Biennale e Salone del Mobile nelle stesse date. “Che gran cazzata!”: parlano gli uffici stampa
Ma come si può sovrapporre i maggiori eventi culturali in Italia? L’opinione di 7 uffici stampa e le difficoltà causate al loro lavoro, ai giornalisti e agli operatori del settore dalla concomitanza di Biennale d’arte di Venezia e Salone del Mobile a Milano. Un “derby diabolico”
Problemi di agenda o svista colossale? Il mese di aprile vede la coincidenza di alcuni dei più importanti eventi del calendario non solo italiano ma internazionale dell’arte e della creatività. L’opening della Biennale Arte di Venezia (16- 20 aprile) coincide con il Salone del Mobile (16-21 aprile), anticipato di pochi giorni e negli stessi territori dal miart (12-14 aprile), a Milano, e dal Vinitaly (14-17 aprile) a Verona. In almeno tre di questi eventi i pubblici sono analoghi, ma le sovrapposizioni sono notevoli su tutti e quattro gli eventi. Che ripercussioni ha tutto questo sulla gestione delle uscite stampa e sull’organizzazione del lavoro? E sui costi del lavoro? Sulla logistica? Sugli investimenti delle aziende e sugli eventi da organizzare? Abbiamo chiesto a 7 tra i maggiori uffici stampa italiani d’arte, design e cultura di raccontarci qualche aneddoto a riguardo spiegandoci se i loro clienti hanno avuto problemi e se data la sovrapposizione hanno dovuto rinunciare a qualche cliente ed evento.
Certamente la coincidenza degli eventi di Biennale e Salone ha influito molto negativamente sia sulla gestione dell’agenda degli appuntamenti sia sulla disponibilità da parte delle riviste di poter prevedere spazi di pubblicazione. Oltre a far perdere a molti di noi la possibilità di vivere due momenti importanti di esperienza e incontri.
Sono stati necessari slittamenti e riprogrammazioni, molti committenti sono stati costretti a non considerare pressoché l’intero mese di aprile per alcun tipo di evento, a causa dell’impossibilità di garantire presenze e coperture stampa. Sincera anche la difficoltà dei giornalisti nel non poter partecipare né di poterne scrivere, non avendo disponibilità di spazio.
Rispetto all’assenza di spazi la lotta è impari, dovuta soprattutto al fatto che la stampa deve necessariamente (e correttamente) prevedere le richieste degli inserzionisti. Questo ha limitato ulteriormente, quasi annullato in alcuni casi, le possibilità.
Non ultimo la perdita di opportunità lavorative, la concomitanza ci ha impedito – e immaginiamo a diversi studi come il nostro – di accettare incarichi che risultava impossibile poter gestire, perdendo quindi occasioni che, anche se non possiamo quantificare, sono certamente significative.
Veronica Ventrella – adicorbetta
Al di là delle motivazioni, si può dire senza dubbio che la sovrapposizione è una gran cazzata e non giova sicuramente a nessuno, né agli operatori, né al pubblico, né ai media, né all’indotto. È fondamentale coordinarsi in modo efficace, quando ciò non avviene è un’occasione persa.
È un fatto che la Design Week, essendo guidata da una fiera, è un evento dalla vocazione commerciale e questo aspetto può portare a sottovalutare la comunicazione che invece ha bisogno di storie, valori, visioni, e non solo di buoni prodotti. D’altra parte l’arte rischia spesso di rimanere chiusa in una propria bolla, senza la capacità di aprirsi e confrontarsi con altri contesti.
La Design Week è uno dei più importanti momenti di comunicazione del panorama culturale globale. Creare una sovrapposizione con un’occasione altrettanto d’impatto come i giorni di opening della Biennale temo riveli una visione miope, ancora ancorata a un’idea della Design Week come evento solo fieristico e commerciale.
Dovremmo forse guardare un po’ di più al mondo della moda che, con la sua organizzazione impeccabile, ci insegna che è possibile lavorare insieme per raggiungere un successo comune – almeno per quanto riguarda il calendario.
Sia la Design Week che la Biennale sono piattaforme di comunicazione dove i brand di diversa provenienza possono confrontarsi e comunicare. Averle a ridosso crea inevitabilmente una scelta di campo. La stessa cosa vale per la stampa: molto spesso, infatti, i confini tra i due settori sono labili, dove c’è arte c’è design, e viceversa. Purtroppo, ai vari eventi e progetti che organizziamo in Design Week quest’anno non potranno partecipare tanti amici del mondo dell’arte, e questo è sicuramente un tema.
I due mondi si alimentano a vicenda ed è un peccato dover scegliere. Io stesso ogni anno cerco di andare a Venezia per l’apertura della Biennale, e quest’anno mi sarà impossibile.
