Il Museo Carlo Zauli di Faenza riapre al pubblico dopo i danni dell’alluvione
Un'occasione per esplorare il rinnovato percorso espositivo del museo dedicato alla ceramica, dopo essere stato profondamente danneggiato dai drammatici eventi che hanno colpito la regione lo scorso anno. Inaugurano anche le installazioni di due artisti contemporanei
Era il 16 maggio 2023 quando l’Emilia Romagna venne messa in ginocchio da un’alluvione che coinvolse circa100 comuni, con inondazioni e frane. Tra strade e infrastrutture distrutte, case e siti produttivi irrecuperabili, anche i beni culturali hanno accusato il colpo, come il Museo Carlo Zauli, importante istituzione di Faenza incentrata sullo studio delle tecniche e della produzione della ceramica che, a causa dei danni subiti, ha deciso di fare una raccolta fondi per potersi risollevare.
A distanza di mesi l’alluvione è solo un brutto ricordo e il Museo Carlo Zauli è pronto a riaprire le sue porte al pubblico il 27 gennaio 2024 (dalle ore 16.00 alle 21.00). Un’occasione unica per esplorare il rinnovato percorso espositivo del museo animato da opere inedite, rari materiali di archivio, fotografie di Cristina Bagnara e installazioni temporanee firmate da Michele Guido (Aradeo, 1976) e Namsal Siedlecki (Greenfield, 1986), visibili sino al 2 marzo 2024.
“Michele Guido nel suo lavoro fa emergere il rapporto tra architettura, storia e immagine della natura” spiega il direttore artistico del MCZ Matteo Zauli. “Sono nati così i ‘garden project’, progetti interdisciplinari basati sulle analogie formali tra il mondo vegetale e la ricerca scientifica, la loro origine geografica, i flussi migratori e la storia culturale dei luoghi di provenienza. Un lavoro che sento vicino alla ricerca sulla natura compiuta da Carlo Zauli”.
Le installazioni di Michele Guido e Namsal Siedlecki al Museo Carlo Zauli
Si parte con Michele Guido e la sua Mudfulness – Terre a Dimora (opera con la quale il museo ha vinto il Bando 2023 dedicato alla valorizzazione di Case e Studi degli Illustri dell’Emilia Romagna), risultato di un progetto di residenza all’interno dei drammatici eventi che hanno colpito la regione lo scorso maggio.
Il progetto ha visto anche il coinvolgimento di alcuni giovani studenti partecipanti al corso per curatori del museo, realizzato in collaborazione con le Accademie di Belle Arti di Bologna e di Ravenna (Alice Arabia, Isabella Catino, Giada Miino, Giulia Petronio, Carolina Scalas) e gli studenti del corso IFTS (Chiara Casalone, Katiuscia Urbinati).
Vasi di Namsal Siedlecki, invece, si concentra sul tema della trasformazione e rigenerazione dopo la tragica alluvione. La scultura – prodotta assieme agli artigiani di Manifattura Sottosasso – muterà nel corso della mostra accogliendo performance e un workshop che vedranno il coinvolgimento della comunità. Infine, l’opera entrerà a far parte della collezione di arte contemporanea del museo. La realizzazione del progetto vede anche la collaborazione di T.NUA, un collettivo gestito e finanziato da artisti che hanno lo scopo di sviluppare progetti ibridi internazionali unendo formazione, impegno sociale e arte.
Valentina Muzi
http://museozauli.it
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati