Tutte le mostre da vedere in Piemonte nell’estate 2024
Per chi ha deciso di passare le vacanze in Piemonte tra montagne, città d’arte e colline, questa guida aiuta a pianificare le gite culturali delle prossime settimane
Qualunque sia il motivo per cui ti trovi nei dintorni quest’estate, la nostra guida alle mostre da vedere in Piemonte nel 2024 è il posto giusto in cui cercare ispirazioni. Artribune ha scelto per te le mostre migliori di Torino, ma non solo. Ti portiamo anche a Domodossola, e a fare una gita fuori porta all’Oasi Zegna, nel verde dei boschi biellesi. Che cosa aspetti? Scorri la pagina per scoprire cosa vale la pena visitare tra tutti gli eventi espositivi di questo periodo.
La scelta è ampia: da Caravaggio ospite della Reggia di Venaria insieme ad altri capolavori provenienti da Capodimonte, fino agli oggetti di scena provenienti dai set di Hollywood.
Per punti
- 60 capolavori da Capodimonte giungono alla Reggia di Venaria a Torino
- Cristina Mittermeier alle Gallerie d’Italia di Torino
- La grande fotografa Margaret Burke-White da CAMERA a Torino
- Tre progetti estivi alla Fondazione Sandretto a Torino
- Un omaggio a Mario Merz alla Fondazione Merz di Torino
- La stagione dell’Informale torinese al Museo Accorsi Ometto a Torino
- Italo Cremona alla GAM di Torino
- Chi è Italo Cremona
- Gli oggetti dei set di Hollywood al Museo del Cinema di Torino
- Rebecca Moccia all’Oasi Zegna a Biella
- Lorenzo Peretti a Casa De Rodis a Domodossola
60 capolavori da Capodimonte giungono alla Reggia di Venaria a Torino
I nostri consigli espositivi sul Piemonte non posso che cominciare dal capoluogo. Torino offre una ricca rassegna estiva. Spicca innanzitutto la mostra che porta in città ben 60 capolavori del Museo di Capodimonte. Un’occasione imperdibile per vedere raccolti tutti insieme opere di grandi maestri come Caravaggio, Tiziano, Masaccio e Parmigianino. E non solo. Il percorso espositivo allestito alla Reggia di Venaria Reale di Torino invita i visitatori a scoprire lo stretto legame storico-artistico che collega la dinastia sabauda e i Borbone fin dai tempi antichi.
Il legame tra i Savoia e i Borbone in mostra
È la prima sala – con alcune tele in prestito dai Musei Reali di Torino – a spiegare in modo chiaro la vicinanza tra committenti e artisti che operavano tra Torino e Napoli. Molte di queste opere, infatti, sono di mano di pittori attivi in Campania, che furono chiamati qui al Nord per adornare gli altari di corte o collaborare nei maestosi cantieri delle Residenze sabaude.
La storia di Capodimonte in mostra a Torino
Il percorso mostra continua, raccontando la storia del Museo di Capodimonte. Il complesso del Palazzo Reale cominciò con l’ospitare le collezioni d’arte che facevano capo alla famiglia dei Farnese. Solo successivamente divenne un vero e proprio museo: il più importante del territorio napoletano. Il nucleo iniziale si arricchì dunque con le opere dei Borbone e con innumerevoli dipinti provenienti da chiese e conventi inclusi nel perimetro dei vasti possedimenti della famiglia. Un patrimonio immenso, di cui un’attenta selezione è esposta in questa mostra.
Capodimonte da Reggia a Museo
Reggia di Venaria Reale, Torino
Fino al 15 settembre 2024
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Cristina Mittermeier alle Gallerie d’Italia di Torino
Una parola è il centro, radice e cuore pulsante di questa mostra targata National Geographic: enoughness. Intraducibile letteralmente in italiano, indica la facoltà di riflettere sul posto che noi – singoli uomini – occupiamo all’interno dell’ecosistema globale. Pensiero che dovrebbe renderci più consapevoli dell’importanza delle nostre scelte e abitudini di vita, e sull’impatto che queste possano avere sugli altri e in generale su tutto il mondo che ci circonda.
