L’estate 2024 riempie di performance, sculture e artisti la città di Anversa 

Come Closer, un festival che è anche una mostra. Uno splendido romantico parco sculture, un edificio post-modernista, una serie di azioni e inquietudini fiamminghe e borghesi in Belgio

Come Closer ovvero “avviciniamoci” è il titolo di un evento a metà fra mostra e festival, scultura e performance, arte pubblica e contemplazione privata. “Come Closer” è un invito che avvicina anche le due istituzioni di Anversa che lo promuovono e che non potrebbero essere più lontane: il sublime, romantico parco-sculture di Middelheim e il rude, post-modernista edificio di De Singel situato all’incrocio di tre superstrade e costruito in blocchi di cemento assemblati come un super Lego. L’invito poi è naturalmente esteso anche al pubblico: quello serale e notturno che abita questa sorta di Barbican denso di spettacoli e arti, con frequentatori vestiti con eleganza eccentrica molto stile scuola di Anversa; mentre dall’altra parte la luce del giorno vede una pacata borghesia passeggiare nel parco: signori dai capelli argentei e cachecol arrotolati nel colletto della camicia, passeggini trainati da babbi e mamme atletici, ecologisti in bicicletta, coppie di amiche che con filo di perla, scarpe comode e libro in mano che  si allungano nelle sdraio a disposizione davanti alle sculture storiche all’ombra degli immensi faggi rosso bruno. E in tanto scenario irrompono le performance. 

Il progetto Come Closer ad Anversa 

Dunque, Come Closer si annuncia come una sfida a tutto tondo tra opera, azione e percezione. Alcune sculture possono essere completate da un performer. Altre invitano lo spettatore a usarle come sedile, palcoscenico o gioco. I materiali sono fragili e destinati ad essere plasmati dalla pioggia o dal vento. Tutto è potenzialmente fluido, in movimento, pronto a tradire i suoi limiti e a espandersi oltre i confini. Questo più o meno il concept che annunciano i curatori nell’ introdurre il percorso e il calendario di eventi che accompagnerà l’intera estate fino al 29 settembre, firmato da 25 artisti vicini e lontani dalla terra delle Fiandre. Obiettivo ambizioso che per rendere concreto va illustrato con degli esempi. Cominciano dal parco e da Roger Hiorns che propone un incontro tra la fredda, metallica consistenza di un motore di un elicottero militare (l’artista precisa essere stato usato per attacchi in Afghanistan) e la bianca pelle di un corpo nudo di un giovane performer che in una sorta di rituale sfiora, abbraccia, accarezza bulloni, turbina e grovigli di fili elettrici. In una galleria o sul palcoscenico di un teatro d’avanguardia non sarebbe neanche un’immagine così sconvolgente. Ma fra un rododendro e una quercia, come un’allucinazione che appare improvvisa appena svoltato un laghetto pieno di anatre, l’uomo nudo sul rottame produce un risultato diverso. Bisognerebbe però chiedere al buon borghese dai capelli d’argento quale effettivamente sia. 

Le opere di Come Closer, da Hiorns a Joan Jonas 

Hiorns inglese nato Birmingham nel 1975 è un artista che sui contrasti, sulle sfide e sulla chimica della materia lavora da sempre, conquistandosi un’ottima reputazione soprattutto grazie al suggestivo Seizure del 2008 quando, nelle sue mani, una resina a base di cristalli di solfato di potassio trasformò un appartamento londinese in una sorta di Grotta Azzurra. E la suggestione è anche la chiave per il secondo lavoro che ha allestito a Middelheim: due enormi contenitori industriali che eruttano schiuma saponata sulle radure del parco invitando i visitatori ad avvicinarsi, sporcarsi, giocare e trasformarsi in performer avvolti da nuvole di mousse profumata. Esperienza divertente anche se quella proposta invece da Joan Jonas si mostra decisamente più in linea con la passeggiata alla Robert Walser che questa natura ispira. Mirror Room III Outdoor pensata nel 1968 ma riproposta qui in versione site specific del 2024, è un’opera nascosta tra cespugli e siepi. Si raggiunge attraverso un sentierino seminascosto che amplifica l’effetto di veder stravolti, moltiplicati, sconnessi sia lo spazio che la propria immagine come sotto l’effetto di un incantesimo degno delle foreste del Nord. Un immaginario favolistico punteggia in molti casi l’operazione “avvicinamento”. Come il film “The Dreamers of the Forest” di Paul Kindersley (britannico regista, scenografo, costumista, sceneggiatore, nonché attore…)  opera totale che vediamo a loop su uno schermo poggiato tra le radici dove si animano personaggi in bizzarri e pirotecnici costumi e scene ironiche e paradossali con un occhio a Leigh Bowery, un altro a Lindsay Kemp anche se l’artista preferisce citare come fonte di ispirazione soprattutto Hieronymus Bosch.  

