Il progetto di rinascita del Real Albergo dei Poveri di Napoli. Intervista all’architetto Paolo Desideri
Nel 2026 Napoli potrà tornare a godere di uno dei più grandi complessi architettonici d’Europa, progettata da Ferdinando Fuga e da tempo in declino. Il nuovo polo culturale sarà realizzato dallo studio d’architettura romano ABDR, dal museo su Pompei alla public library, alla foresteria per studenti
Poco meno di un anno fa – era l’inizio del 2023 – si delineava il futuro (prossimo) del Real Albergo dei Poveri di Napoli, imponente struttura settecentesca – tra le più grandi costruite in Europa in quel periodo – nata per volontà di Carlo III di Borbone e progettata da Ferdinando Fuga, affacciata su piazza Carlo III, al confine con l’Orto Botanico, il museo di Paleobotanica ed Etnobotanica, l’osservatorio astronomico, il parco e il Museo Nazionale di Capodimonte.
La riqualificazione del Real Albergo dei Poveri di Napoli
Grazie ai 100 milioni di euro stanziati dal PNRR per garantirne la rinascita, dopo due secoli di crolli, degrado e infelici utilizzi parziali della struttura – estesa su una superficie utile di oltre 100mila metri quadri – un’intesa tra MiC, istituzioni e privati portava a elaborare un piano di riqualificazione ambizioso, per fare del Real Albergo un polo culturale di prim’ordine di Napoli e d’Italia. Nell’edificio troveranno infatti spazio gli archivi e le sale di lettura della Biblioteca nazionale, gli uffici e gli spazi espositivi e congressuali del Comune di Napoli, attività commerciali e per la ristorazione, una sede distaccata del Museo Archeologico di Napoli, spazi polifunzionali per la collettività, aule e uffici amministrativi per l’Università Federico II, oltre a una foresteria con 180 posti letto per gli studenti. Già Ferdinando Fuga, nel progettare l’edificio, aveva impostato l’articolazione degli spazi all’insegna della complessità e della multifunzionalità, che sarà dunque la chiave di volta del “nuovo” Real Albergo.
Il progetto di ABDR per il Real Albergo dei Poveri
A curare il progetto di valorizzazione e rigenerazione urbana legato al restauro e alla rifunzionalizzazione della maestosa residenza sarà lo studio romano ABDR Architetti Associati (fondato nel 1982 da Maria Laura Arlotti, Michele Beccu, Paolo Desideri e Filippo Raimondo)già impegnato, in passato, su importanti committenze pubbliche, dalla ristrutturazione del Palazzo delle Esposizioni a Roma (2007) al Teatro dell’Opera di Firenze (2011) alla stazione ferroviaria Tiburtina di Roma (2011), al restauro del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria (2017) e del Teatro Margherita di Bari (2018). All’inizio del 2024 prenderanno avvio i lavori programmati dalla cabina di regia che si è riunita lo scorso 6 novembre, alla presenza del sindaco di Napoli Gaetano Manfredi e del Ministro della Cultura.
Dopo la fase di necessario restauro e consolidamento degli ambienti coinvolti, lo studio applicherà la formula del “box in the box” per valorizzare le diverse destinazioni d’uso del complesso (ma anche per esigenze ingegneristiche), progettando dei “contenitori di funzioni” che si collocano all’interno dell’edificio borbonico – adeguandosi ai vincoli della Soprintendenza, nel rispetto delle strutture originali – sviluppandosi con estensioni e assetti differenti.
Secondo questo schema, l’Università disporrà della superficie più ampia, articolandosi su 13mila metri quadri, nell’ala che prospetta su piazza Carlo III, per le aule, la Scuola superiore meridionale e la foresteria; a seguire il MANN, con 10mila metri quadri nel braccio confinante con l’orto botanico, e la Biblioteca, con 6mila metri quadri, nell’ala centrale. Sia il MANN che la biblioteca disporranno di servizi di ristorazione al pubblico: un ristorante con terrazza panoramica per il primo, una caffetteria, sempre con terrazza, oltre al bookshop e a un’area digitale per la seconda. A scalare gli altri spazi di servizio e accoglienza). Complessivamente si lavorerà su 62mila metri quadri di superficie (spazi in uso al Comune, sale conferenze e ambienti adibiti a usi temporanei compresi), di cui 24mila di spazi esterni, tra terrazze, corti e giardini. Non prima di aver provveduto a una profonda operazione di restauro, che prevede anche la ricostruzione del cantonale dell’ala adibita a ospitare il museo archeologico, con una soluzione contemporanea che riproduce la tessitura dei mattoni, quasi sospesa sulla muratura storica, a creare un suggestivo effetto di trasparenza.
