50 anni di amicizia con Hermann Nitsch. Intervista Giuseppe Morra 

In occasione del nuovo allestimento del Museo Hermann Nitsch a Napoli, dialoghiamo con Giuseppe Morra, protagonista di uno straordinario, cinquantennale, rapporto professionale ed umano con l’artista dell’Azionismo Viennese

L’odore della terra, i frutti della vigna, l’urlare delle corde disperate, estatiche, speranti di cinque archi. La Vigna San Martino è incubatrice energetica di incredibile, quasi sacrale, potenza, che avvolge il concerto finale di Hermann Nitsch String Quintet (Alessandro Zambito e Donato Cuciniello ai violini, Gioacchino Di Stefano alla viola, Maria Cristiana Tortora al violoncello e Marco Cuciniello al contrabbasso), a conclusione dei tre giorni dedicati al nuovo allestimento biennale del Museo Nitsch, visitabile fino al 26 settembre 2026. Tre giorni che hanno coinvolto anche gli altri luoghi della Fondazione Morra – Casa Morra e Museo Nitsch – attraverso incontri e talk con Giuseppe Morra, Julia Moebus-Puck e Leopoldo Siano sull’Azionismo Viennese e i cinquant’anni di amicizia tra Morra e l’artista. E l’ipnotico evento musicale, nel contesto onirico del vitigno, esprime i semi cardine della ricerca di Giuseppe Morra, proprietario della vigna storica ai piedi della Certosa di San Martino, fondatore della Fondazione Morra, Casa Morra e Museo Nitsch: arte, natura, mistica.  

La Fondazione Morra e l’impegno nell’arte contemporanea 

Semi poi fioriti in rami di attività e dialogo con artisti del calibro di Allan Kaprow, Dick Higgins, Charlotte Moorman, Gina Pane, Marina Abramović. Ma aprendo anche gli occhi e le porte verso la giovane arte, con residenze, mostre, luoghi offerti come ventre di studio e ispirazione.  Ma soprattutto, semi divenuti il frutto di una cinquantennale amicizia e collaborazione con Hermann Nitsch, pioniere dell’Azionismo Viennese scomparso nel 2022, nelle sue Aktionen cantore – ora controverso, ora osannato – di Eros e Thanatos, dei misteri di vita e morte, ma soprattutto dell’arrendersi dell’Uomo al suo essere Natura e istinto, oltre ogni artificio e illusione di onnipotenza.  Ad abbracciare in questa serata la sua musica, da lui stesso composta per le proprie azioni, il corpo di terra e di mare di quella sirena infuocata di magma dal Vesuvio, altra arte, altra natura: il Golfo incantato di Partenope nel panorama mozzafiato dal vigneto. Chiediamo a Peppe Morra dell’oggi, di ieri, e del domani.  

Giuseppe Morra
Giuseppe Morra

Intervista a Giuseppe Morra 

Il nuovo allestimento del Museo Nitsch: quali novità, da quali radici? 
Il punto di partenza è stato quello di sostenere il futuro, vivere il futuro partendo dal tema dei 50 anni di amicizia con Hermann Nitsch, con attenzione specifica alla sua ultima azione al Museo Nitsch di Napoli nel 2020 (158.aktion), non solo in relazione al tempo, ma anche allo spazio, poiché Nitsch elabora la sua poetica in un lavoro aperto ad entrambe le dimensioni. L’aspetto poetico-filosofico in Nitsch troverà sempre continuità. Il suo lavoro non si può concepire come opera singola, ma come concezione aperta e interminabile. 

Cinquant’anni di amicizia e arte con Hermann Nitsch, cantore della resa al corpo, istinti e natura: a due anni dalla scomparsa del Maestro, qual è il suo messaggio più potente che senti, e vorresti instillare nel domani? 
Per chi ha conosciuto Nitsch, nel mio caso in particolare, non si è trattato esclusivamente di una grande amicizia, ma di una straordinaria propensione nel farmi comprendere i sensi della sua opera: fin dall’inizio mi ha parlato di filosofia. Tra i filosofi e i compositori più vicini al suo lavoro, ricordiamo Friederich Nietzsche e Max Stirner, ma anche Gustav Mahler, Josef Matthias Hauer, Anton Bruckner e Arnold Schönberg, la cui sensibilità ha costituito il punto di incontro per la condivisione di un grande progetto culturale. 