Interventi artistici al festival di Anversa 

Dunque, un parco di Anversa è posto giusto per inquietudini fiamminghe che sa meglio esprimere però Isabelle Andriessen trentottenne olandese. Lei punta a trasformare le griglie di sfogo della metropolitana in un luogo fanta-horror nel quale prendono vita molti “alien” grigi dalle forme organiche che trasudano umidità grazie a un sistema di tubi flessibili dove anche il suono del sottosuolo si amplifica in un indistinto grugnito.  Non è esattamente un’operazione che ci avvicina alla spiritualità del bosco circostante ma forse proprio per questo alla fine è tra i lavori più inquietanti e riusciti. 
Mentre solare e accogliente appare l’invito dell’ottima Temitayo Ogunbiyi di toccare con mano il calore di una delle pietre distese su un angolo del parco e esprimere un desiderio in favore di un’altra persona, vecchio rito che arriva dalla sua famiglia nigeriana. È la catena di associazioni e di affetti che la interessa, quella sottile invisibile costruzione di una rete che forma poi una comunità e che la rende tra le artiste più adeguate a parlare di avvicinamenti. Con lei ci spostiamo nell’altra sede del festival, lasciando il cinguettio del parco per raggiungere De Singel questo centro culturale nato per strana distopia al centro di un incrocio. Se a Middelheim l’elemento di confronto erano i secolari faggi altri trenta metri, qui sono i tralicci da dove pendono file di semafori che regolano il rimbombo del traffico. Eppure in un fazzoletto antistante all’ingresso ecco che Temitayo ha sostituito il pavimento di asfalto con l’erba di un prato e realizzato lì uno dei suoi parchi giochi con le spirali flessibili e libere che invitano i bimbi ad arrampicarsi e roteare (simile a quello che costruì nel cortile del Madre a Napoli nel 2020).  You will find companionship in greener grounds ha titolato l’operazione collocando accanto al playground altre giocose sculture e aiuole di piante aromatiche, insalate e ortaggi che arrivano da ogni parte del mondo: simbolo di un giardinetto globale etico e soprattutto commestibile. Nutrimento di corpi e pensieri… 

Il parco- sculture di Middelheim 

Sarà qui comunque, negli spazi del teatro o nei lunghi corridoi o nei cortili interni che nel corso dell’estate si alterneranno veri e propri spettacoli (attesissima Florentina Holzinger con “Ophelia’s got talent ” dal 21 al 23 giugno), conferenze, performance di diversa durata, incontri che vanno dal collettivo SUPERFLEX che val la pena seguire ovunque sulla terra e sul web. Ma anche Andrés Jaque e il suo Office for Political Innovation che partendo dall’ arte, il design e l’architettura opera una sottile ribellione, caustica reinvenzione, ironica e intelligente critica all’arte al design e all’architettura. E poi artisti storici da riscoprire (come la body-art di Lilane V) o le sculture percorribili e interattive che Isami Noguchi fece già negli anni Sessanta.  

C’è sicuramente da imparare nel seguire i workshop e le visite guidate da artisti e performer negli oltre 30 acri del parco-museo (circa 27 ettari)  fondato nei primi del Novecento e arredato da oltre 400 opere di collezione permanente dove la parte storica accoglie tra siepi all’italiana bronzi di Rodin, Renoir e Bourdelle ma anche una fontana con meravigliose sculture di Camille Henrot, mentre nella zona più selvaggia e romantica ecco le installazioni di Dan Graham, Antony Gormley ,Tony Cragg o l’iconica barca ripiegata su stessa di Eric Wurm.  

La lista è lunga e il calendario anche. E temi sono praticamente tutti quelli che tormentano il nostro contemporaneo occidentale mondo: clima, genere, guerra….  Resta solo il dubbio che mentre nel cemento del De Singel la performance funziona e prende forza, in quel parco di Middleheim che da solo vale il viaggio rischia di rimanere un corpo estraneo, una bizzarra eresia dei nostri tempi: come quella di un ragazzo nudo appollaiato per venti minuti di fila sul rottame di un motore. 

Alessandra Mammì 

www.comecloser.be 

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