Amedeo Modigliani. Ritorno a Firenze al Museo Novecento
Parte dalla storia di una grande collezione cittadina la mostra che riunisce alcuni capolavori della prima metà del Novecento italiano, dall’unico autoritratto dipinto da Amedeo Modigliani a opere di Giorgio Morandi, Carlo Carrà, Ardengo Soffici
La prima ideazione di questa mostra, Ritorni. Da Modigliani a Morandi, da parte di Sergio Risaliti risale all’inizio della sua direzione del Museo Novecento di Firenze, nel 2018. Il progetto espositivo, curato dal direttore stesso insieme a Eva Francioli e Chiara Toti, ricostruisce la storia della collezione di Alberto Della Ragione (1892-1973), e celebra i primi dieci anni di vita del Museo, e riunisce alcuni capolavori della prima metà del Novecento italiano, dall’unico autoritratto dipinto da Amedeo Modigliani a opere di Giorgio Morandi, Carlo Carrà, Ardengo Soffici, Felice Casorati, Scipione e Renato Guttuso tra gli altri.
La collezione di Alberto Della Ragione
La mostra affianca al nucleo della collezione permanente lavori importanti da cui Della Ragione si era nel tempo separato, e che sono poi stati acquisiti da importanti istituzioni nazionali e internazionali: essa costituisce dunque l’occasione di ripercorrere una vicenda intellettuale e culturale, e un racconto possibile dell’arte italiana tra le due guerre.
Lo snodo principale è la visita alla I Quadriennale di Roma (1931), con la scoperta definitiva dell’arte contemporanea da parte del collezionista, e con la progressiva maturazione – secondo le sue parole – di “una fede che splende oggi. Questa fede si traduce, da allora in poi, nel sostegno costante agli artisti viventi e nella costruzione di un discorso che non è fatto solo di acquisti, ma anche e soprattutto di consapevolezza, di visione e di racconto coerente.
L’acquisizione delle opere della collezione Broglio
Questo percorso culminerà con l’acquisizione tra 1937 e 1939 di un nucleo raro e importante di opere di Morandi e Carrà appartenute a Mario Broglio, con la vittoria nel 1941 del primo premio alla Mostra delle collezioni d’arte contemporanea organizzato dall’Ufficio per l’Arte Contemporanea di Giuseppe Bottai a Cortina d’Ampezzo e con l’inaugurazione nel 1942 della Galleria della Spiga e Corrente (allestita dai BBPR) a Milano.
A partire dalla fine degli anni Cinquanta, Della Ragione comincia a maturare l’idea di una destinazione pubblica della sua collezione, che si concretizza con il passaggio di 241 opere alle collezioni civiche di Firenze (31 ottobre 1969), le quali trovano una prima collocazione nel 1970 a Palazzo Bombicci in Piazza della Signoria e poi, attraverso i passaggi successivi nel complesso delle Oblate e nella Palazzina del Forte di Belvedere, alla sede attuale del Museo Novecento (2014).
Il percorso espositivo nella mostra di Firenze
Questo storico percorso viene testimoniato nella mostra dalle relazioni e dai rimandi tra le opere, tra le quali occorre soffermarsi – oltre al già citato Autoritratto (1919) di Modigliani – almeno: sulla strepitosa Natura morta con ventaglio (1915) e su Fiammiferi (1915) di Ardengo Soffici, prove dell’originalità nella ricezione e nella rielaborazione del cubismo da parte del pittore, scrittore e intellettuale di Rignano sull’Arno; sull’Omino in sacrestia (1922) di Ottone Rosai e sullo Studio per il cardinal Decano (1929) di Scipione, preziose testimonianze di fuoriuscita dal Novecento e da una certa idea di ritorno all’ordine già negli anni Venti, verso direzioni vernacolari ed espressioniste; sulla Crocifissione (1940-41) e sulla Donna alla finestra (1942) di Renato Guttuso, che in piena guerra annunciano già i contenuti che verranno, partendo dalla lezione fondamentale di Guernica (1937) come combinazione possibile di avanguardia artistica e realismo impegnato (sarà d’altra parte questo il testo visivo più studiato e citato su entrambe le sponde dell’Atlantico per tutto il decennio).
Oltre che, ovviamente, sul meraviglioso nucleo “metafisico”, composto da La camera incantata (1917) di Carlo Carrà, distillato della stagione ferrarese, e da Natura morta con squadra (1917) e Natura morta con manichino (1919) di Giorgio Morandi, che annunciano già il ritorno all’ordine quattrocentesco di Paolo Uccello e di Piero della Francesca.
Christian Caliandro
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