Cristina Mittermeier, biologa marina, attivista, e prima di tutto fotografa del National Geographic, invita il pubblico ad avvicinarsi a questo concetto. E lo fa con le sue fotografie, raccolte in una grande esposizione alle Gallerie d’Italia di Torino. Immagini raccolte durante i suoi viaggi intorno al mondo, che raccontano le tradizioni di popoli lontani e i loro rituali che rispecchiano perfettamente l’enoughness che fa da fil rouge di tutta la mostra. Un inno alla sostenibilità e un forte messaggio che scuote, invitando tutti a imparare dalle pratiche che la saggezza arcaica dei popoli nativi ancora oggi sa insegnare.
Cristina Mittermeier, La grande saggezza
Gallerie d’Italia, Torino
Fino all’1 Settembre 2024
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La grande fotografa Margaret Burke-White da CAMERA a Torino
Si prosegue con la fotografia, con una grande mostra di ben 150 scatti della celebre fotografa Margaret Burke-White. Famosa per i suoi scatti sulle riviste di tendenza del Primo Novecento, che hanno raccontato le trasformazioni sociali, politiche ed economiche, di cui tutto il mondo fu protagonista in quegli anni. Quest’anno, CAMERA le dedica un intero ricco progetto.
Le fotografie di Margaret Burke-White
Qualcuno forse ricorderà le sue foto della diga di Fort Peck comparse sulla copertina del primo numero della leggendaria rivista LIFE, oppure i suoi ritratti di Stalin e Gandhi. Meno scontato è invece realizzare che lei, Margaret Burke-White (New York, 1904 – Stamford, 1971), fu anche la prima fotografa straniera a ottenere l’autorizzazione per scattare immagini nelle industrie sovietiche. E la prima fotoreporter di guerra americana. Un personaggio incredibile, costretto troppo presto a poggiare per sempre la macchina fotografica a causa del Parkinson, già nel 1957.
La mostra da CAMERA
La grande esposizione proposta da CAMERA a Torino racconta in 150 immagini le avventure e le esperienze vissute da Margaret Burke-White, ripercorrendo tutta la sua carriera. Dai servizi per LIFE, agli orrori dei campi di concentramento. Una mostra che prosegue il percorso di riscoperta dei grandi nomi della fotografia del XX Secolo, che si inserisce nel percorso in itinere di questa istituzione torinese.
Per approfondire il percorso espositivo, leggi qui il nostro articolo.
Margaret Bourke-White – L’opera 1930-1960
CAMERA, Torino
Fino al 6 ottobre, 2024
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Tre progetti estivi alla Fondazione Sandretto a Torino
La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino presenta la sua rassegna dell’estate 2024 con due nomi femminili e un artista iracheno. Tre progetti impegnativi, che raccontano il contemporaneo e i vissuti dei rispettivi autori con una forte carica emotiva.
La mostra di Binta Diaw
Per la terza edizione del Progetto Genesi. Arte e Diritti Umani, promosso dall’Associazione Genesi, l’artista scelta come protagonista è Binta Diaw. Il suo progetto – un’immersione multisensoriale che parla di flussi migratori tra Africa ed Europa – invita a riflettere stimolando il pensiero non solo verso il sociale, ma anche in direzione di arte e filosofia.
Le migrazioni sono un tema caro a questa artista, nata in Italia ma da genitori senegalesi. Qui sono declinate in un’installazione che le rilegge dal punto di vista dei corpi umani, e della relazione con la natura e la cultura che li circonda.
