Giotto a Firenze: completata la prima fase del restauro in Santa Croce
Si punta all'estate 2025 per la conclusione del restauro delle "Storie di San Francesco", capolavoro della Cappella Bardi in Santa Croce. Il cantiere sarà visitabile da ottobre 2024
C’è chi si dispera e chi prova a consolarsi con un’ultima carezza alla mano stigmatizzata del Poverello d’Assisi, immobile sul letto di morte, tra i francescani ritratti da Giotto nel ciclo delle Storie di San Francesco. È questa la scena più toccante tra le sei realizzate (forse tra il 1317-1321) dal pittore toscano nella Cappella Bardi, uno degli inestimabili tesori di quell’inesauribile scrigno d’arte che è il complesso fiorentino di Santa Croce. Un’opera che Cristina Acidini, oggi presidente dell’Opera di Santa Croce, definisce legittimamente “tormentata”, richiamando le traversie di un capolavoro sul quale le scelte dagli uomini si sommano all’azione del tempo. Le fa eco Emanuela Daffra, soprintendente dell’Opificio delle Pietre Dure (OPD), che con il suo team da giugno 2022 coordina il restauro del celebre ciclo pittorico: quelli che si stanno recuperando sono 180 mq di pittura “tribolata, monumentale ma ricca di dettagli”, per attingere alle sue parole, dopo i quali il modo di osservare e rappresentare la realtà non è più stato lo stesso.
Il restauro delle Storie di San Francesco di Giotto a Firenze
Preceduto da una campagna diagnostica che ha visto in prima linea OPD, centri di ricerca e professionisti internazionali, il restauro del tardo ciclo giottesco si avvia verso la definitiva conclusione, attesa per l’estate 2025. Sono stati intanto resi noti i (sorprendenti) risultati della prima fase di un’operazione resa possibile con un finanziamento di oltre un milione di euro sostenuto dall’Opera di Santa Croce e dall’Opificio delle Pietre Dure (mentre Fondazione CR Firenze e ARPAI intervengono attraverso l’Art Bonus). Un lavoro complesso e non solo per l’indiscusso rilievo storico-artistico delle decorazioni pittoriche commissionate a Giotto probabilmente da Ridolfo dei Bardi, esponente dell’omonima e influente dinastia di banchieri fiorentini. Dalla sua ultimazione ai giorni nostri, l’opera ha conosciuto alterne vicende. È stata a lungo celata sotto uno strato di imbiancatura a calce (a partire dalla prima metà del XVIII secolo) e quindi rovinosamente modificata con l’inserimento di due cenotafi (nel 1812). Allo stesso secolo risale il primo ritrovamento di porzioni di pittura trecentesca (nel 1851), episodio che di fatto ha posto le premesse per l’intervento del primo restauratore: Gaetano Bianchi. A lui si deve la scelta di rimuovere entrambi i monumenti funerari e l’imbiancatura, operazione quest’ultima condotta con procedure meccaniche considerate le cause di abrasioni, graffi e perdite. Si arriva alla seconda metà Novecento (1957-1958) con il lavoro guidato dal soprintendente Ugo Procacci e dal restauratore Leonetto Tintori, artefice della restituzione alla pittura giottesca, “offuscata” dalle precedenti integrazioni, della sua vera essenza. A guidare le mani di Bianchi prima e di Tintori poi furono due distinte visioni del restauro pittorico, che finirono per rendere la Cappella Bardi un caso studio per la comunità scientifica di riferimento.
Le sorprese del restauro di Giotto a Firenze
Anche questi trascorsi contribuiscono a misurare l’interesse verso il cantiere in corso e la cura necessaria alle maestranze coinvolte in un processo che, prima di tutto, intende sanare le numerose criticità rilevate. Come ogni restauro, anche questo apre il campo a un’imprevista gamma di informazioni e sorprese, come il ritrovamento al di sotto della pittura di Giotto di una scena di crocifissione fin qui impossibile da rilevare con gli strumenti in uso. A riemergere, in particolare nelle lunette e nella volta, dove erano state condotte puliture più superficiali, sono dettagli che testimoniano l’intensità e la carica emotiva del racconto visivo di Giotto.
L’apertura al pubblico del cantiere di Giotto a Firenze
Mentre per i tecnici si avvia la riflessione sulla conclusione del restauro e sulle modalità di presentazione finale del ciclo, per i residenti di Firenze e della Città Metropolitana di Firenze da ottobre 2024 a luglio 2025 si apre la possibilità di vedere questo work in progress. Sono infatti in programma visite guidate gratuite (nei fine settimana) direttamente sui ponteggi grazie a Fondazione CR Firenze. Un’opportunità per osservare da vicino i volti e le scene della vita di San Francesco nell’interpretazione di Giotto, anche in previsione del 2026, anno in cui cadrà l’ottavo centenario della morte del patrono d’Italia.
Valentina Silvestrini
Libri Consigliati:
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati