I musei non dovrebbero confondere “contenuto sociale” con “impatto social”
L’elezione del finlandese Museo SIIDA come Museo Europeo dell’Anno porta a chiedersi se siamo in grado di distinguere tra contenuto e impatto sociale
Come ogni anno, lo European Museum Forum ha eletto, per il 2024, il Museo Europeo dell’Anno. Il tema di questa edizione, Museums in Pursuit of Social Impact, intendeva individuare quelle realtà museali che sono maggiormente impegnate nella creazione di un impatto sociale. L’assegnazione è stata dunque attribuita al Museo SIIDA di Inari (Finlandia), vale a dire il museo interamente dedicato alla cultura Sami, la popolazione indigena dell’Europa settentrionale che abita un territorio che si estende tra Norvegia, Finlandia, Svezia e Russia.
Il Museo SIIDA in Finlandia
Ad oggi, il Museo SIIDA è un museo nazionale, che è responsabile per il proprio specifico campo di indagine, che conserva la cultura spirituale, materiale dei Sami finlandesi. Si tratta dell’unico museo specificamente dedicato a questo tema, e data la rilevanza della popolazione Sami, che negli ultimi anni hanno sollecitato l’attivazione di commissioni volte ad indagare i trascorsi tra Norvegia, Finlandia e Svezia e la loro popolazione indigena, l’attribuzione di questo titolo potrebbe forse sembrare atto dovuto. E forse, dovuto, lo è per davvero, anche se alcune obiezioni possono essere sicuramente sollevate. Obiezioni che, val la pena ribadirlo, non riguardano tanto l’assegnazione del premio, quanto piuttosto il fatto che, attraverso questa premiazione, lo European Museum Forum esprime una visione di “impatto sociale generato dal museo”, che potrebbe essere oggetto di confronto e di approfondimento.
Come definire l’impatto sociale di un museo?
Il SIIDA è un museo importantissimo, e il suo valore sociale è indiscusso, ed è proprio questo elemento che potrebbe essere posto al centro della riflessione. Si tratta infatti di comprendere quale tipologia di parametri utilizzare nel poter definire quali musei siano maggiormente attivi nello sviluppo di impatti sociali.
Meglio ancora, si tratta di capire se l’impatto sociale debba essere riconosciuto ad organizzazioni che si occupano di una visione sociale della cultura o ad organizzazioni che, centrando il proprio lavoro sugli aspetti più prettamente culturali, riescono a generare impatto sulla propria comunità di riferimento. Detto in altri termini, come museo, genera un maggior impatto sociale un memoriale della Seconda guerra mondiale, o un museo d’arte contemporanea che apre all’interno di una città di medio-piccole dimensioni sprovvista di istituzioni artistiche di quel tipo e che riesce a generare un forte coinvolgimento con la cittadinanza?
Distinguere contenuto e impatto sociale
È chiaro che qualsiasi organizzazione lotti, attraverso qualsiasi tipologia di strumento, per il riconoscimento di diritti civili e per la diffusione di una memoria storica abbia un valore sociale che ogni cittadino dovrebbe riconoscere come irrinunciabile. Ma è davvero a questo tipo di organizzazione che vogliamo pensare quando affermiamo che i musei dovrebbero essere sempre più attivi nella creazione di impatti sociali? La realtà è che probabilmente, quando si parla di impatto sociale dei musei, si parla soprattutto di istituzioni che attraverso le proprie azioni riescono a stimolare una crescita individuale e collettiva dei propri visitatori e delle proprie comunità. A musei che identificano delle strade per essere sempre più sostenibili, sia culturalmente, che socialmente, che economicamente. Si pensa, quando si parla di impatto dei musei, a strutture che riescono a creare dei percorsi che rendano l’arte più vicina a quei cittadini meno sensibili ai temi culturali. Si pensa alle attività di rigenerazione urbana. Alle azioni di creazione culturale collettiva e dal basso. Non si pensa a memoriali. Né di disastri storici, né di ricchezze. Identificare dunque il SIIDA come Museo dell’Anno per il suo impegno a generare impatto sociale, per quanto possa sembrare giusto a prima vista, è invece un atto che fornisce un’interpretazione di impatto sociale che non è coerente con la realtà. E si restituisce tale interpretazione a quei musei che, negli anni, hanno investito risorse ed energie per poter concretamente generare un impatto sul proprio territorio. Sembrerebbe controintuitivo, ma non lo è affatto: sono anni che l’Europa sbaglia scelte puntando sulle scelte più corrette.
Stefano Monti
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