La pittura nelle opere di Narcisa Monni e del suo alter ego Rosa Carne 

La componente autobiografica è fondamentale nelle opere in mostra, rappresentando la base della pratica artistica di Narcisa Monni. Ogni opera è intrisa delle sue esperienze personali, dei suoi amori, dolori e fallimenti

Si definisce un’artista concettuale più che una pittrice e in effetti ha esordito nei primi anni duemila proprio come artista concettuale. Per lei la pittura è un mezzo ed è fondamentale la sua immediatezza: deve essere fluida, veloce, a tratti ruvida. In questa personale – la prima presso la Galleria Eugenia Delfini – Rosa Carne non è un semplice alter ego di Narcisa Monni ma una persona con cui ogni spettatore può identificarsi perché rappresenta due aspetti contrastanti e complementari della natura umana, la delicatezza del rosa e la forza della carne, la fragilità e la passione. Monni spiega che i titoli delle sue opere, legati a cose semplici che accadono quotidianamente, sono parte integrante del suo lavoro. 

La mostra di Narcisa Monni a Roma 

La scelta del soggetto è dettata dal suo sguardo, che deve essere aperto all’interazione tra le persone rappresentate o tra il personaggio rappresentato e lo spettatore. In ogni opera deve esserci sempre una sorta di dialogo. Da qui la predilezione è per il ritratto, dove l’ambientazione o il paesaggio non contano, lo sfondo è neutro. La componente autobiografica è fondamentale nelle opere della Monni, rappresentando la base della sua pratica artistica. Ogni opera è intrisa delle sue esperienze personali, dei suoi amori, dolori e fallimenti. L’artista rivela che il sentimento che maggiormente cerca di esprimere nei suoi lavori è il senso di sconfitta, ma affrontata in maniera sarcastica; è la capacità di trovare un’àncora nella bellezza anche quando si sente di avere perso.

Materiali poveri nelle opere di Rosa Carne 

Le sue opere, suddivise in tre serie, utilizzano supporti vari, come fogli di riviste, polaroid ritoccate e acrilici su carta fotografica. Il materiale “povero” delle riviste preserva la memoria in un’epoca digitale. Le polaroid, legate agli anni Settanta e Ottanta, evocano un passato materiale in un’era digitalizzata, in cui tutto tende a svaporare. La serie più recente, con acrilici su carta fotografica, introduce l’utilizzo dell’intelligenza artificiale. Rosa Carne connette mondi differenti, esplorando una generazione in bilico tra analogico e digitale, incarnando il modo di essere di chi vive tra due epoche. Testimoniando il momento particolarmente positivo e vibrante della pittura italiana contemporanea. 

Luca Vona 

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