L’archivio dipinto della memoria di Franco Biagioni all’Auditorium di Roma
Una raccolta di sorprendenti ex voto ricostruisce con sguardo contemporaneo la storia di Italia, da Aldo Moro a Stefano Cucchi, non senza preziose riflessioni
La tradizione pittorica e l’artigianato per raccontare la storia d’Italia. Santuario mobile. Archivio dipinto della memoria, è il titolo della mostra del pittore Franco Biagioni (Jesi, 1952, vive a Chiusa Pesio tra le montagne del cuneese) visitabile nello spazio espositivo dell’Auditorium Parco della Musica di Roma. L’occasione consente di ammirare, per la prima volta nella sua composizione pressoché completa, l’opera che Biagioni è venuto realizzando con quieta concentrazione nell’arco di oltre venticinque anni: una raccolta di centinaia di tavolette lignee dipinte a olio su cui, riprendendo le forme degli ex voto frutto della devozione popolare, scorre la storia contemporanea secondo la personale considerazione dell’artista. Nella sala accanto a quella principale, a completare l’allestimento, si ritrova pure il santuario mobile di Biagioni, una sorta d’ingegnoso carretto montabile in forma di altare con cui l’artista, alla maniera dei vecchi cantastorie, attraversa paesi e città presentando una selezione dell’archivio e di ritratti ogni volta diversa.
Gli ex voto di Biagioni a Roma
Non ci sono, in questo progetto sorprendente, gerarchie o linee narrative preordinate: Biagioni ha sempre dipinto quello che, nel rumore effimero della cronaca, lo ha colpito per l’impressione di una sua nota storica, una misura di permanenza civile, tanto di un singolo personaggio come di un episodio collettivo. In un’intervista apparsa alcuni anni fa su questa rivista, del resto, è stato proprio l’artista a spiegare come l’impulso per avviare l’archivio dipinto della memoria sia stato il tornare all’istinto originario del suo essere pittore, “quel desiderio remoto di voler dipingere tutto”, restando fedele al valore storico e sociale della pittura.
Sulle pareti, accompagnati da concise e meditate descrizioni, si accavallano eventi grandi e spesso tragici a frammenti di un quotidiano minuto, giganti della politica, delle arti o del costume si mescolano a persone divenute loro malgrado conosciute al pubblico: così, la strage di Ustica s’alterna all’istantanea di una famiglia di migranti raccolta in mare, la prigionia di Aldo Moro si ritrova a poca distanza dal cadavere di Stefano Cucchi.
La pittura di Biagioni secondo Daniele Pitteri
L’operazione è straniante e accogliente al tempo stesso, grazie alla sapiente maestria tecnica e compositiva del pittore. Applicata su legni grezzi impregnati di un sottile strato di olio di lino, una paletta di colori dalle reminiscenze medievali cesella forme minute e dettagliate, disposte con tagli di luci impercettibilmente teatrali, dove le figure spesso fuori scala dei protagonisti si stagliano per la loro fissità nella scena, divenendo autenticamente memorabili. La fertilità dell’opera di Biagioni è stata colta bene dall’intervento di Daniele Pitteri riportato in catalogo, quando considera che essa “è soprattutto un luogo di sospensioni e di pause, è un luogo per imparare a ricordare”: senza imporre spiegazioni, “vuole offrirci possibilità”, a partire da quella di fermare il passo frettoloso del quotidiano per considerare la presenza del mondo intorno a noi, e di noi in esso, recuperando uno sguardo più responsabile.
Luca Arnaudo
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