Intervista ad Abdullah Al Saadi, artista che rappresenterà gli Emirati alla Biennale
Suggestioni di viaggio e una pratica artistica ben consolidata: l’artista Abdullah Al Saadi racconta il suo padiglione alla Biennale di Venezia 2024
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Il padiglione degli Emirati Arabi Uniti della 60. Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia presenterà una mostra immaginata come un percorso di empatia con l’artista, le sue opere, i suoi viaggi. Abdullah Al Saadi (Khorfakkan, 1967) racconta la mostra veneziana e la sua pratica artistica di lungo corso.
Intervista ad Abdullah Al Saadi
Cosa significa per lei rappresentare il Paese a Venezia?
È importante presentare il mio lavoro a Venezia, non solo per me stesso ma anche per la scena artistica contemporanea negli Emirati Arabi Uniti. Ho fatto parte del primo gruppo di artisti contemporanei negli Emirati, con i miei colleghi Hassan Sharif, Muhammad Ahmad Ibrahim, Muhammad Kazem e altri. La mia pratica è solitaria, in quanto intraprendo viaggi nella natura per giorni e giorni. Avere l’opportunità di rappresentare il mio Paese e di condividere questo lavoro di una vita con i miei colleghi internazionali è un grande onore. Ma è anche una grande responsabilità. Ho avuto il piacere di far parte della mostra principale della Biennale 2017 curata da Chirstine Macel, ed è molto emozionante poter tornare a rappresentare il mio Paese. Mi rende orgoglioso avere l’opportunità di presentare la mia pratica artistica su un palcoscenico globale. Ogni volta è un’opportunità per condividere una nuova storia dalla comunità artistica degli Emirati Arabi Uniti.
Da dove ha tratto ispirazione per il padiglione?
Il mio lavoro è influenzato dal paesaggio degli Emirati Arabi Uniti, dalla mia storia familiare e da quanto imparo indagando le relazioni fra gli individui e i loro ambienti naturali e sociali. Sono affascinato dal modo in cui ci si può relazionare ai cambiamenti degli ambienti e dalla connessione con la propria storia personale e culturale. Per me, la natura offre uno spazio di immersione, uno spazio in cui posso creare una relazione unica con i paesaggi degli Emirati Arabi Uniti e compiere viaggi sia nel presente sia nel passato. Questo è ciò che poi viene trasmesso nelle mie opere. Dato che ormai da molti anni racconto i miei viaggi, ho sentito che era giunto il momento di presentarli al pubblico, come un corpus più ampio di un lavoro cumulativo. Presentare il mio lavoro in questo modo a Venezia è per me un’opportunità per considerare queste opere in relazione tra loro, per pensare a ciò che le collega esteticamente e intellettualmente. A volte un artista ha bisogno di ripensare i lavori precedenti da una nuova prospettiva e vedere quali nuove ispirazioni potrebbero sorgere.
Lei utilizza vari linguaggi artistici; cosa vedremo a Venezia? Come ha concepito l’allestimento del padiglione?
La mia arte è il risultato di interazioni con luoghi, persone, idee ed estetiche che incontro ogni giorno dove vivo, o durante i miei viaggi. Mi trovo spinto a documentare queste esperienze visivamente o in diari e contemplazioni scritte, cercando di trasfigurare l’ordinario con il passare del tempo. A Venezia la mostra propone un nuovo modo di guardare questi viaggi, reinterpretando i paesaggi e il modo in cui mi piace integrarmi nella natura. La mostra è stata concepita come un invito per i visitatori non solo a vedere il mio lavoro come una serie di oggetti e progetti indipendenti e separati, ma come un modo per vivere in qualche modo i miei viaggi come un processo che inizia all’aperto, nella natura, e termina all’interno del mio studio, dove archivio e conservo le mie cronache. Sono molti anni che creo questo archivio, è parte intrinseca del lavoro che faccio e vogliamo appunto esporlo a Venezia.
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Cosa le piacerebbe trasmettere al pubblico, attraverso le sue opere?
La creazione artistica non deve sempre essere una documentazione dei tuoi contesti. Può invece essere creata attraverso reinterpretazioni dell’ambiente circostante e di come si può produrre il ricordo di un ricordo, di un paesaggio, di uno spazio o di una storia. Ciò che sono spinto a creare è una sorta di corpo materiale della storia, una narrazione composta da una diversità di componenti, materiali e discipline inscritte nel tempo. Queste cronache sono, per natura, destinate a un tempo futuro; sono una registrazione delle mie esperienze soggettive e traduzioni dei contesti che esploro nel presente, le mie letture del mondo. In un certo senso, quello che sto comunicando è che il presente è già storico. Desidero che il mio lavoro sia un’esperienza sensoriale, intellettuale ed estetica. Ogni visitatore percepisce l’opera in modo diverso, a seconda della propria storia, delle proprie idee e sensibilità.
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Cosa pensa della scena artistica contemporanea negli Emirati Arabi Uniti?
È una scena in continua evoluzione e sta crescendo molto. C’è qualcosa per tutti: dal lavoro tradizionale degli Emirati con forti legami con il nostro ricco patrimonio culturale alle installazioni all’avanguardia in tutta la regione. La scena artistica è pronta per una continua espansione e piattaforme internazionali come La Biennale di Venezia offrono opportunità per condividere la nostra cultura e l’arte con un pubblico globale. La crescita e lo sviluppo delle arti contemporanee negli Emirati possono essere attribuiti a diversi fattori chiave, tra cui l’impegno del governo nel coltivare un vivace panorama culturale attraverso istituzioni come il padiglione nazionale degli Emirati Arabi Uniti e varie organizzazioni di supporto. Queste entità fungono da piattaforme vitali per gli artisti, collegando gli Emirati Arabi Uniti con la comunità artistica globale. Mi dà gioia vedere i giovani studiare e lavorare nell’arte contemporanea e vedere la scena artistica fiorire grazie a queste istituzioni ed eventi, che sono diventati centrali anche nella scena artistica regionale.
Niccolò Lucarelli
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