Il fascino delle stampe giapponesi in una mostra nel cuore di Roma
Utamaro, Hokusai, Hiroshige e molti altri sono i protagonisti di una mostra a Palazzo Braschi, dedicata al genere pittorico giapponese noto come ukiyo-e. In esposizione anche la celebre Grande Onda
Palazzo Braschi, palazzo storico nel cuore di Roma, che si affaccia su piazza Navona, ospita la mostra Il mondo fluttuante. Ukiyoe. Visioni dal Giappone. Tra le centocinquanta opere esposte troviamo quelle dei più noti maestri dell’ukiyo-e: Kitagawa Utamaro, Katsushika Hokusai e Hiroshige. Di Hokusai, in particolare, attrae l’attenzione dei visitatori l’iconica Grande Onda di Kanagawa, parte delle Trentasei vedute del Monte Fuji.
Cosa si intende con ukiyo-e
Ukiyo-e, traducibile come “immagini del mondo fluttuante”, è un genere pittorico giapponese nato durante il Periodo Edo, tra il 1603 e il 1868. Un’epoca di relativa pace, sotto il governo militare dei Tokugawa, che scelsero come sede del governo la città di Edo, la “capitale orientale”, l’odierna Tokyo. Questo periodo è contraddistinto dalla chiusura del Giappone al resto del mondo e da cambiamenti sociali ed economici, che favorirono il processo di urbanizzazione. Il Periodo Edo fu caratterizzato da una rigida organizzazione sociale in classi; ogni rapporto tra le classi era proibito e vigevano rigide regole di comportamento. La classe dei samurai occupava il posto più alto nella gerarchia sociale, al vertice della quale si trovano shōgun e imperatore. Seguivano contadini, artigiani e mercanti. Ma quest’ultima classe si arricchì progressivamente e iniziò a potersi permettere un’educazione, viaggi, libri e opere d’arte. La ricerca di piacere di questa classe divenne nota come Ukiyo, una cultura che si sviluppò nel quartiere del piacere di Edo, con il teatro kabuki e gli spettacoli di acrobazia. Il periodo si concluse con la riapertura del Giappone agli scambi con le potenze occidentali, a partire dalla metà dell’Ottocento e la Restaurazione Meiji.
L’arte dell’ukiyo-e
La tecnica dell’Ukiyoe, importata dalla Cina, implementò la diffusione delle immagini, consentendo una produzione in serie e la realizzazione di grandi profitti. Alla produzione di stampe lavorarono team di artisti e i professionisti, tra pittori, intagliatori, stampatori, calligrafi, sotto la direzione di un editore. La novità in cui consisteva l’ukiyo-e erano i soggetti, diversi dalla grande pittura aristocratica e dalle scuole classiche di Kyoto, considerate arti nobili e con prezzi superiori alla disponibilità della maggior parte dei mercanti. In questo senso l’ukiyoe è una testimonianza della società giapponese del tempo, degli usi e dei costumi, dei paesaggi e delle vedute architettoniche più ricercate. Rossella Menegazzo, curatrice della mostra, commenta: “L’ukiyo-e, oggi conosciuto in tutto il mondo come il filone artistico giapponese preminente per la forte influenza che ha avuto sull’arte europea dell’Otto e del Novecento, in realtà rappresentò per l’epoca anche un nuovo mezzo di divulgazione – attraverso le immagini e i libri illustrati – di valori culturali nuovi che si andavano imponendo”.
La mostra sull’ukiyo-e a Roma
L’esposizione si articola in sette sezioni che accompagnano il visitatore alla scoperta dei molteplici aspetti del Periodo Edo, dalle raffigurazioni della bellezza femminile di Utagawa Toyoharu e Kitagawa Utamaro alle rappresentazioni di attività artistiche quali pittura, giochi da tavolo, calligrafia e musica. Vengono approfondite anche le arti performative come la danza e il teatro kabuki, nato nel Seicento, le cui locandine contribuirono ai primi sviluppi dell’ukiyo-e. La ritrattistica degli attori divenne uno dei filoni più richiesti, con artisti come Tōshūsai Sharaku. Ma non mancano le vedute dei quartieri del teatro e dei suoi interni con gli attori sul palco. Gli ambienti delle case da tè e la vita quotidiana delle donne che vi lavoravano erano i soggetti di maestri come Utagawa Toyokuni, Kitagawa Utamaro, Katsushika Hokusai, Chōbunsai Eishi, Keisai Eisen e altri. L’intrattenimento, i giochi e i passatempi sono trattati nella sezione successiva, in cui si coglie il ritratto di una società legata ad attività stagionali, quali passeggiate tra i fiori di ciliegio, sotto gli aceri o sulla neve, ma anche festival e intrattenimenti serali. Tra questi vi sono i lavori di Utagawa Toyohiro, di Utamaro, ma anche di Kuniyoshi. Particolarmente importante nell’ukiyo-e è stata la rappresentazione delle vedute naturali e architettoniche delle province del Giappone. A questa sezione appartengono i capolavori più celebri, come la Grande Onda di Kanagawa di Hokusai, nota in tutto il mondo, se non nella sua versione originale in versioni rielaborate. Nel 1829 il blu di Prussia divenne accessibile agli artisti dell’ukiyo-e e venne utilizzato per dare profondità e rotondità agli oggetti, anche perché non sbiadiva. Il colore scuro e l’utilizzo di diverse tonalità di blu sembrano ambientare la scena alle prime ore del mattino, con il sole che sorge dietro l’osservatore e illumina la cima innevata della montagna. Il mare è l’elemento predominante della composizione, nell’istante in cui l’onda forma una spirale, con il monte Fuji sullo sfondo. Secondo alcuni l’opera risente dell’influenza del periodo storico in cui è stata realizzata e l’onda potrebbe rappresentare una barriera simbolica a protezione del Giappone, o l’incertezza e i pericoli del mare, in un momento della storia in cui i giapponesi iniziavano a preoccuparsi delle invasioni straniere. Hokusai è famoso anche per le sue raccolte di manga, i predecessori del genere fumettistico tanto famoso attualmente.
Giulia Bianco
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