Quando a Roma vennero cancellati due graffiti di Keith Haring. La storia
Erano stati realizzati dal celebre artista negli anni Ottanta fuori dal Palazzo delle Esposizioni e all'esterno della Metro A, ma furono rimossi dalle amministrazioni (anche dopo la fama dell'artista)
Una bomboletta, un muro, qualche istante di tempo. Questo bastava a Keith Haring (Reading, 1958 – New York, 1990) per creare dei capolavori, i suoi più amati, ma anche i più effimeri: i famosi graffiti a muro. Ma anche a balconata, a cartellone pubblicitario, a pavimento. Il grande artista e writer americano aveva fatto della diffusione ubiqua del disegno la sua vocazione, soprattutto in una New York in piena esplosione economica. Ma ne regalò anche a Parigi, con un’opera sull’ospedale pediatrico Necker, all’Istituto Tecnico Collingwood di Melbourne, a Tama City, fuori Tokyo, e sul muro di Berlino. Ma pure a Roma. E qui erano visibili, prima che il Comune li facesse coprire.
Keith Haring in Italia
L’artista americano aveva già realizzato diverse opere in Italia: il più importante è sicuramente il monumentale murale Tuttomondo, creato nel 1989 sulla parete esterna della canonica della chiesa di Sant’Antonio Abate a Pisa, unica opera pubblica di Haring pensata per essere permanente. E poi ancora la divertentissima decorazione del negozio di Elio Fiorucci, a Milano, realizzata con un intervento di Action Painting all’interno dello store di Galleria Passarella (il primo negozio aperto dal designer nel ’67), oltre al murale che lo street artist dipinse all’After Dark, il mitico club gay di Viale Certosa, a sua volta coperto (ma, si dice, forse ancora recuperabile).
I graffiti di Keith Haring a Roma
Come documentato dalle fotografie di Stefano Fontebasso De Martino, che immortalò le opere durante la loro breve esistenza, l’artista visitò la capitale come tappa di un tour dell’Italia nei primi Anni Ottanta. In quest’occasione realizzò due graffiti improptu sul territorio romano. Il primo è un pattern sui toni del rosso chiaro, composto sul lato sinistro della facciata del Palazzo delle Esposizioni durante la storica mostra Arte di frontiera a lui dedicata nel 1984. Molto presente, tra le figure ripetute, era qui l’elemento del cane, uno dei più emblematici del repertorio dell’artista. Il secondo era invece comparso sulle barriere antirumore di Ponte Nenni, dove la Metro A oltrepassa il Tevere, un’opera di sei metri per due.
La cancellazione dei graffiti di Haring a Roma
Purtroppo il Comune di Roma decise, in due diverse occasioni, di cancellare questi segni del passaggio di Haring. Prima vi fu la copertura dell’opera fuori dal Palazzo delle Esposizioni nel 1992, anno in cui la città venne ripulita (su richiesta dell’allora giunta Carraro) in preparazione della visita del presidente sovietico e padre della Glasnost Mikhail Gorbachov, per il centenario della fondazione del Psi. Ancora più grave fu l’eliminazione della seconda opera, quella sulla metro A, coperta nel luglio del 2000 (sotto la giunta Rutelli) per liberare la vista del Tevere: questo, dieci anni dopo la morte di Haring, che nel frattempo era già diventato un mito. Oggi sia Ponte Nenni sia il Palazzo delle Esposizioni sono pieni di scritte vandaliche e degrado, ma gli interventi di Haring sono stati puliti…
Giulia Giaume
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