Frederick Hartt: storia dell’uomo che ha salvato l’arte italiana dalla guerra

Nel cimitero fiorentino delle Porte Sante, è sepolto un uomo che ha fatto la storia dell’Italia durante la Seconda guerra mondiale. Il suo nome è Frederick Hartt. In pochi lo conoscono, ma il gruppo di cui faceva parte è ben noto: i Monuments Men

Frederick Hartt (Boston, 1914 – Washington D.C., 1991) fu un grande studioso e storico dell’arte del Rinascimento italiano, nonché autore e professore. Figlio di Rollin Lynde Hartt e Jessie Clark Knight, si laureò al Columbia College nel 1935, conseguendo il dottorato di ricerca presso l’Institute of Fine Arts della New York University nel 1950; oggetto della sua tesi furono Giulio Romano e Palazzo Te.  Dal 1942 al 1946, durante la Seconda guerra mondiale, Hartt fu ufficiale nel programma Monuments, Fine Arts and Archives dell’esercito americano e, per questo, ricevette una stella di bronzo. Dal 1949 al 1960 è stato membro della facoltà del dipartimento di Storia dell’Arte della Washington University di St. Louis e dal 1960 al 1967 ha insegnato all’Università della Pennsylvania. In seguito, si trasferì all’Università della Virginia, dove fu presidente del dipartimento d’arte dal 1967 al 1976 e, nel 1984, ne divenne Professore Emerito.

Frederick Hartt
Frederick Hartt

Frederick Hartt e l’Italia

Nel suo periodo presso l’esercito americano, Hartt servì nella flotta aerea e fu responsabile dei programmi per il salvataggio e il restauro delle opere d’arte e dei monumenti danneggiati dalla guerra, nonché del recupero delle opere trafugate dai tedeschi in Toscana. Florentine Art Under Fire, il libro che pubblicò nel 1949, ne racconta il suo grande impegno. Alla National Gallery of Art di Washington DC, invece, è conservato l’archivio a lui dedicato, che custodisce tutti i documenti relativi alla sua attività in Italia, compresi articoli, corrispondenza militare, alcuni rapporti nazisti intercettati dai servizi segreti alleati, studi, manuali per le forze armate, cataloghi di beni, fotografie e negativi fotografici. La documentazione non si riferisce solo al periodo bellico ma anche alla fase successiva dell’attività di Hartt, compresi gli anni dal 1966, durante i quali fu membro del Committee to Rescue the Italian Art (CRIA), cooperando con le autorità italiane al restauro dei beni danneggiati nel corso dell’alluvione che colpì Firenze il 4 novembre di quell’anno.

I Monuments Men

Il compito di Hartt e dei suoi collaboratori, alle dipendenze del Generale Eisenhower, era curare la catalogazione di opere e di edifici in un territorio ricco di testimonianze artistiche che, però, doveva subire bombardamenti. La Commissione stilò così una lista dei beni e la consegnò alle unità militari nella speranza che i monumenti indicati venissero risparmiati. Inoltre, fornì ai piloti le foto aeree con l’evidenziazione dei monumenti da salvare durante la presa di Firenze, poiché non tutte le opere erano state spostate in luoghi più sicuri; nel caso di quelle più grandi, come il David di Michelangelo, vennero solamente installate delle protezioni. Ma un ruolo fondamentale della MFAA fu il recupero delle opere d’arte trafugate dai nazisti, in particolare a Firenze. L’esercito occupante, infatti, aveva potuto individuare con precisione cosa portare via grazie alla documentazione che indicava i luoghi dove i curatori museali italiani avevano riposto i capolavori per salvarli da possibili bombardamenti. Hartt risalì dal Sud, arrivando in Toscana servendosi della sua famosa jeep, soprannominata poi Lucky 13, per raccogliere le pitture e le statue sparse per la Toscana, in modo da ricollocarle nei musei di provenienza.

L’impegno di Frederick Hartt dopo la guerra

Nemmeno dopo la cerimonia per la riconsegna delle opere a Firenze il lavoro di Hartt si fermò. Egli si impegnò in prima persona nell’attenta selezione tra le professionalità dei sovraintendenti e degli storici dell’arte italiani. Ricevette la Bronze Star al merito per i servizi resi, insieme al Cavalierato della corona d’Italia nel 1946, il Cavalierato dell’ordine di merito della Repubblica italiana nel 1967 e il titolo di accademico onorario dell’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze nel 1970. I contatti tra Frederick e Firenze non si conclusero mai, tanto che fu nominato cittadino onorario; il suo forte legame alla città lo dimostrò anche col desiderio di esservi sepolto. Così, dopo la sua morte, avvenuta a Washington il 31 ottobre 1991, fu celebrato in sua memoria il servizio funebre nella chiesa di San Miniato al Monte, a Firenze, il 5 marzo del 1993; in quell’occasione, le sue ceneri furono seppellite nel cimitero fiorentino delle Porte Sante.

Eleonora Galli

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Redazione

Redazione

Artribune è una piattaforma di contenuti e servizi dedicata all’arte e alla cultura contemporanea, nata nel 2011 grazie all’esperienza decennale nel campo dell’editoria, del giornalismo e delle nuove tecnologie.

Scopri di più