Scoperta in Italia una nuova opera attribuita ad Artemisia Gentileschi?
A seguito di un'indagine storico scientifica, sembrerebbe che la tela scoperta sia una replica della 'Maddalena in estasi' attualmente esposta al Palazzo Ducale di Venezia. Ma le differenze con l'originale sono parecchie
Èstata scoperta una nuova opera autografa della celebre pittrice Artemisia Gentileschi (Roma, 1593 – Napoli, 1653). Il dipinto, appartenente a una collezione privata italiana, è stato acquistato dagli attuali proprietari da una famiglia nobile torinese, dove era stata inventariata sotto la generica voce di “opera del XVII Secolo”.
Dopo una approfondita indagine storico scientifica – nonché critica iconografica e stilistica – condotta dalla storica dell’arte Delia Somma, sembrerebbe che l’opera sia stata realizzata da Artemisia nella prima metà del Seicento, ovvero durante il primo periodo napoletano (come rivelato dalla presenza di tracce del giallo di Napoli), ma questa non è la sola differenza con l’originale.
La Maddalena in estasi di Artemisia Gentileschi al Palazzo Ducale di Venezia
La Maddalena in estasi di Artemisia Gentileschi arrivò a Palazzo Ducale di Venezia a giugno del 2022, nell’ambito della rassegna Ospiti a Palazzo. L’opera proveniva da un collezionista privato per entrare, grazie ad un prestito a lungo termine, nelle collezioni della Fondazione Musei Civici di Venezia.
Differentemente dalle consuete iconografie, Maria Maddalena non è penitente ma in estasi, con la testa reclinata all’indietro e gli occhi chiusi in un mistico rapimento. Secondo la critica, l’opera sarebbe databile intorno alla prima metà degli Anni Venti del Seicento, quando Artemisia risiedeva a Roma ed era molto richiesta da principi e cardinali per dipingere soggetti inediti o copie.
Nel Seicento, quando un collezionista richiedeva una replica ad un artista attestava il pregio e il successo dell’invenzione iconografica, ed eseguire queste commissioni era una prassi sia nella bottega di Orazio Gentileschi che in Artemisia. Quello che distingueva la tecnica della figlia rispetto a quella del padre è che Artemisia non riproduceva mai le tele in modo schematico, ma apportava delle modifiche nelle proporzioni, nei dettagli e nella combinazione dei colori, come si evidenzia anche nell’opera scoperta.
I dipinti di Artemisia Gentileschi a confronto
La differenza tra i due dipinti risiede nel colore delle vesti, una soluzione che la pittrice romana utilizzò diverse volte nella sua produzione. In entrambe le opere Maddalena è a stento piegata alla misura della tela che sembra imprigionarla, comprimerla, ingigantendone la figura.
Con un equilibrio di luce e ombra, l’artista ha voluto far emergere tutta la carica emotiva e spirituale di questa contraddittoria figura della cristianità dipinta su una tela di riutilizzo da cui è emerso il volto di un putto grazie all’utilizzo di raggi X. Questo, dipinto con pennellate chiare di abbozzo, avrebbero dovuto inserirsi in una composizione di figure molto più ampia rispetto alla dimensione della tela attuale.
Parola alla storica dell’arte Delia Somma
“Maddalena è soggetto che Artemisia Gentileschi dipinse spesso lungo la sua carriera”, così scrive la storica dell’arte Delia Somma nel suo libro L’estasi di Artemisia Gentileschi, indagine storico scientifica di un’opera inedita. “Da questo scenario della ‘ripetizione’ si è entrati quasi naturalmente nel tema della replica, tecnica desunta dalla bottega del padre. Attraverso la lente dei risultati delle analisi scientifiche effettuate, in ultimo, si è dato vasto rilievo al tema delle tecniche di esecuzione dell’opera, ai pigmenti utilizzati, con un particolare focus sul giallorino, che è elemento ‘spia’ per la datazione”.
Valentina Muzi
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