Paolo Desideri sul progetto del Real Albergo dei Poveri. La sorpresa Pompei e la public library
“Il Real Albergo dei Poveri è il terzo edificio storico più grande d’Europa, un terzo più grande della Reggia di Caserta” spiega il professor Paolo Desideri, dimensionando la portata del progetto “Delle tre enormi corti di cui è costituito (nel progetto originale, incompiuto, Fuga ne aveva previste cinque), noi interverremo su due, tralasciando la corte orientale, abitata abusivamente dal Dopoguerra”. A permettere di pensare in grande, sin dalla prima fase di elaborazione del Piano di fattibilità, è stata la partecipazione istituzionale: “Il Comune di Napoli trasferirà lì gran parte delle sue attività culturali; l’Università si insedierà con il suo studentato master level, con 180 posti letto”. E sorprendente promette di essere anche la sede distaccata del MANN: “Uno spazio molto particolare, con allestimento multimediale incentrato su Pompei, a partire dall’evento eruttivo del 79 d.C. che ne ha cambiato la storia e ha influenzato per secoli l’immaginario artistico e letterario. Abbiamo spazio per approfondire molti aspetti di questa storia, dalla geologia alla letteratura artistica, alla documentazione degli scavi, alla riscoperta della quotidianità dell’antica Pompei. Credo sarà un’esperienza unica”.
Poi c’è la progettazione degli spazi della Biblioteca Nazionale “che si trasferisce totalmente dentro al Real Albergo, in una sede che stiamo disegnando ad hoc, anche con una parte di ricostruzione volumetrica che si tradurrà in una grande public library, di 70 metri di lunghezza, 18 di profondità, accompagnata lateralmente da una costola verde, che conduce in terrazza”. Alla Biblioteca si avrà accesso dalla corte centrale, mediante lo scalone progettato da Fuga, che avrebbe dovuto condurre alla cattedrale del complesso, mai realizzata: “Quest’ala si articolerà in una sequenza di risalite, fino a raggiungere la public library, con caffetteria annessa. Sarà un luogo molto piacevole dove trascorrere del tempo in compagnia dei libri”.
La sfida tecnologica al Real Albergo dei Poveri
Al di là dell’aspetto creativo, l’architetto Desideri non manca di sottolineare la sfida tecnologica: “Innanzitutto perché si tratta del primo restauro nella storia del Real Albergo, molto impegnativo a fronte di una struttura poderosa, possibile grazie alla presenza di Cobar, con cui abbiamo già collaborato a Reggio Calabria, e che si è occupato in passato della Reggia di Caserta, del Teatro San Carlo, del Teatro Petruzzelli”. Ma la prova più impegnativa deriva dalla “trasfigurazione radicale delle iniziali destinazioni d’uso, che pone una sfida progettuale/tecnologica rilevante”. Il professore fa riferimento alla necessità di inventare un’impiantistica ad hoc in spazi che non la prevedevano: “Non si tratta di un po’ di fili da mettere sottotraccia delle murature. Capire la compatibilità di questi oggetti con il manufatto è una sfida più dell’architettura che dell’ingegneria impiantistica. E il tema del box in the box risponde anche a questa esigenza: passeremo con i canali degli impianti meccanici sopra ai solai, rialzati con pavimenti di 90 centimetri dove le altezze ce lo permettono. Nelle sale, invece, per rispetto filologico, abbiamo inventato una scatola nella scatola che mentre dà supporto espositivo contiene anche la parte tecnologica. È consuetudine del nostro studio coniugare ingegneria, architettura, creatività”.
Per quanto riguarda le tempistiche, alla fine di dicembre si definiranno con il Ministero gli ultimi aspetti contenutistici del MANN. Entro il mese di gennaio, poi, sarà avviato il cantiere, che proseguirà fino alla metà del 2026: “Dobbiamo concludere entro giugno 2026, pena decadimento del finanziamento del PNRR. I tempi sono molto stretti, ma c’è grande sinergia con la pubblica amministrazione, tutte le parti in causa, dal Comune al Ministero, si stanno rivelando molto efficienti”.
Livia Montagnoli
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