Giugno è il mese del Pride e dei diritti civili. Come sono stati rappresentati dalla storia dell’arte?

Il “Pride Month” si celebra in tutto il mondo, con parate ed eventi volti alla sensibilizzazione nei confronti dei diritti LGBTQIA+. Una problematica oggi attualissima, ma in passato era anche così? Proviamo a capirlo attraverso la testimonianza di alcune opere d’arte celebri

Si celebra per tutto giugno il Pride Month, ovvero il Mese dell’orgoglio LGBTQIA+, ricorrenza internazionale che ha come obiettivo la sensibilizzazione nei confronti della lotta per i diritti LGBTQIA+, in ricordo delle prime rivolte che si svolsero a New York a partire dal 28 giugno 1969, passate alla storia come Moti di Stonewall. Dall’anno successivo, sempre a New York, iniziarono a tenersi le prime Parate del Pride, tradizione giunta fino a oggi e che vede tantissime città al mondo attive non solo in parate ma anche in eventi votati alla causa.

Mondo dell’arte e diritti LGBTQIA+. Una lettura iconografica

Anche nel caso di questa ricorrenza, noi di Artribune abbiamo colto l’occasione per addentrarci nello sconfinato mondo della storia dell’arte con l’intenzione di trovare iconografie e spunti di riflessione visivi che possano darci un’idea su come il tema LGBTQIA+ venisse visto e vissuto nelle epoche passate. E scopriamo, così, che i cosiddetti “antichi” su molti aspetti avevano una forma mentis molto più aperta rispetto a oggi, scevra da bigottismi e razzismi che imperano invece su noi “contemporanei”: celeberrima è stata la storia d’amore tra l’imperatore Adriano e Antinoo, ritratti insieme nei medaglioni dell’Arco di Costantino e, andando ancora più indietro del tempo, è altrettanto celebre la figura della poetessa di Lesbo Saffo, protagonista in un’opera di Simeon Solomon del 1864 (e conservata alla Tate Britain) insieme a Erinna, anche lei una poetessa. Nel dipinto le due donne sono colte nel momento di un sensuale abbraccio. Sono moltissime, inoltre, le scene – anche parecchio esplicite – di amore omoerotico raffigurate su vasi greci e anche a Pompei, dimostrazione del fatto che in passato omosessualità e bisessualità venissero considerate aspetti assolutamente naturali nella vita delle persone e anche nella società.

Gustave Courbet, Le Sommeil, 1866
Gustave Courbet, Le Sommeil, 1866

Gustave Courbet e la serie “saffica” di Henri de Toulouse-Lautrec

Nel 1866 l’autore de L’origine del mondo realizza Le sommeil, “Il sonno”, dipinto che vede due donne nude a letto, mentre dormono, probabilmente dopo avere trascorso un momento di passione. Pare che Gustave Courbet, per la realizzazione di quest’opera, abbia tratto ispirazione da Delphine et Hippolyte, poesia di Charles Baudelaire tratta dalla raccolta I fiori del male.
Noto per aver rappresentato con il suo stile peculiare il mondo notturno della Parigi di fine Ottocento – tra cabaret, café-chantants e locali più o meno malfamati – Henri de Toulouse-Lautrec decide di realizzare una serie di opere che mostrassero e denunciassero ciò che spesso accadeva nelle case di tolleranza: nonostante molte prostitute fossero lesbiche, queste erano costrette a soddisfare le richieste dei clienti. Toulouse-Lautrec le ritrae a letto, cogliendole in momenti di dolce intimità come un bacio e un abbraccio, scardinando così pregiudizi e fornendo una prospettiva altra – decisamente più umana – attraverso la quale approcciarsi alle persone emarginate o disprezzate dalla società.

Desirée Maida

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Desirée Maida

Desirée Maida

Desirée Maida (Palermo, 1985) ha studiato presso l’Università degli Studi di Palermo, dove nel 2012 ha conseguito la laurea specialistica in Storia dell’Arte. Palermitana doc, appassionata di alchimia e cultura giapponese, approda al mondo dell’arte contemporanea dopo aver condotto studi…

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