A Milano una mostra per omaggiare il grande gallerista Giorgio Marconi con le opere dei suoi artisti
Enrico Baj, Giò Pomodoro, Emilio Tadini e Mario Schifano sono solo alcuni dei nomi che gravitarono attorno al celebre Studio Marconi e che a un mese dalla morte del gallerista tornano in mostra da BKV Fine Art
Concepito come un “luogo in cui si espone, si studia, si progetta e si discute” lo Studio Marconi – aperto nel 1965 a Milano – era destinato fin da subito a diventare casa e punto di riferimento per molti artisti che avrebbero poi segnato quella che fu l’arte italiana del secondo Dopoguerra. Giorgio Marconi (Milano, 1930 – 2024) infatti, abbandonati gli studi di medicina, decise di dedicarsi all’arte anche grazie all’attività di suo padre Egisto, che lavorava come corniciaio e tramite cui entrò in contatto con molti nomi noti dell’arte degli anni Trenta. E a un mese dalla morte BKV Fine Art decide di omaggiarlo la mostra Caro Giorgio… (fino al 26 luglio 2024), esponendo proprio le opere degli artisti che il gallerista contribuì a rendere famosi.
“Caro Giorgio…”, l’omaggio da BKV Fine Art a Milano
Valerio Adami, Enrico Baj, Luciano Bartolini, Angelo Cagnone, Hsiao Chin, Gianni Colombo, Lucio Del Pezzo, Antonio Dias, Giuseppe Maraniello, Gianfranco Pardi, Giò Pomodoro, Man Ray, Mimmo Rotella, Mario Schifano, Aldo Spoldi ed Emilio Tadini sono gli artisti che più hanno caratterizzato l’attività dello Studio (e quelli a cui Marconi è stato più profondamente legato) che grazie ai prestiti da collezioni private milanesi tornano nello stesso luogo per celebrare uno dei galleristi che più di altri ha segnato la storia dell’arte italiana del secondo Dopoguerra: “nell’arte è pieno di matti, intesi in senso comune, come potrebbe vederli un bancario: gente che pensa e che sogna, che sale sull’ippogrifo e parte”, diceva dei suoi artisti.
“Caro Giorgio…”, le opere in mostra da BKV Fine Art a Milano
L’esposizione presenta una selezione di opere – degli anni ’60, ’70, e ’80 – che hanno caratterizzato l’attività dello Studio Marconi, dalla prima mostra nel 1965 Adami, Del Pezzo, Schifano, Tadini, all’ultima del 1992 dedicata a Hsiao Chin. E tutte provengono da chi ha instaurato un rapporto di stima e amicizia con Marconi, “poi proseguito nel corso degli anni con scelte collezionistiche che riflettono il susseguirsi delle mostre all’interno degli spazi di via Tadino”, raccontano da BKV Fine Art. “Ci abbiamo messo del nostro scegliendo modi di comunicare un po’ diversi del solito. Per la prima mostra ci siamo inventati un catalogo mai visto prima: abbiamo messo in una scatola quattro puzzle, ognuno riportava uno dei lavori in mostra. Perché l’ho fatto? Perché ho pensato che i cataloghi sono come quando vai dal barbiere: questo ti taglia i capelli e parla delle sue cose, di calcio… tu sfogli una rivista e passa via tutto. Cosa ti resta? Invece se ti si spezza il puzzle, beh devi metterti lì a ricostruirlo. E ci devi pensare, devi ragionare sull’immagine che stai componendo”, raccontava Giorgio Marconi a Francesco Sala in una lunga intervista per Artribune nel 2013.
“Caro Giorgio…”, le intenzioni della mostra da BKV Fine Art a Milano
Non ha alcun valore commerciale, bensì affettivo e culturale la mostra presentata negli spazi di BKV Fine Art. “Ci interessava restituire un periodo storico, l’inizio di quella che poi è stata una carriera che ha segnato l’arte contemporanea del secondo Dopoguerra. L’obiettivo dell’esposizione è mettere in luce i rapporti umani che intercorrevano fra Marconi e gli artisti della sua galleria, con cui viveva a stretto contatto”, racconta ad Artribune Massimo Paolo Maria Vecchia, uno dei soci di BKV Fine Art.
Caterina Angelucci
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