Quali sono i momenti che avverti come maggiormente salienti, nel percorso condiviso con l’artista? 
Sono tanti gli artisti che ho amato che hanno collaborato con me: Allan Kaprow, Shōzō Shimamoto, Luca Maria Patella, Vettor Pisani, Gina Pane, così come Marina Abramović. Nitsch mi è apparso da subito il più forte nella poetica della vita, del godimento di essa senza mezzi termini, con accortezza che l’uomo debba essere portato all’esperienza diretta. L’arte ci porta, certamente, ad essa, ma la vita, con la sua intensità e i suoi tempi, può condurci a un’esperienza diretta delle cose che ci circondano.   

Quali sono stati i punti critici e le difficoltà nel comunicare la pratica di Nitsch al contesto con cui ti sei relazionato? 
Nitsch non è un artista facile: si trova difficoltà a far capire il suo straordinario senso poetico. L’uomo è ancora pieno di pregiudizi, e la colpa di ciò è nella poca conoscenza derivante dalla formazione che ci viene imposta. Pochi si sono mossi in condizione dell’io individuale, vivendo in maniera diretta con la natura stessa, nella conoscenza primaria, come i filosofi e gli artisti prima menzionati hanno sostenuto. Essi sono stati la componente primaria della nostra amicizia.  

Hermann Nitsch e Giuseppe Morra nel 2008 – photo F. Donato – courtesy Fondazione Morra
Hermann Nitsch e Giuseppe Morra nel 2008 – photo F. Donato – courtesy Fondazione Morra

3-Day-Repertory ha proposto, oltre a due giornate di talk e incontri, un concerto conclusivo di musica composta dal Maestro per le sue Azioni, ma eseguita slegata da esse: quali differenti aspetti della sua arte evidenzia questa differente fruizione? 
Questi tre giorni di festa vanno ad esaudire dei desideri che non eravamo stati in grado di soddisfare, ma sono risultati facilmente raggiungibili: era solo una scarsità di tempo a creare un impedimento. In primis, una mostra sull’Azionismo Viennese presso Casa Morra, già presente nel programma dei 100 anni del nostro progetto intitolato Il gioco dell’oca, pensato fin dal manifesto nelle indicazioni di apertura di questa sede. Per il Museo Nitsch, si è lavorato al regolare cambiamento di allestimento biennale, con un’apertura di possibilità a nuovi inserimenti che fossero corrispondenti alla poetica del Maestro. Infine, il concerto con quintetto d’archi presso Vigna San Martino. Da anni ho desiderato per quest’ultima location uno spazio di teatro all’aperto dove poter eseguire pièces appositamente pensate per il luogo. L’amicizia e il legame sono l’unione che ci porta alla naturalezza del pensare, in cui ho ricevuto massima libertà nei cambiamenti di allestimento ed esposizione. In futuro, chi ne avrà la possibilità sarà chiamato ad avere le stesse condizioni di libertà nella fruizione e gestione dell’opera di Nitsch. Una memoria che non è meramente pittorica, ma opera d’arte totale nell’assenza di tempo e spazio, la cui crescita potrà avvenire tramite il lavoro di futuri collaboratori. 

Casa Morra, Museo Nitsch, Vigna San Martino: come dialogheranno i poli della tua attività nel prossimo futuro? 
Alle sedi ormai conosciute, va aggiunta attenzione al grande progetto in un importante borgo del Cilento: Caggiano, luogo di possibilità per l’organizzazione e la sistematizzazione dell’intero patrimonio della Fondazione Morra e dei suoi archivi. Tutto è frutto della generosità degli artisti che hanno donato nel tempo grandi opere, ma il progetto non è esclusivamente artistico. Esso comprende il tutto, è totalizzante. Un archivio che non è ancora riuscito a sistemarsi in maniera completa, secondo le mie intenzioni: volendo partire dal progetto di Atlantide, Nuova Atlantide, su modello dell’omonima opera baconiana. Come già anticipato l’anno scorso, con la presentazione dei programmi di Caggiano nell’intervista con Giuseppe Simone Modeo per la vostra testata, Atlantide, Nuova Atlantide non guarda solo al binomio arte-vita, ma va oltre. È un progetto attento al territorio, il territorio che vive lontano dai grandi centri, ma che si riappropria dei borghi, così fraintesi e mal interpretati. L’unico futuro è nella fuga dalle realtà metropolitane per una rigenerazione dei borghi delle città del mondo. Non avremo nessuna perdita derivante da questo processo, se non un recupero di luoghi straordinariamente belli, riacquistando i valori delle nostre origini. 

Diana Gianquitto 

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Diana Gianquitto

Diana Gianquitto

Sono un critico, curatore e docente d’arte contemporanea, ma prima di tutto sono un “addetto ai lavori” desideroso di trasmettere, a chi dentro questi “lavori” non è, la mia grande passione e gioia per tutto ciò che è creatività contemporanea.…

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