I dimenticati dell’arte. La storia del pittore Carlo Bonacina 

Non era trentino, bensì padovano. Eppure amò le valli molto più di tanti altri artisti, tanto da renderle protagoniste nelle sue opere. In queste settimane esposte nella mostra Arte e Fascismo al Mart di Trento

Chi frequenta le chiese dei paesi della Val di Non, nel cuore del Trentino, è facile che si imbatta nei suoi affreschi religiosi, caratterizzati da uno stile realistico e minimalista, disseminati in paesi come Cles, Casez, Ronzone, Molveno o Predaia. Ed è curioso l’amore per le valli montane da parte del pittore Carlo Bonacina (Mestrino, 1905 – Pergine Valsugana, 2001) visto che non era nato in Trentino bensì a Mestrino, un comune del padovano.  

Chi era Carlo Bonacina 

Dopo un’infanzia trascorsa in Lombardia, tra Milano e Cremona, nel 1925 si diploma presso il liceo artistico Michelangelo Guggenheim di Venezia, per poi iscriversi all’Accademia di Belle Arti della città lagunare, dove frequenta il corso d’incisione, tenuto da Emanuele Brugnoli, e quello di pittura, con Virgilio Guidi. Quest’ultimo lo introduce all’ambiente del Realismo Magico, la corrente che ispira le prime opere di Bonacina, come ne l’Autoritratto (1925) e il Ritratto della madre (1926): queste rivelano uno studio psicologico dei volti, ripresi dai ritratti rinascimentali e immersi in una sorta di sospensione metafisica, tipica del movimento teorizzato da Massimo Bontempelli. Nella seconda metà degli Anni Venti comincia a frequentare il Trentino, attratto dal fascino delle montagne, mentre nello stesso periodo prende avvio una intensa e felice attività espositiva, che lo porta sia alla Biennale di Venezia, dove verrà invitato più volte (1930, 1936, 1938,1940, 1942,1948,1956) che alla Quadriennale di Roma (1931,1935,1939,1951,1955).  

Carlo Bonacina negli Anni Trenta 

Nel 1931 l’artista trentino Gino Pancheri lo convince a trasferirsi nella cittadina di Cles in val di Non, dove vive e lavora fino al 1948. Qui la sua pittura affronta temi legati al territorio trentino, presenti in alcune opere come Cavalli all’abbeveratoio (1933), Cavalli a riposo e La lavandaia, entrambi dipinti nel 1934. Dal 1933 al 1943 risulta iscritto al sindacato fascista: la vicinanza al regime ispira una serie di dipinti legate all’esaltazione dei valori di patria e famiglia, tra le quali spicca La famiglia rurale (1938). Già dalla metà degli Anni Trenta il suo stile si fa più asciutto, vicino alla pittura di Carlo Carrà: paesaggi essenziali dalle tinte chiare e soffuse, popolati da figure immobilizzate in gesti eloquenti. Diverse le commissioni pubbliche per chiese ed edifici, tra le quali spicca, per ampiezza e dimensione, il ciclo di affreschi all’interno della chiesa di Santa Maria delle Grazie a Cles, dove l’artista raffigura, tra il 1946 ed il 1950, la Madonna di Fatima, una Madonna in trono, il principe vescovo Bernardo Clesio e l’Assunzione di Maria.  

La mostra Arte e Fascismo a Trento 

L’attività di Bonacina sul territorio trentino è stata oggetto della mostra Carlo Bonacina. La memoria costruita, che si è tenuta nel 2009 presso il palazzo Arcivescovile di Cles. Curata da Giovanna Nicoletti, costituiva un primo censimento delle opere murarie dell’artista, unite all’esposizione di una sessantina di dipinti. Oggi quattro lavori di Bonacina sono esposti nella mostra Arte e Fascismo al Mart di Rovereto: una panoramica di ampie dimensioni, curata da Beatrice Avanzi e Daniela Ferrari, che riunisce 400 opere, suddivise in 8 sezioni, dedicata al complesso e contraddittorio rapporto tra il regime e le arti figurative. “Diversamente da altri regimi”, spiegano le curatrici, “quello fascista non impone un gusto, facendo proprie anche alcune delle tendenze artistiche che si affermano in quel periodo storico. La mancanza di un unico orientamento facilita lo sviluppo di un’eterogenea e dinamica presenza di espressioni e correnti”. Una rassegna articolata, che presenta materiali di qualità diseguale (molto riuscita la sezione sull’architettura) in maniera a volte faziosa, con tanto di colonna sonora d’epoca diffusa per le sale. Molto documentato l’ottimo catalogo, ricco di contributi scientifici, pubblicato da L’Erma di Bretschneider, dove si analizzano i profili di molti artisti dimenticati, come Carlo Bonacina. 

Ludovico Pratesi  

 
 

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Ludovico Pratesi

Ludovico Pratesi

Curatore e critico d'arte. Dal 2001 al 2017 è stato Direttore artistico del Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro Direttore della Fondazione Guastalla per l'arte contemporanea. Direttore artistico dell’associazione Giovani Collezionisti. Professore di Didattica dell’arte all’Università IULM di Milano Direttore…

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