Morta a 95 anni l’artista Valentina Berardinone. L’arte dell’immagine a sua immagine e somiglianza
Nel 1969 partecipa a una mostra assai importante Campo Urbano curata da Luciano Caramel, che mette “in crisi” la città di Como. Dai suoi calchi traspariva una ricerca intelligente e misurata che ha accompagnato una vita lunga e a volte dolorosa
Valentina Berardinone è stata un’artista e una donna particolare. Napoletana, come rivelava il suo accento, ma con una storia familiare che passava dall’Inghilterra alla Russia, aveva una personalità spiccata, una modalità di porsi assai particolare, ironica e severa al tempo stesso. La conobbi negli anni Novanta e mi interessai subito al suo lavoro, colmo di riferimenti al tema dell’impronta, del calco, alla memoria personale e collettiva.
Chi era Valentina Berardinone
Nel 1969 partecipa a una mostra assai importante Campo Urbano, curata da Luciano Caramel, che mette “in crisi”, la quieta città di Como, gli artisti ne fanno di tutti i colori, erano anni di vera provocazione. Ugo Mulas fa le foto. Una riflessione fondamentale sul rapporto tra arte e spazio urbano, appunto. Valentina era stata artista in un tempo storico in cui non era per niente facile esserlo per una donna, soprattutto per una donna complessa, schietta, che voleva dire la sua. In quegli anni si avvicina al femminismo, collabora con la Galleria di Porta Ticinese di Gigliola Rovasino. Entra in rapporto con Lea Vergine, conterranea altrettanto combattiva. Durante gli anni Settanta lavora anche con il cinema in 8mm e realizza anche dei brevi film che alcuni di noi hanno riproposto nelle mostre nel corso degli anni. Della seconda metà del decennio sono i Calchi, in cui sono la registrazione, il rapporto presenza/assenza, l’indice che hanno segnato la sua ricerca intelligente e misurata, ma anche le scale di legno con colata di resina epossidica rossa o nera: un lavoro di grande forza in cui il nocciolo della ricerca è sempre quello, la traccia dell’accadere, la memoria. Nel 1978 con La Nuova Foglio aveva realizzato un significativo libro d’artista, L’arte dell’immagine – A mia immagine e somiglianza, a cura di un altro personaggio poco ricordato, ma molto importante, Magdalo Mussio.
Le mostre di Valentina Berardinone
E quindi le tele degli anni Ottanta e Novanta che fuoriescono dal telaio, che Valentina ha mostrato principalmente da Spaziotemporaneo e alla Galleria Milano con Carla Pellegrini della quale era buona amica. Negli anni ho curato parecchie sue mostre, sicuramente l’ultima, alla Nuova Galleria Morone, qualche anno fa. Valentina Berardinone aveva già novant’anni, era acciaccata, soffriva di un’importante malattia alla vista che l’aveva molto limitata, ma il suo spirito non era mutato. Mi ricordo che mi ero trovata di fronte alla stessa persona che avevo conosciuto nel corso degli anni. Continuava a lavorare a fare piccole cose, ma con la stessa passione e la stessa voglia di lasciare un segno. Erano ancora in lei la stessa curiosità, lucidità di pensiero che l’avevano accompagnata durante la sua lunga e talvolta dolorosa esistenza. Proprio in quel periodo, a fatica si era recata a piedi, da sola, a qualche centinaio di metri da casa sua per vedere il nuovo spazio di Massimo De Carlo. Voleva capire, essere ancora parte di quel mondo dell’arte, in cui aveva vissuto buona parte della sua esistenza, non le bastavano i racconti degli altri, aveva voglia di misurare direttamente e di ascoltare il ritmo di quanto stava accadendo.
Angela Madesani
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