Binta Diaw, Il peut pleurer du ciel
Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino
Fino al 13 ottobre 2024
La mostra di Danielle McKinney
La seconda proposta della Fondazione porta per la prima volta l’artista americana Danielle McKinney, con un corpus di opere inedite che si uniscono a lavori passati.
Il titolo curioso – Fly on the Wall (una mosca sul muro) – è una metafora comune nel linguaggio anglosassone quando si osserva qualcuno senza che questi se ne accorga. “Spiare”, insomma. Essere un osservatore invisibile, che tutto ascolta, pur non partecipando agli eventi, acquisendo così preziose conoscenze.
Le opere dell’artista – tutte figure femminili nere – catturano “come mosche sul muro” momenti di introspezione e solitudine. Donne che dormono, che fumano, che se ne stanno quietamente sedute. Immagini dalla forza di attrazione magnetica, realizzate unendo pittura e fotografia.
Danielle McKinney, Fly on the Wall
Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino
Fino al 13 ottobre 2024
La mostra di Mohammed Sami
Pittura contemporanea e memoria episodica. Questi i due poli attorno a cui si costruisce la ricerca di Mohammed Sami per i dipinti pensati per questa mostra torinese. Ogni opera rispecchia l’idea di thereness: la senzazione di essere spinti dalla nostra mente altrove. Si è qui, ma non si è qui. I ricordi portano lontano, rievocano eventi e vissuti passati. Per l’artista – che ha vissuto la migrazione sulla sua pelle – thereness si traduce nelle rievocazioni dei traumi passati e dei loro effetti difficili da cancellare dalla memoria.
Mohammed Sami, Isthmus
Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino
Fino al 13 ottobre 2024
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Un omaggio a Mario Merz alla Fondazione Merz di Torino
Gli spazi della Fondazione Merz di Torino rendono omaggiano il grande maestro di cui mantengono viva la memoria con una grande mostra. Qualcosa che toglie il peso: una rassegna che raccoglie installazioni, igloo, tavoli, tele e opere su carta di Mario Merz.
La mostra alla Fondazione Merz
L’esposizione riporta alla Fondazione grandi capolavori di questo protagonista dell’Arte Povera italiana. Il titolo si rifà all’antropologo Levi Strauss, e al suo obiettivo di ricerca di risalire alla natura profonda alla base del pensiero umano.
In mostra si incontra subito il suo famoso igloo Senza Titolo: una cupola in foglia d’oro che pare trasudare di riflessi dorati. Ed è solo l’inizio di un ricco percorso che indirizza la mente del pubblico verso le cose ordinarie, spesso date per scontate, che diventano qui veri oggetti di meraviglia.
L’opera di Mario Merz al centro della mostra
Il percorso trova il fulcro in un’opera particolare – Quattro tavoli in forma di foglie di magnolia – realizzata da Merz nel 1985. Lavoro che utilizza uno dei supporti preferiti dall’artista, il tavolo, capace di esprimere i bisogni essenziali e di sostentamento dell’uomo. Un oggetto che veicola l’idea di convivialità, di riunirsi tutti insieme, in famiglia, attorno al pasto quotidiano.
Il tavolo viene poi unito all’elemento naturale, rafforzato dal materiale – la cera, anch’essa di origine organica – di cui sono ricoperte le superfici.
Mario Merz, Qualcosa che toglie il peso
Fondazione Merz, Torino
Fino al 6 ottobre 2024
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La stagione dell’Informale torinese al Museo Accorsi Ometto a Torino
Com’era Torino negli Anni Cinquanta? A rispondere – almeno dal punto di vista artistico – è la mostra al Museo Accorsi Ometto, che propone una vasta rassegna sull’Informale. Umberto Mastroianni, Alberto Burri, Mario Merz, Lucio Fontana, Pinot Gallizio, Giuseppe Capogrossi, Karel Appel, Emilio Vedova, sono solo alcuni dei protagonisti dell’esposizione. Grandi artisti, ovviamente attivi nella scena torinese attorno al 1950. Una scena in cui non era solo la pittura ad animare il capoluogo torinese: erano gli anni della RAI, delle prime Fiat 500, e dell’alta moda nutrita dai tessuti prodotti nelle fabbriche appena fuori in collina.
