A Milano il capolavoro del Beato Angelico che narra l’infanzia di Cristo
Protagonista dell’arte italiana del XV Secolo, Beato Angelico è l’autore dell’Armadio degli Argenti, complessa opera in più parti. Una di queste è in mostra al Museo Diocesano
Il progetto Capolavoro per Milano è giunto alla quindicesima edizione: quest’anno il Museo Diocesano Carlo Maria Martini ospita la parte dell’Armadio degli Argenti dedicata alle Storie dell’Infanzia di Cristo, proveniente dal Museo di San Marco a Firenze. Un’opera di grande bellezza e di stimolante complessità, realizzata dal Beato Angelico (Rupecanina, 1395 – Roma, 1455) nell’ultimo periodo della sua vita, tra il 1450 e il 1452. Lo spettatore vi è introdotto passando da un paio di ambienti, dove sono esposte le spiegazioni relative all’artista, alla sua ricerca e all’opera in oggetto. Uno schermo presenta le immagini delle opere ad alta definizione, con un fuoco sui dettagli che sarebbe difficile scorgere a occhio nudo.
L’opera del Beato Angelico al Museo Diocesano di Milano
Guido di Pietro è il nome di battesimo del meglio noto Beato Angelico (anche detto Fra’ Angelico o Giovanni da Fiesole). Tra i maggiori protagonisti dell’arte italiana del Quattrocento, fu particolarmente attivo in ambito fiorentino (i suoi affreschi nel convento di San Marco a Firenze sono ormai una meta di pellegrinaggio artistico, avendo affascinato a distanza di secoli anche artisti come Mark Rothko) e romano. A lui si deve la realizzazione dell’Armadio degli Argenti che, composto da trentasei scomparti, originariamente raccoglieva le offerte votive destinate all’immagine miracolosa della Madonna, collocata nella chiesa fiorentina della SS. Annunziata. L’opera, commissionata nel 1448 da Piero Cosimo de’ Medici, raffigura otto episodi della vita di Gesù, dall’Annunciazione alla Disputa con i dottori. Qui non ci troviamo semplicemente di fronte a una Biblia pauperum, ma a qualcosa che va oltre, che entra in una dimensione teologica e filosofica. Gli otto episodi dell’infanzia di Cristo sono preceduti da un cartiglio con una profezia di Ezechiele del Vecchio Testamento. Nel libro del profeta è narrata la visione del tetramorfo da cui derivano i simboli dei quattro evangelisti. Si tratta di uno schema a doppia ruota concentrica, con i quattro evangelisti e i quattro apostoli Giacomo, Paolo, Pietro e Giuda in quello interno, i dodici profeti in quello esterno, e le figure di Ezechiele e di San Gregorio Magno accovacciate negli angoli inferiori. È il senso spirituale della Scrittura realizzato nella vita di Gesù.
Dramma umano e spirituale nell’opera del Beato Angelico
Tra gli scomparti più affascinanti, quello con l’Annunciazione, in cui le ali variopinte dell’angelo sembrano riproporre la ruota del profeta. In essi, il dramma umano della Strage degli innocenti è posto a confronto con quello spirituale della Disputa tra i dottori, disorientati dalla profondità delle risposte del giovane Gesù. “Saranno svergognati i saggi, sconcentrati e presi come in un laccio. Non c’è alcuna sapienza in loro”. Il passaggio dall’Antico al Nuovo Testamento è decisamente doloroso. La mostra è curata da Angelo Tartuferi, direttore del Museo di San Marco di Firenze, Nadia Righi, direttrice del Museo Diocesano di Milano, Gerardo De Simone, storico dell’arte, ed è accompagnata da un catalogo di Dario Cimorelli Editore.
Angela Madesani
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