Lo sfondo della Gioconda è il Lago di Como? “È la scoperta dell’acqua calda”
Chiamato in causa da prof Donald Sassoon della Queen Mary University di Londra, lo studioso Riccardo Magnani che da tempo spiega i collegamenti tra le opere di Leonardo e i paesaggi lecchesi risponde alle dichiarazioni avanzate dalla geologa Ann Pizzorusso sulla Gioconda
È del 14 maggio scorso la notizia – ripresa anche dal Guardian e dal New York Times – della geologa e storica dell’arte italoamericana Ann Pizzorusso che sostiene di avere scoperto che la Gioconda di Leonardo da Vinci (realizzata tra il 1503 e il 1506) è ritratta con sfondo su un ramo del Lago di Como, più precisamente tra il Lago di Garlate e il Ponte di Azzone Visconti. Tuttavia, le ipotesi avanzate da Pizzorusso – condotte soprattutto su conoscenze geologiche e geografiche – non convincevano tutti, come già spiegava Donald Sassoon, docente di storia europea alla Queen Mary University di Londra. Quest’ultimo ha infatti chiamato in causa lo studioso italiano Riccardo Magnani che aveva già esposto teorie simili in un articolo sul Corriere della Sera, pubblicato in data 13 luglio 2017 e di cui raccogliamo qui un’ulteriore spiegazione.
La risposta di Riccardo Magnani ad Ann Pizzorusso sulla geolocalizzazione della Gioconda
Quando la geologa Pizzorusso, richiamando un’equazione alquanto bizzarra, identifica il lago di Garlate nello sfondo sulla sinistra nel dipinto fa decisamente confusione, in quanto il lago di Garlate si trova sulla destra del dipinto. Questa approssimazione nell’identificare il luogo reale dipinto da Leonardo la dice lunga sul fondamento su cui poggia la tesi della geologa, che dice di esservi arrivata in maniera decisamente “fortunosa”. Oltretutto, il paesaggio dipinto da Leonardo risulta una sorta di patchwork, in cui ben otto diversi paesaggi sono assemblati tra loro, e quello individuato dalla Pizzorusso attiene alla porzione di lago in fronte ai promontori di Olgiate, Dervio e Bellano e non certo al lago di Garlate, che come detto si trova nella parte destra del dipinto. Sempre qui, infatti, figura l’ormai celeberrimo ponte Azzone Visconti, costruito nel XIV secolo e appartenuto nel 1409 per un breve periodo a Pandolfo III, mecenate di Gentile da Fabriano, come si legge in una nota oggi conservata nell’archivio di Fano.
La risposta di Riccardo Magnani ad Ann Pizzorusso. La responsabilità del The Guardian
Anche il sensazionalismo con cui questa notizia è presentata dal The Guardian è sorprendente, in primis perché sarebbe bastato il più classico controllo delle fonti – che ogni giornalista dovrebbe per deontologia eseguire – per imbattersi in un mio articolo sul Corriere della Sera del 2017, ripreso poi da altre testate. Ma la redazione del The Guardian avrebbe anche visto che non solo la tesi sostenuta dalla Pizzorusso è errata nel rimando puntuale, ma il legame tra i paesaggi lariani e le opere di Leonardo sono molteplici e hanno, nell’intento iconografico dell’artista, un ruolo essenziale nel definire il senso sotteso all’opera stessa, come nel caso della Vergine delle Rocce, nata inizialmente come una Madonna dei Fusi e poi cambiata in corso d’opera nella versione che conosciamo per collocarla nel solco dell’Orfismo.
La risposta di Riccardo Magnani ad Ann Pizzorusso. Conclusioni
Così facendo, si sarebbe evitato innanzitutto di spacciare a mezzo mondo per sensazionale e innovativa una scoperta che è già stata battuta diversi anni fa; in secondo luogo si sarebbe evitato di dare un’informazione errata circa il dipinto, evitando cosi di alimentare tesi speculative legate alla territorialità degli sfondi dipinti, come da anni già se ne vedono, distraendo critica e pubblico dal comprendere il reale senso sotteso alle opere del genio fiorentino. In definitiva, è proprio il caso di dire che la geologa Pizzorusso ha scoperto l’acqua calda, in quanto l’associazione tra le opere di Leonardo e il territorio lariano non sono una novità. In maniera generica, il primo a proporla fu il Sen. Cermenati a inizi ‘900, quando dirigeva l’Istituto per gli Studi Vinciani, poi ripresa da un ricercatore indipendente di Mandello del Lario, Luigi Conato. Mentre un’associazione più puntuale, come detto, è stata sviluppata da me già a partire dal 2010, quando ho iniziato a occuparmi della materia.
Riccardo Magnani
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