Lo sguardo verso l’infinito. Un ricordo dell’artista Giovanni Anselmo

Equilibrio, massa, energia sono le parole chiave per entrare nel mondo di Giovanni Anselmo, dove regna il silenzio frutto di un altissimo grado di consapevolezza, che solo i grandi conoscono. L’artista, scomparso nel 2023, è in mostra al Maxxi a Roma

Ho in mano il catalogo, a forma di messale, della mostra personale di Giovanni Anselmo (Borgofranco d’Ivrea, 1934 – Torino, 2023) nel Conventino di Monteciccardo nel 2013, ultima del ciclo Memoriale dal Convento, iniziato sei anni prima. Avevamo trascorso alcuni giorni insieme a Giovanni con il suo fido collaboratore Andrea Nisbet, per allestire le opere nelle stanze del conventino, spoglie e rigorose come il pensiero di Anselmo. Alcune di queste le ritrovo al Maxxi, all’interno dell’antologica Oltre l’Orizzonte, curata in maniera esemplare da Gloria Moure, che ha ricostruito, con una trentina di opere fondamentali, la carriera di Anselmo, a partire da La mia ombra verso l’infinito dalla cima dello Stromboli durante l’alba del 16 agosto 1965

Chi era Giovanni Anselmo

Ed è proprio lo sguardo verso l’infinito che caratterizza la sua visione, nutrita di una consapevolezza fuori dal comune, mai abbinata a personalismi o eccessi di egotismo. Tutt’altro: il carattere di Giovanni era improntato su una proverbiale gentilezza, affidata ad un tono di voce morbido e pacato, direi quasi avvolgente. Ricordo la voce e le mani, con le quali aveva sparso con infinita pazienza la terra sul pavimento per realizzare Il sentiero verso oltremare (1992-2013), una linea marrone che tagliava in due lo spazio di una delle celle di Monteciccardo, ad indicare quella tensione poetica che caratterizza il suo lavoro. Tensione che in alcune opere si trasmette al mondo fisico come in Senza titolo (1967), dove un foglio di perspex trasparente viene tenuto in tensione con un tondino di ferro. Come ha spiegato Jean-Christophe Ammann, “La trasparenza del materiale visualizza la situazione di energia che mantiene in piedi l’opera”. 

Giovanni Anselmo, Struttura che beve. Courtesy Guggenheim Bilbao
Giovanni Anselmo, Struttura che beve. Courtesy Guggenheim Bilbao

L’arte di Giovanni Anselmo

Equilibrio, massa, energia sono le parole chiave per entrare nel mondo di Anselmo, dove regna il silenzio frutto di un altissimo grado di consapevolezza, che solo i grandi conoscono, distanti dal cicaleccio del quotidiano e dal rumore della superficialità. Come Emily Dickinson o Jorge Louis BorgesEugenio Montale o Guido Ceronetti, Giovanni Anselmo opera nel luminoso –e per molti inaccessibile- territorio dell’essenziale .E per non sprecare altre parole e concludere questo ricordo ,  mi piace descrivere la mostra del Maxxi con le stesse parole dell’artista: ”Laddove i particolari si incontrano/ compartecipi dell’agire del Tutto/ la pietra sospesa sta su grazie al proprio peso/ il colore solleva la pietra e la pietra solleva il colore/il colore e la pietra sollevano la tela/i grigi si alleggeriscono/l’ago magnetico di oriente si orienta/la lattuga è sempre fresca/ la torsione rimane viva/ la trasparenza si tende ad arco e si regge/ la spugna di mare respira/l’oltremare indirizza/ nell’opera si entra/l’invisibile si manifesta”.

Ludovico Pratesi 

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Ludovico Pratesi

Ludovico Pratesi

Curatore e critico d'arte. Dal 2001 al 2017 è stato Direttore artistico del Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro Direttore della Fondazione Guastalla per l'arte contemporanea. Direttore artistico dell’associazione Giovani Collezionisti. Professore di Didattica dell’arte all’Università IULM di Milano Direttore…

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