La copertina del nuovo Artribune Magazine è ispirata alla Biennale di Venezia
Abbiamo chiesto a Caterina Frattin, studentessa del corso di Design della Comunicazione allo IED di Milano, di spiegarci la copertina del nuovo numero di Artribune Magazine, da lei realizzata
La 60. Esposizione Internazionale d’Arte si intitola Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere. Il titolo è tratto da una serie di lavori realizzati a partire dal 2004 dal collettivo Claire Fontaine, nato a Parigi e con sede a Palermo, a sua volta mutuata dal nome di un omonimo collettivo torinese che nei primi Anni Duemila combatteva il razzismo e la xenofobia in Italia. Il curatore Adriano Pedrosa illustra così la sua scelta: “l’espressione Stranieri Ovunque ha (almeno) un duplice significato. Innanzitutto, vuole intendere che ovunque si vada e ovunque ci si trovi si incontreranno sempre degli stranieri: sono/siamo dappertutto. In secondo luogo, che a prescindere dalla propria ubicazione, nel profondo si è sempre veramente stranieri”. Questo il punto di partenza del workshop, che ha coinvolto 17 studenti di IED Milano. Abbiamo intervistato Caterina Frattin – 20 anni, iscritta al secondo anno di Design di Comunicazione allo IED di Milano –, il cui lavoro è stato scelto come copertina di questo numero.
Intervista a Caterina Frattin
Sulla cover si vedono decine di occhi con lo sguardo puntato in molteplici direzioni. Puoi spiegarne il significato?
Essere stranieri, in qualsiasi luogo e circostanza, significa sentirsi estraneo nei confronti di se stessi e degli altri, ma può anche significare sentirsi diverso, sbagliato e solo. Lo straniero che si sente appartenere a tale denominazione si guarda intorno impaurito e dubbioso. Chi è lo straniero? Sono io o lo siete voi? Ecco che gli occhi che osservano il mondo esterno, ma anche l’interiorità nel suo profondo, sono i molteplici sguardi di chi si sente estraneo circondato da altrettanti estranei, ovvero straniero nella propria vita e in quella degli altri.
Potresti descrivere il processo di lavoro? Come ti è stato proposto questo progetto? Come ha funzionato il workshop?
Il workshop mi è stato proposto dallo IED come un’esperienza creativa e stimolante, che si è sviluppata in due giornate intere di un weekend. Durante questi due giorni ho avuto modo di conoscere il tema proposto, di elaborare più idee e di arrivare ad un progetto in via di conclusione, grazie anche ai consigli di Federigo Gabellieri, Art Director presso GQ Italia. Alla fine del workshop ho avuto a disposizione due settimane per concludere definitivamente l’elaborato e la relativa descrizione di accompagnamento.
Cosa hai pensato quando è stato condiviso con te il tema per la prima volta? Durante il tuo lavoro hai avuto modo di cambiare o di evolvere il tuo pensiero?
Stranieri Ovunque è un tema così attuale, ricco di significati e di molteplici interpretazioni, che sono rimasta affascinata e incuriosita dall’idea di poterlo concretizzare ed elaborare da un punto di vista creativo tramite le mie conoscenze e i miei pensieri, che nella fase di analisi e ricerca sono cambiati e si sono sviluppati attraverso differenti punti di vista.
Ti sei mai sentita straniera? In che occasione?
Durante il mio percorso di crescita mi sono sentita straniera in più occasioni, che da una parte differivano per luogo, tempo ed emozioni scatenate, mentre dall’altra si assomigliavano per il fatto di essere legate ad un unico aspetto, ovvero quello del cambiamento. Cambiare percorso di studi, città e amicizie, ma anche cambiare pensieri, opinioni e punti di vista mi ha portato a sentirmi straniera sia con l’esteriorità che mi circonda sia con l’interiorità che mi guida. Ogni situazione si collegava a sensazioni positive o negative, entrambe necessarie per crescere e maturare.
Sei una studentessa di Design della Comunicazione, ti vengono in mente altre idee (oltre la copertina di un magazine) per condividere il tuo pensiero ed avere un impatto positivo sull’opinione pubblica?
Per condividere il mio pensiero e avere un impatto positivo sull’opinione pubblica esistono molti supporti, ognuno dei quali presenta un suo linguaggio comunicativo e un suo pubblico di riferimento: oltre alla copertina di un magazine, si pensi ad una campagna integrata, ad un evento coinvolgente oppure ad una mostra multimediale, che possa comprendere una varietà di media artistici, come fotografie, video e opere artistiche.
Cosa significa per te l’opportunità di avere il tuo lavoro in copertina di una rivista come Artribune?
È sicuramente emozionante e soddisfacente per la possibilità di condividere la mia personale interpretazione e visione del tema trattato, attraverso gli strumenti che mi appartengono per competenze e passione, in un magazine creativo, dinamico, stimolante e autorevole.
IED x ARTRIBUNE
Il progetto Fragile Surface si propone di raccontare attraverso immagini e contenuti multimediali realizzati da studentesse, studenti e Alumni dell’Istituto i temi centrali della contemporaneità. Per il secondo anno di collaborazione abbiamo scelto di affidarci ai temi delle più importanti manifestazioni di arte e design, prendere in prestito spunti di riflessione e restituire immagini fragili ma potenti. Superfici sottili che racchiudono complessi punti di vista.
Le biennali (triennali – quadriennali – quinquennali) sono l’occasione per artisti e designer di riflettere sugli argomenti centrali della contemporaneità. Partendo da manifestazioni del recente passato e tenendo in considerazione le tematiche delle prossime, cercheremo collegamenti espliciti o implicite contrapposizioni e ci interrogheremo proponendo un punto di vista inedito: quello di giovani persone che si affacciano sul futuro.
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