Familiare, ma non troppo. A Roma una mostra sul Perturbante
Nell’abitazione romana che fu di Göethe, 18 artisti internazionali si confrontano sul tema della casa (e i suoi segreti) per analizzare quello che Jentsch e poi Freud chiamavano Unheimlich: il Perturbante
Mondo impenetrabile di oggetti che sembrano animarsi da sé, ammantati da una aura di obliqua fascinazione. La casa è salvezza, ma anche regno d’insidie. È su questo tema che si incentra la mostra The Uncanny House, a cura di Ilaria Marotta e Andrea Baccin con le opere di 18 artisti internazionali: Mathis Altmann, Dora Budor, Tomaso De Luca, Anna Franceschini, Lenard Giller, Caspar Heinemann, Mélanie Matrangam Brandon Ndife, Giangiacomo Rossetti, Gregor Schneider, Max Hooper Schneider, Augustas Serapinas, Ser Serpas, Giovanna Silva, Analisa Teachworth, Nico Vascellari, Rachel Whiteread e Marina Xenofontos. La collettiva è esposta nella casa romana in cui Göethe visse tra il 1886 e l’88, poi misteriosa dimora di due coppie di amanti suicidi e rifugio di un ebreo durante la seconda guerra mondiale.
Che cos’è l’Uncanny?
A partire dagli studi dei sottili racconti di E.T.A. Hoffmann, in particolare dall’Uomo della sabbia (1815), lo psichiatra Jentsch, anticipando Freud, mise in luce una categoria estetica nuova. Il Perturbante o Uncanny. Dal tedesco Unheimilch, che significa “non familiare, estraneo, non usuale”, si scopre una segreta corrispondenza con il vocabolo opposto, Heimlich, ossia “tenuto nascosto, celato in casa”, oltre che “familiare” ed “intimo”. Un sentimento anfibio, assimilabile alla definizione che del Sublime diede Burke discostandosi da Kant: “delightful horror”, l’orrendo che affascina. Un moto bipolare di repulsa e di malia.
La mostra The Uncanny House a Roma
Objet trouvé, giganti parrucche viventi, tende misteriose, finestre alchemiche, porte e serrature. Trappole domestiche, dipinti dissonanti, opere video e sonore, sinistri carillon. Casine di bambole in degrado, case reali svuotate o stratificate, stanze immaginarie tra luci ed ombre. Di questo si compone l’iter espositivo, entro un allestimento studiato nei dettagli, tra moquette nera e pareti verde ignoto. Un labirinto di stanze pregne di rischi e confronti con dispositivi spaesanti.
Parola al Direttore del Museo Casa di Göethe
“La casa, come luogo di produzione letteraria e luogo di memoria, probabilmente non ha mai sviluppato una storia così completa per nessun altro scrittore come nel caso di Göethe. Anche molti passaggi delle sue opere, ad esempio il Faust, mostrano il suo interesse per il lato oscuro dell’essere umano” ha spiegato il Direttore del Museo Casa di Göethe Gregor H. Lersch.
Francesca de Paolis
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