Indagare il concetto di “esposizione” in una mostra a Milano

Con opere di artisti di primo piano come Damien Hirst e Candida Höfer, il MUDEC presenta una meta-esposizione che si interroga sui motivi e le problematiche dell’atto espositivo in sé

Il titolo del primo pannello che fa da supporto informativo alla mostra Exposure al MUDEC di Milano è: “Guardare e non toccare”: la vetrina come archetipo del museo. Diventa un modo per andare subito al dunque. Il museo trova una sua ragione d’essere nell’isolare i manufatti. La sua esistenza è fondata sulla separazione degli oggetti dal resto del mondo e sulla disattivazione delle funzioni pratiche o simboliche agenti nei contesti di provenienza. 

Il concetto di vetrina al MUDEC

La mostra, a cura di Katya Inozemtseva e Sara Rizzo, è caratterizzata da un approccio secondo cui il concetto di esposizione in vetrina accomuna manufatti etnografici, opere d’arte, prodotti comuni. 
Così come accade per la cornice, nel caso della pittura, e per il piedistallo, nel caso della scultura, la vetrina costituisce un evidenziatore. Nello spazio protetto di un museo come in quello commerciale di un negozio è un accentratore di attenzione dello sguardo. Si pone una distinzione nel rapporto con il tempo. L’esposizione per il museo, unita all’idea di conservazione e protezione, è caratterizzata dalla lentezza, si fonda quasi sempre sulla durata. L’esposizione per i negozi è basata sulla velocità e il ricambio.

Exposure, installation view at MUDEC, Milano, 2024
Exposure, installation view at MUDEC, Milano, 2024

Gli artisti della mostra Exposure a Milano

In base a tali presupposti, si trovano differenti declinazioni dell’esporre, che riguardano anche il dispositivo mostra in generale: Gene Moore designer e vetrinista per Tiffany, i progetti espositivi di Roberto Sambonet per la Rinascente, le bacheche verticali con oggetti simili di Mark Dion, il quadro bacheca con mozziconi di sigarette di Damien Hirst, foto di interni museali da parte di Candida Höfer. In mostra vi sono anche due lavori inediti, preparati ad hoc. Uno diTheo EshetuCrocodile on a ceiling, collocato nel soffitto e visibile dal basso, si richiama a un’origine dei musei rintracciabile storicamente nelle raccolte delle Wunderkammern, che riunivano curiosità, elementi scientifici, manufatti artistici. Un altro è costituito dall’installazione di Monia Ben Hamouda, giocata concettualmente sulla differenza tra ciò che si può proporre nello spazio separato della mostra rispetto alla realtà viva degli eventi quotidiani.

La rivista MUDEC United

La mostra, invece che da un catalogo, è accompagnata dal secondo numero della rivista MUDEC United sullo stesso tema, affrontato in una logica trasversale di concorso di saperi con scritti di vari autori. La direttrice dell’istituzione Marina Pugliese ha deciso che una rivista, diretta da Carlo Antonelli, meglio di un catalogo possa fare da estensione a quanto si trova in mostra. La mostra precedente e il parallelo primo numero di MU erano sulle culture arcobaleno e si univano alla fedele riedizione di The Rainbow Book, in origine pubblicato nel 1975.

Giulio Ciavoliello

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Giulio Ciavoliello

Giulio Ciavoliello

Giulio Ciavoliello scrive di arte contemporanea e ha curato mostre. Ha fondato e diretto Artshow, guida a mostre e musei (1986­2011), ha fondato e diretto Combo, rivista d'arte contemporanea (2007­2008). Ha pubblicato “Dagli '80 in poi. Il mondo dell'arte contemporanea…

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