La prima volta a Casa Testori. 19 esordienti a Milano 

Diciannove artisti giovanissimi, nessuno arriva a 30 anni, si ritrovano insieme a due passi da Milano per la loro prima grande mostra. Un “appuntamento al buio” ricco di nuove promesse e sorprese

La prima volta è proprio il titolo di questo ambizioso progetto che dà nuova vita al pianterreno di Casa Testori. La villa di Novate, hinterland di Milano, si riconferma punto di riferimento dell’arte contemporanea italiana, con una mostra che guarda avanti al futuro. Al futuro, perché propone i lavori di diciannove giovanissimi artisti – molti alla loro prima occasione importante – tutti nati dopo il 1995.  Il titolo – è la curatrice Marta Cereda a dirlo – mette subito in chiaro le cose. Questo progetto è uno spaccato sulle loro ricerche personali, cominciate in modo promettente… ma ancora in corso. E sono raccolte qui, per la prima volta tutte insieme. Come è facile immaginare, leprime voltepossono avere qualche errore, qualche imperfezione. Ma è anche questo parte del gioco e del valore di queste esperienze formative.  Presa coscienza della freschezza e delle premesse di questa mostra, si è pronti per lasciarsi coinvolgere dalle sue diciannove voci. Voci cariche di entusiasmo, di voglia di sperimentare, conoscere, e costruire le proprie ricerche artistiche. 

Il rinnovato impegno di Casa Testori per l’arte contemporanea 

Quindici anni fa, nel 2009, Casa Testori cominciava la sua attivitàa sostegno dell’arte contemporanea. E la sua storia – in particolare tra il 2010 e 2014 – si caratterizzò subito per l’impegno nei confronti della creatività delle nuove generazioni. Il ciclo espositivo Giorni Felici vide emergere alla loro prima occasione nomi – allora sconosciuti – oggi protagonisti di spicco del panorama artistico italiano e internazionale. Si parla ad esempio di Gian Maria Tosatti, di Davide Rivalta. O ancora di Andrea Mastrovito. A loro, e non solo, fu concesso di esporre a Casa Testori a fianco dei grandi già maturi di quegli anni.  Oggi, la storia sembra ripetersi. Anche se con un titolo nuovo e ancora più coinvolgente per chi ne è parte. Lo spazio è tutto a loro disposizione: possono appropriarsene, avvalersene, persino giocarci. Tutto è concesso: in fondo, è la prima volta… 

La Prima Volta, installation view at Casa Testori, Novate Milanese, 2024. Photo Diego Mayon
La Prima Volta, installation view at Casa Testori, Novate Milanese, 2024. Photo Diego Mayon

La mostra La prima volta a Casa Testori a Milano 

Dall’ingresso alle due cucine, il percorso espositivo si estende in ogni sala, dialogando, anche in modo ironico, con lo spazio e l’arredamento. Le pareti paglierine di Casa Testori avvolgono le opere. Gli scaffali, la libreria, e i caloriferi – con tanto di scaldavivande – originali si offrono alla creatività degli artisti che ne sanno fare buon uso. Così, le loro ricerche prendono vita, alcune si parlano da vicino tra loro. Altre sono indipendenti, ma non meno in sintonia con l’ambiente. Citarle tutti sarebbe impossibile; qui una selezione dei contributi che vuole essere una spinta a visitare la mostra per intero. 

Un diario di vita, papaveri antropomorfi e tentacoli a Casa Testori 

Si comincia sulle scalette d’ingresso. Già si è accolti dalla luce dorata delle pareti color paglierino, in cui riecheggia il sapore dell’estate. Estate, che si ritrova nelle fotografie di Sara Lorusso, di cui tutto lo stanzino è tappezzato. Scatti rapidi, realizzati con chissà quale fotocamera: sono un diario, pagine raccolte nei mesi di vacanza. Sanno di mare, di emozioni intense, di nostalgia, e persino di sangue.  L’estate prosegue con i disegni a carboncino o a encausto di Roberto De Pinto. Papaveri antropomorfi, che riflettono sul rapporto tra umano e vegetale. Il tutto con materiali curiosi: una carta rossa artigianale, da lui stesso colorata, il carbone più grezzo, che non dispensa dal lasciare ditate – volute – ovunque.  Nella stessa stanza, la riflessione si sposta sul dialogo uomo-animale. È il tentacolo di polpo poggiato su un seno di Erica Bardi a parlare.  

Cartoni effimeri, dolci decadenti e femminismo settecentesco a Casa Testori 

Qualche passo dopo, il salone di Casa Testori diventa teatro di scheletri di opere d’arte. È Agnese Galiotto a proporli: grandi cartoni preparatori di affreschi che non esistono più – l’artista è infatti solita realizzarli in edifici in procinto di demolizione – riassemblati a nuova vita. Le immagini sono di nature fantastiche, in cui i pesci fluttuano in un paesaggio a metà strada tra il marino e il terrestre.  La veranda è invece dedicata alla rievocazione di una grande donna del passato: Margaret Cavendish. Scrittrice, che nei suoi romanzi ambientati in contesti fantascientifici denunciò la condizione femminile della sua epoca. Federica Mariani si ispira alle sue parole, riportandole in un video dalle grafiche da videogame, che pare riconfermarne la validità anche per il mondo di oggi.  In quella che fu una delle due cucine di Casa Testori – lo si capisce dal pavimento di mattonelle rosse – il dolce è servito. È servito sotto la forma delle sculture di Alice Pilusi. Torte e cupcake, invitanti… ma neanche troppo. Sono a metà tra il grazioso e il disgustoso; come una casa delle bambole in decadenza. L’artista interrogata le definisce “l’immagine delle contraddizioni della nostra società, il dolore romanticizzato”. 

Siepi, erbari tascabili, e manine colorate disseminate a Casa Testori 

Uno degli spazi in cui il dialogo espositivo è più fitto è l’atrio con la scalinata e la grande libreria. I volumi antichi si alternano alle piccole tele – tascabili – di Ilaria Simeone. Un erbario ricco di vegetazione rigogliosa: mezzo per riflettere sulla pittura di genere paesaggistico, e sul rapporto tra natura e cura dei giardini. Si rimane sul tema delle piante con la grande tela parietale di Pietro Guglielmin. È una siepe fatta di tanti strati, in cui “la foglia diventa il modulo, la pennellata, ma è anche ciò che è usato dalla natura per costruire la siepe stessa”. A completare la texture, una griglia a squame smaltate, che ricordano la trama di una coda di sirena.  L’ultimo cenno va alle piccole sculture che accompagnano il visitatore per buona parte del percorso. Manine variopinte, di delicati toni pastello, che si arrampicano e si intrufolano un po’ ovunque. Giulia Querin, la loro creatrice, ha voluto che conquistassero spazio espositivo, senza confinarle in un solo luogo. L’ennesima conferma della validità di questo primo dialogo tra gli artisti a Casa Testori. 

Emma Sedini 

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Emma Sedini

Emma Sedini

Etrusca e milanese d'origine in parti uguali, vive e lavora tra Milano e Perugia. È laureata in economia e management per arte, cultura e comunicazione all'Università Bocconi, e lì frequenta tutt'ora il MS in Art Management. Nel frattempo, lavora in…

Scopri di più