I dimenticati dell’arte. Il corpo femminile nell’arte di Tiziana Fusari
La storia dell’artista autodidatta nata a Macerata e delle sue opere dedicate al corpo femminile, oggi riscoperte grazie ad una mostra al Maxxi L’Aquila
Troppo spesso nel nostro paese gli artisti contemporanei di qualità entrano nelle sale dei musei dopo la loro morte. Una triste e pavida pratica che ci differenzia ancora, all’alba del terzo millennio, da molti altri paesi europei, che non temono di promuovere i loro talenti con ampie antologiche nelle sale del Centre Pompidou, dell’Hamburgher Banhof o del Reina Sofia. Un applauso particolare va al Maxxi L’Aquila, che ha appena ricordato nella Project Room l’artista Tiziana Fusari (1951-2012), con La Comédie Humaine, una retrospettiva organizzata in collaborazione con la fondazione Giorgio De Marchis e curata da Mauro Mattia e Barbara Olivieri. Originaria di Macerata, Fusari ha vissuto 40 anni nel capoluogo abruzzese, dove non aveva mai esposto il suo lavoro, costruito su serie di opere alle quali dava un unico titolo. Autodidatta, la Fusari aveva esordito negli anni Ottanta con dipinti di carattere astratto e informale, per poi passare subito dopo alle serie delle Vele e dei Lampi, dedicate soprattutto alla figura femminile, quasi per accompagnare la scrittura dei suoi diari.
I diari di Tiziana Fusari
“Voglio confrontarmi solo con quello che è instabile come me, che deve avere poca vita. Lo strappo, l’inconsistenza mi sono più̀ congeniali”, scriveva l’artista, nomade e viaggiatrice, che ha concentrato la sua ricerca su un universo privato composto da “esseri umani, animali, oggetti e parole”, come ha scritto Antonella Muzi. Le opere di grandi dimensioni sono basate sull’uso dei cartamodelli preparati con gesso, che esponeva su fili da bucato, a mo’ di grandi lenzuoli colorati, mentre gli Abbecedari sono piccoli libri con immagini associate a singole parole, a ricordare i libri dell’infanzia, un territorio caro all’artista. “La ricerca parte sempre da lì, perché́ era già̀ tutto lì nell’infanzia, i segni e i sogni- scriveva nel 1999- poi si passa il resto del tempo a scavarci dentro e vedere se si riesce a trovare la strada, se si recupera il bandolo della matassa che si è ingarbugliata, annodata, sfilacciata”.
La mostra al Maxxi L’Aquila
E il suo compagno Mauro Mattia, curatore del volume Rewind. Tiziana Fusari: un’artista sull’altalena della memoria (Quodlibet 2015) sottolinea: “Tiziana Fusari svela un universo pieno di ironia, in cui all’artista è affidato il ruolo di rileggere la quotidianità in chiave magica, travestendola e denudandola, a tratti. È un mondo popolato da creature fantastiche, giochi di parole, ricordi e memorie che si fanno e si disfano come gomitoli”. Nella Project Room del Maxxi è stata esposta fino al 28 gennaio la serie La Comédie Humaine, composta da 38 cartoncini dipinti in teche di legno, accompagnati da un video e un Leporello su nastro di carta modello e garza. Qui il protagonista è il corpo femminile, che l’artista rappresenta senza volto ma con muscolatura evidente, spesso trafitto da uncini o impegnato in azioni ginniche estreme. “Non suona strano scoprire che Fusari amava il lavoro di artisti quali Francis Bacon o Louise Bourgeois, o la danza di Pina Bausch” aggiunge Antonella Muzi, a proposito di un’artista che merita di essere valorizzata nella giusta misura.
Ludovico Pratesi
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