Tornando al campo artistico, la città – insieme a Milano, Venezia e Roma – si preparava a diventare uno centri principali dell’arte contemporanea italiana. È allora che aprì i battenti la Galleria Civica d’Arte Moderna, nel 1959, ponendo le basi per le tante gallerie che inaugurarono poco dopo. Martano, Sperone, Stein, Persano, Tucci Russo, per poi passare alla grande fiera di Artissima e alle fondazioni Merz e Sandretto Re Rebaudengo.
Il percorso espositivo ci riporta agli anni d’oro dell’arte contemporanea di Torino, con una ricca selezione di opere di pittori locali, accompagnata da altri grandi nomi italiani e stranieri dell’epoca.
Torino Anni ‘50. La grande stagione dell’Informale
Museo Accorsi Ometto, Torino
Fino all’1 settembre 2024
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Italo Cremona alla GAM di Torino
In collaborazione con il MART di Rovereto, la GAM di Torino presenta una grande mostra dedicata a Italo Cremona. La lente di ingrandimento è sui notturni – uno dei temi chiave della poetica dell’artista – analizzati dal punto di vista espressivo e non solo.
Chi è Italo Cremona
Italo Cremona (Cozzo, 1905 – Torino, 1979) è stato un pittore, ma anche scenografi, costumista, scrittore e persino arredatore. Malgrado la laurea in Giurisprudenza, si diede presto alla pittura, accostandosi allo stile di Felice Casorati. Arrivò a esporre alla Biennale di Venezia già nel 1932.
Tra i suoi scritti più celebri, è utile richiamare la Zona ombra, che si lega da vicino alla mostra torinese. Titolo di un suo libro pubblicato da Einaudi, la Zona ombra è il luogo in cui la luce tocca il buio. È quel contesto “capiente” acceso dai barlumi di una lampada, o dalla scia di una stella cadente.
La mostra alla GAM
La proposta della GAM prende dunque spunto dai pensieri di Italo Cremona sulle ombre e i notturni, per poi ampliare la visione a tutta la produzione del pittore.
La filosofia esistenziale si accosta a opere che ripercorrono la sua carriera. Dalle prime sperimentazioni, alle nature morte, fino al Realismo magico. più di cento dipinti e una selezione di disegni e incisioni. Una mostra ricca, che offre una panoramica completa su questo artista italiano poco noto, e senz’altro da riscoprire. Perfetta per chi non lo conosce e si è lasciato incuriosire dalla sua ricerca.
Italo Cremona. Tutto il resto è profonda notte
Galleria d’Arte Moderna, Torino
Fino all’8 settembre 2024
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Gli oggetti dei set di Hollywood al Museo del Cinema di Torino
Al Museo Nazionale del Cinema di Torino c’è una mostra imperdibile per gli appassionati del grande schermo. 120 oggetti provenienti dai set di Hollywood. È un’occasione unica per vedere da vicino le icone immateriali che hanno fatto la storia del cinema americano… almeno quanto gli attori in carne e ossa. Parliamo ad esempio della piuma di Forrest Gump, o della bacchetta magica vista centinaia di volte in mano al leggendario Harry Potter. E ancora: il casco degli Stormtrooper di Guerre stellari e la pallottola di Matrix. La lista è lunghissima. Si potrebbe andare avanti ore a rievocare le scene epiche dei capolavori cinematografici e gli oggetti che le popolano.
L’esposizione, però, non vuole essere un semplice catalogo di queste icone hollywoodiane. Mira piuttosto a condurre il pubblico in un viaggio tra generi e film, accostando gli oggetti a manifesti e altri materiali provenienti dall’archivio del Museo torinese. A emergere è anche una riflessione più profonda sulla scelta stessa degli oggetti inclusi nel cinema degli ultimi 40 anni. Un continuo progresso in direzione di strumenti e tecnologie sempre più digitali e futuristiche.
