro in un palcoscenico onirico, attraverso un’installazione in vetro che rifrange la luce del giorno; intorno, nove dipinti disseminati nel chiostro conducono attraverso un viaggio teatrale.
A Casa Morra, Mike Parr (Sydney, 1945) ha donato il suo intero archivio. La retrospettivaThe Intimate Resistance: 1971-2023 – che prende in prestito il titolo dell’omonimo volume di Josep Maria Esquirol (2015) – restituisce al pubblico il senso di questa operazione, offrendo una visione a tutto tondo sul lavoro dell’artista australiano, iniziatore della performing art. Compreso il progetto concepito proprio per gli spazi di Casa Morra, Painting Towards a Holeand a Head (2023), parte del ciclo delle opere realizzate a occhi chiusi dall’artista. Il percorso espositivo offre dunque un articolato excursus tra le sperimentazioni artistiche di Parr: un corpus di oltre 80 opere in forma di video, foto, installazioni e materiali d’archivio.
Al Museo del Tesoro di San Gennaro, l’esposizione Luce e Sangue di Nicola Samorì (Forlì, 1977) si visita fino al 15 gennaio 2024. L’artista, invitato a studiare un progetto da presentare ai devoti in occasione del rito dello scioglimento del sangue di San Gennaro del 16 dicembre, ha scelto di esporre due quadri dipinti su supporto di rame nella sacrestia del Duomo di Napoli. Ispirati rispettivamente a Santa Maria Egiziaca di Ribera (1641) e a San Paolo eremita di Luca Giordano (1644), i quadri sono il risultato di un confronto diretto tra l’artista forlivese e il Barocco napoletano.
Alla mostra su Picasso e l’antico, dedicata la scorsa estate dal MANN all’artista spagnolo, in occasione delle celebrazioni per il cinquantenario della sua morte, fa seguito il progetto immersivo e documentario allestito all’Archivio di Stato di Napoli, visitabile fino al 14 gennaio 2024. Con il supporto tecnologico di Softec SpA, il pubblico è posto al cospetto delle opere che Picasso (Malaga, 1881 – Mougins, 1973) espose in Italia nel 1953, presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma e al Palazzo Reale di Milano. Due eventi che all’epoca suscitarono forti polemiche in ambito istituzionale e politico: i documenti dell’Archivio del senatore Eugenio Reale, conservati presso l’Archivio di Stato di Napoli ed esposti per l’occasione, aiutano a ricostruire la singolare vicenda.
Sono quindici le figure che animano la notte di Natale di Chiara Dynys (Mantova, 1958), nel Presepe protagonista della mostra presentata alla galleria Casamadre, negli spazi dello storico Palazzo Partanna. Personaggi in terracotta smaltata, deformi e dai colori audaci, che rimodulano l’immaginario di un simbolo di Napoli, con l’idea di mettere in scena il disagio dell’individuo nella società contemporanea, e le difficoltà delle minoranze.
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Napoli al tempo di Napoleone – Gallerie d’Italia
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Domenico Morelli – Palazzo Reale
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Francesco Jodice – MANN
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Magnus Bärtås – Flip Project
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Ilaria Abbiento – Arsenale
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Ninì Sgambati e Paolo Puddu – Museo Madre
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L’Adorazione dei Magi di Botticelli – Complesso Monumentale di Donnaregina
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Ara Starck – Made in Cloister
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Mike Parr – Casa Morra
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Nicola Samorì – Museo del Tesoro di San Gennaro
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Pasion Picasso – Archivio di Stato
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Il Presepe di Chiara Dynys – Casa Madre
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