Paride Vitale – ParideVitale
Alzi la mano chi non ha fatto fatica a trovare allestitori, stampatori, trasportatori, fotografi e videomaker se non a costi folli, quando disponibili… abbiamo clienti che hanno fatto stampare materiali in Umbria, fatto salire allestitori dalla Campania, altri che hanno trovato più conveniente far volare fotografi e videomaker dalla Francia. A tutti, noi in primis, è richiesto un enorme sforzo di organizzazione e ottimizzazione di risorse (umane ed economiche), mettendo a dura prova i nervi ma anche la qualità di riuscita dei progetti. E proprio per garantire la qualità del nostro lavoro abbiamo dovuto rinunciare a molte cose – con un danno dal punto di vista economico – concentrandoci su clienti con cui abbiamo un rapporto continuativo o su progetti istituzionali o particolarmente importanti. Ma quello che facciamo noi, lato nostro, non basta, perché il vortice che questa sovrapposizione ha innescato è talmente furioso che rischia di travolgere tutti e lasciare dietro di sé solo macerie…
C’è da chiedersi a chi giova costringere tutti, dalla stampa agli operatori di settore, a un tour de force penalizzante che rende materialmente impossibile vedere, capire, partecipare, scrivere… favorendo una modalità estrattiva del consumo culturale, depauperante per i contenuti e i territori, e speculativa, invece, per i settori dell’accoglienza e dei servizi. Immagino che tutti abbiamo fatto i conti con i costi folli di Milano e Venezia: città già di per sé care, in queste due settimane si sono rivelate impossibili.
Lara Facco – Lara Facco P&C
Questa concomitanza eccezionale ha avuto ripercussioni sulla nostra agenda, dato che per gli impegni che abbiamo a Venezia – seguiamo Padiglioni, Eventi Collaterali e mostre che inaugurano già dalla prossima settimana – non potremo visitare né miart né Salone del Mobile purtroppo! Ma scherzi a parte, vista la specializzazione su Venezia e nell’arte contemporanea, la nostra attenzione quest’anno si sarebbe comunque concentrata su Biennale e dintorni. Qualche ripercussione c’è stata però, sia sul fronte dei nostri clienti (abbiamo dovuto rinunciare a dei progetti a Milano) sia dei nostri collaboratori dato che chi è attivo sia sul fronte design che arte non riesce a seguire eventi in due città diverse a così poco tempo di distanza – e con aspettative dei clienti molto alte! Sul fronte stampa è indubbio che ci siamo dovuti “litigare” lo spazio sulle pagine dei principali media più del solito, ma fortunatamente i giorni di preview consentono ai professionals di seguire con più flessibilità entrambi gli eventi. ll pubblico invece è abbastanza diverso, quindi a nostro avviso è stata più che altro un’occasione mancata di trarre ancora di più da questi eventi per il sistema complessivo italiano del settore culturale. Che sia stata una svista o una decisione dall’alto non sappiamo, ma propendiamo per la prima
Francesca Fungher ed Elena Casadoro Kopp – Casadorofungher
I problemi sono essenzialmente due: il primo è economico, non solo per noi ma per tutto il comparto che di fatto quest’anno si è trovato a dover rinunciare a moltissimo lavoro: o sei team Venezia/Biennale o sei team Milano/Salone, perché una seria copertura professionale di appuntamenti di questa portata richiede il pieno impegno delle migliori forze. Si può essere professionalmente in più luoghi nello stesso momento nell’ambito della stessa narrazione, ma non si può essere su due narrazioni e città differenti e fare le cose bene. L’altro tema è che entrambe le manifestazioni costituiscono un imprescindibile momento di aggiornamento professionale e occasione di incontri importanti, e in caso di contemporaneità uno dei due appuntamenti va necessariamente perduto.
Questa sovrapposizione tra le due kermesse ha generato una sorta di derby, diabolico e perverso, che ha agito contro gli interessi del Paese. Ancora una volta, è la dimostrazione che in Italia non si crede fino in fondo che la cultura sia anche un’industria.
Paola Manfredi – PCM Studio
In questa assurda congiuntura percepisco tra gli addetti ai lavori un evidente clima di tensione: i giornalisti sono oberati come non mai, gli eventi da coprire sono troppi, ma le redazioni e i collaboratori rimangono gli stessi e si trovano a gestire troppi fronti contemporaneamente, ingolfati di notizie che rischiano di non trovare lo spazio che meriterebbero. A chi giova questa sovrapposizione? A nessuno, tranne forse alla stampa estera, che può fare una sola trasferta abbinando Salone e Biennale. Per quanto mi riguarda, da tempo ho intrapreso la via dell’ufficio stampa ‘tailor made’, lontano dalle logiche dell’agenzia, seguendo i clienti personalmente con il supporto di una collaboratrice. Il calendario di questi mesi mi ha costretto ad una scelta, e ho deciso di concentrarmi sulla design week milanese. Ho rinunciato alla Biennale, per la quale mi sono state richieste consulenze per eventi collaterali; in termini economici, per una realtà come la mia, non è cosa da poco. In termini di salute fisica e mentale, credo di aver fatto la scelta coerente con quello che è il mio modus: fare quello che riesco a seguire bene e principalmente in prima persona.
Elena Pardini
La sovrapposizione di manifestazioni importanti che si rivolgono in parte al medesimo pubblico sta creando diversi problemi soprattutto perché obbliga i visitatori a scegliere a cosa partecipare, penalizzando proposte minori ma non per questo meno interessanti.
Per le aziende, le fiere e le manifestazioni collettive rappresentano un momento importante di business e comunicazione, e ovviamente anche un grosso investimento, non solo per l’acquisto degli spazi, ma per tutto l’indotto. Il fatto di non poterlo capitalizzare al massimo perché si creano delle sovrapposizioni non giova a nessuno!
È fondamentale che gli organizzatori creino dei momenti comuni di dialogo e confronto per valorizzare il sistema Paese nella sua globalità e non ogni singola manifestazione. L’incapacità di fare network è purtroppo una grande lacuna che va però colmata al più presto affinché situazioni analoghe non accadano più.
Gabriella Del Signore – Ghénos Communication
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