MOVIE ICONS. Oggetti dai set di Hollywood
Museo Nazionale del Cinema, Torino
Fino al 13 gennaio 2025
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Rebecca Moccia all’Oasi Zegna a Biella
Abbandonando la città, in cerca di un po’ di frescura, l’Oasi Zegna è il posto giusto dove andare per vivere un’esperienza unica tra arte e natura. Per chi non ci fosse mai stato, l’Oasi di boschi creata a Trivero nel corso di più di un secolo dalla famiglia Zegna è un posto imperdibile. Un’area verde in cui la foresta del biellese convive pacificamente con le poche case rurali, e i paesini che si incontrano di tanto in tanto. Salendo in quota con l’auto, lungo la strada provinciale 232 – la cosiddetta Panoramica Zegna – si incontrano strati di bosco dai colori sempre diversi, a seconda del passare delle stagioni e persino delle ore.
L’area protetta è inoltre ricca di ecomusei, che tramandano il sapere delle produzioni tessili che – a Biella – sono da sempre di casa. Il cuore artistico pulsante è però Casa Zegna: quartier generale dell’omonima Fondazione, attiva in progetti a metà tra arte, natura e territorio. Per quest’estate, la proposta espositiva è di Rebecca Moccia con ATMOSFERICA.
Rebecca Moccia a Casa Zegna
Rebecca Moccia, giovane artista napoletana (Napoli, 1992), esplora ormai da diversi anni le atmosfere e le temperature dei luoghi. indaga i contesti spazio-temporali in cui umani e non interagiscono tra loro. Riflette sulle influenze reciproche che emozioni e ambienti provocano l’uno sull’altro. Se nel 2023 è stata protagonista di una mostra a Milano da Fondazione ICA (per chi l’avesse persa, ecco qui il nostro resoconto), quest’anno presenta il suo progetto qui, a Casa Zegna. Si tratta di un’opera site-specific, sviluppata attorno al tema delle mutazioni atmosferiche, che indaga la relazione che si genera tra i cambiamenti climatici e gli essere umani che si trovano a viverli. Un gioco di temperature, emozioni, e influenze reciproche, allestito nell’ex giardino d’inverno della Casa. Un’ambiente perfetto che – con le sue ampie vetrate – dialoga con l’installazione creando un effetto davvero particolare.
Rebecca Moccia, ATMOSFERICA
Casa Zegna, Trivero (Biella)
Fino al 15 settembre 2024
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Lorenzo Peretti a Casa De Rodis a Domodossola
L’ultima tappa che proponiamo ti porta a Domodossola, a Casa De Rodis, alla scoperta di un singolare artista dalla vita avvolta nel mistero. Lo definirono un “carattere misantropo e artista nel verso senso”. Fu questo Lorenzo Peretti, pittore italiano a cavallo tra Ottocento e Novecento. Neppure dodici anni di attività artistica, e senza mai esporre alcuna delle sue opere. Un personaggio singolare, misterioso, e persino sospettato di stregoneria.
A Domodossola, la Collezione Poscio invita il pubblico a riscoprire la sua figura tutt’altro che conosciuta, con un corpus espositivo di quasi 80 opere. Un’occasione imperdibile per fare la conoscenza di Lorenzo Peretti, e della sua pittura vicina al Divisionismo e anticipatrice di molte tendenze del nuovo secolo. Si tratta di dipinti che vanno dai paesaggi al ritratto, con colori vividi e pennellate che scompongono la realtà, a metà tra Impressionismo e geometrie di Cézanne.
Lorenzo Peretti, Natura e mistero
Casa De Rodis, Alessandria
Fino al 26 ottobre
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