Il grande artista Carlos Garaicoa e la sua installazione specchiante nel punto più alto di Assisi  

Quattro complesse installazioni dell’artista cubano intendono riflettere sul concetto di città tra passato, presente e futuro. Una mostra immersiva alla Rocca Maggiore di Assisi

È il misterioso abbraccio tra l’abitare, il costruire e il ricordare che nutre e guida le singolari atmosfere evocate da Carlos Garaicoa (L’Avana, 1967)  nel suo ultimo lavoro creativo. L’artista ha scelto il luogo più alto della città serafica – l’antica fortezza medievale costruita dal cardinale Albornoz – dando vita ad un percorso sensoriale ed immersivo che trasfigura le stanze della Rocca in luoghi di riflessione storica e politica.  

La mostra di Carlos Garaicoa ad Assisi 

Un complesso gioco di specchi parabolici e specchietti retrovisori, sospesi su delle aste in ferro battuto, inaugura il primo spazio espositivo della mostra. L’originaria corte appare interrotta e frastagliata dal rifrangersi delle immagini dei visitatori sulle superfici riflettenti. Ad essere evocata è la stessa dimensione del traffico urbano che ingloba chiunque sia coinvolto nel suo marasma vorticante. Capiterà pertanto di sentirsi osservati non solo dalla propria visione replicata, ma anche da una serie di frasi incise sugli oggetti esposti.  

L’installazione di Carlos Garaicoa come ascolto del presente 

Capolavoro di site-specific, Oratorio introduce il visitatore in un uno spazio duale: inferiore e superiore, tra terra e cielo. Soavi tendaggi colorati pendono dall’alto, a disegnare linee luminose e misterici intrecci, sostenuti dalle monastiche melodie di Puebla e Marty. Le architetture lignee del baluardo, appaiono invase dalla cinetica inconcussa di queste reti cromate, che spingendo il proprio muoversi verso l’incontro con l’idea delle impalcature edilizie, rimandano alla realtà di un ascolto tacito con il significato intrinseco degli edifici. In fondo, quello che queste vivaci trame luminescenti intendono suggerire, è la segreta adiacenza della preghiera alla memoria degli spazi. Oratorio, in tal senso, diventa il dispositivo attraverso il quale Garaicoa intende indurre il visitatore, ad immaginare – in una sacralità tutta interiore – le remote esperienze degli esseri umani che in Assisi hanno lasciato traccia. Pensare il passato diventa, così, un meditare il presente.  

(Ri)pensare la città con le opere di Carlos Garaicoa 

A chiudere la mostra sono due città da concepire in serrata complementarietà antitetica. No Way Out (2002) si dà come fascio inamovibile di palazzi, porte e ponti speculari. Ciò che sembra governare questa città teorica è un inconfessato equilibrio interno che sostenta l’assetto urbanistico e mantiene costante la luce artificiale emanata dalle lampade a filo. Colpisce tuttavia, la manifesta fatiscenza di questa costruzione-modello. La scelta di posizionarla a terra, sotto gli occhi di chi la guarda, ne approfondisce tutta l’utopia di cui è formulazione. Rovescio di questo fragile e inalterabile archetipo urbano è Ahora juguemos a desaparecer I (2002), informe compagine di monumenti, monconi di cattedrali e templi arcaici che bruciano implacabilmente, perché fatti di cera. Nessuno può vedere le stesse forme. L’Occidente fatto edificio si disgrega senza sosta, vinto dal signoreggiare del tempo. Il compito moderno allora rimane lo stesso: ponderare la storia con la stessa cura di chi non vuol far spegnere una candela.  

Amedeo Giulio Proietti Bocchini 

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Amedeo Giulio Proietti Bocchini

Amedeo Giulio Proietti Bocchini

Amedeo Giulio Proietti Bocchini (2001). Laureato in Teorie del cinema presso l’Università La Sapienza di Roma con una tesi intitolata “L'esistenza del vedere: il cinema di Béla Tarr”, frequenta il corso di laurea magistrale in Filosofia nel medesimo ateneo. Da…

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