I dimenticati dell’arte. La storia di Felice Tosalli, lo scultore di animali figlio di falegname

Specializzato in sculture di animali, Felice Tosalli ha avuto un successo imparagonabile nel suo settore. Riscopriamo la sua storia in occasione della mostra a lui dedicata al Mart di Rovereto

Era figlio di un falegname, e la sua grande passione erano gli animali esotici, che andava ad osservare al Giardino Zoologico di Parigi, per capire come rendere in una scultura i gesti e le movenze di leoni, pinguini, linci e barbagianni. Parliamo di Felice Tosalli (Torino, 1883 – 1958), il più importante artista animalier di tutta Europa, che viene ricordato dal Mart di Rovereto con un’antologica, curata da Alfonso Panzetta con Beatrice Avanzi. 

Felice Tosalli, Fennec, 1927-1935, Courtesy Galleria Gomiero
Felice Tosalli, Fennec, 1927-1935, Courtesy Galleria Gomiero

Gli inizi di Felice Tosalli

Quella di Felice è una storia davvero incredibile: nasce a Torino da Pietro, falegname, e Maddalena Boggio; da bambino, dopo la scuola, disegna animali nella bottega del padre, che viene convinto da due pittori, amici di famiglia, ad assecondare la passione del bimbo ed iscriverlo all’Accademia di Belle Arti, che frequenta con grande impegno, prima di trasferirsi a Parigi nel 1904. Felice rimane nella capitale francese per tre anni, dove si impiega presso un intagliatore di legno ma trascorre tutti i pomeriggi tra le gabbie del Jardin des Plantes, ad osservare tigri, pantere e linci.

Felice Tosalli: non solo animali

Tornato a Torino, affianca alle sculture figurini per la moda e bozzetti di grafica per le pubblicità di riviste come il Touring Club Italiano. Nel 1920 entra a far parte del Circolo degli Artisti, e comincia una fitta attività espositiva nella sua città natale. Nel 1928 entra in contatto, insieme ad altri artisti, con la ditta torinese Lenciper la quale si dedica ad una produzione di sculture in ceramica, seguita, negli Anni Trenta, dalla fabbrica tedesca di porcellana Rosenthal e con la manifattura Ceramiche d’Arte Campionesi. A coronamento di questi anni di produzione arriva la mostra antologica alla Sala d’Arte Lombardi di Torino nel 1937, l’ultima della sua carriera.

Le parole di Alfonso Panzetta

Le ragioni del suo successo? “Negli anni Venti e Trenta, Tosalli  partecipa a quella che possiamo chiamare “l’età d’oro” dell’animalismo italiano” spiega Panzetta, “in un’epoca in cui i libri di Rabindranath Tagore, Emilio Salgari, Rudyard Kipling e Romain Rolland, con le loro narrazioni di terre esotiche e lussureggianti, influenzano gli artisti”. Ispirazioni letterarie ma anche artistiche, vicine alla corrente del simbolismo europeo, che l’artista conosceva bene, unite a suggestioni provenienti dal mondo egizio, greco e orientale. “La natura è vista come un luogo incontaminato dove l’umanità ritrova la propria virtù morale. Nelle opere dell’artista torinese, inoltre, si nota”, aggiunge il curatore “una particolare attenzione per i cuccioli delle varie specie, rappresentati con una tenerezza e un’empatia che sembrano preludere all’antropomorfismo dei film che Walt Disney, a partire dagli Anni Quaranta, porterà sul grande schermo”. La prima mostra in un museo italiano, intitolata Felice Tosalli. Animali di un altro sogno, rimarrà aperta al Mart fino all’8 settembre: un’occasione da non perdere per osservare da vicino queste preziose e fragili sculture, frutto di una maestria e di una sensibilità davvero notevoli.

Ludovico Pratesi 

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Ludovico Pratesi

Ludovico Pratesi

Curatore e critico d'arte. Dal 2001 al 2017 è stato Direttore artistico del Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro Direttore della Fondazione Guastalla per l'arte contemporanea. Direttore artistico dell’associazione Giovani Collezionisti. Professore di Didattica dell’arte all’Università IULM di Milano Direttore…

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