Massimo Bernardi è il nuovo direttore del Museo delle Scienze di Trento. L’intervista

Trentino, 40 anni, Bernardi è dal 2021 a capo dell'Ufficio ricerca e collezioni del museo ed è docente universitario all'Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia. Gli abbiamo chiesto dei nuovi programmi per il MUSE

Volge al termine la ricerca, aperta lo scorso maggio, per il nuovo direttore del MUSE – Museo delle Scienze di Trento: a ricevere la valutazione “eccellente”, e aggiudicarsi la posizione, è Massimo Bernardi, laureatosi a Padova e dottoratosi a Bristol. Dal 2021 alla guida dell’Ufficio ricerca e collezioni museali del MUSE, Bernardi (40 anni) è docente universitario in Comunicazione scientifica all’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, e ha all’attivo numerose collaborazioni internazionali e nazionali, in particolare nel sistema museale regionale.

Parte dell’Osservatorio Faunistico della Provincia  di Trento, Bernardi è stato curatore di molti progetti espositivi delle collezioni paleontologiche al Museo di Scienze Naturali dell’Alto Adige, ha partecipato a gruppi di lavoro ministeriali per la riattivazione degli strumenti di tutela per i beni paleontologici e vanta un’ampia bibliografia come autore di pubblicazioni scientifiche tra museologia, antropocene, conservazione e valorizzazione del patrimonio, biologia, paleontologia e macroevoluzione.

Massimo Bernardi [Foto MUSE]
Massimo Bernardi [Foto MUSE]

L’intervista al neodirettore del MUSE Massimo Bernardi

Ha detto che la convergenza tra arte e scienza è “la strada”: come si declina questo intreccio al MUSE?
Non lo dico solo io, ma tutto un agire museale internazionale che si è reso conto di come le sfide ecologiche e sociali di questo periodo storico debbano esser affrontate sia con i riferimenti descrittivi e orientativi, mutuati dai dati della comunicazione scientifica classica, sia con un approccio più ampio. C’è un profondo e diffuso malessere, che è la risultante empatica ed emotiva di ciò che la scienza descrive: lo spaesamento dato dalla fine della stagionalità, il non riuscire a fare fronte agli eventi eccezionali. Noi dobbiamo raccontare quello che sta accadendo, dando consigli su come gestire la transizione e facendo parlare il dato assieme al “vivere”. Certo, un museo di scienze lo può fare per quello che riguarda la sua parte e lavorando insieme ai musei d’arte, come nel caso del Mart. Ma non immagino che i musei di scienza diventino “musei misti” d’arte né che i musei d’arte diventino esperti di dinamiche scientifiche: abbiamo come obiettivo una convergenza istituzionale che produca qualcosa di nuovo, di terzo rispetto a entrambi.

A proposito di Mart, dopo la mostra dedicata agli Sciamani ci sono cenni di un dialogo più saldo: qualche anticipazione?
Ancora non sono in servizio! Il lavoro con il Mart è attivo e stiamo pensando ad altri progetti avviati tempo fa e che ancora non dipendono da me. Senz’altro è un dialogo che auspico.

L’identità del MUSE secondo il nuovo direttore Bernardi

Come sarà preservata quell’inedita commistione tra museo di scienze naturali e science centre attivo e coinvolgente?
Questo è un tratto distintivo del museo, lo abbiamo definito proprio così nel gruppo di lavoro, e non verrà negato, anzi: è il frutto di un ragionamento di visita e studio di musei in tutto il mondo. La distinzione tra questi spazi è solitamente abbastanza netta, come se solitamente il “discorso naturale” fosse legato alla storia e le attività dei science centre invece alle cose del presente. È una dicotomia anche fisica perché uno tende a essere statico e l’altro interattivo. Al MUSE abbiamo voluto invece creare un progetto che facesse sperimentare il presente. E così rimarrà: vale per l’approccio interattivo delle sale, per la volontà di avvicinare le persone ai processi toccandoli e giocando con essi, e anzi una mia intenzione è quella di rivedere l’allestimento aggiornando il tutto ai sensi delle problematiche di oggi.

In che modo?
Il modo di concepire la natura del 2024, ormai del 2025, è molto diverso da quello su cui abbiamo pensato il museo una quindicina d’anni fa, non solo per i temi più urgenti di cambiamenti climatici e perdita della biodiversità, ma anche proprio per il concetto stesso di natura, che è uno dei più dibattuti della filosofia occidentale. Non c’è più quel distacco, quella ferita: invece di vederla come qualcosa di altro da noi, ora vediamo la natura come una potenza di cui siamo parte, noi come il resto del mondo. Una natura meno ideale e universale, che però fa parte della cultura: serve una riformulazione delle narrazioni interne al museo, che rompa ancora di più la barriera tra natura e cultura.

Territorio e partecipazione al MUSE di Trento

A maggio i lavoratori esterni lamentavano stipendi bassi e turni irregolari: ci sono novità?
È un tema fondamentale, un problema che ha fatto soffrire non solo i dipendenti della cooperativa che hanno sollevato la questione ma anche tutto il museo. Quello che per ora posso dire è che una parte dei problemi evidenziati sono stati risolti con un nuovo appalto, già entrato in attività: abbiamo nuovi partner con cui collaboriamo a condizioni diverse e migliorate. Non me ne assumo il merito, è già successo. Da parte mia, poi, la cosa sarà monitorata. Dobbiamo vedere come va questa fase aurorale, che sembra più positiva: sono abbastanza realista, però, da sapere che non basta un buon primo passo per una buona camminata assieme, e un aspetto su cui ho espresso impegno è quello di avere un rapporto stretto e continuo con il datore di lavoro, cioè le società e cooperative che hanno vinto l’appalto, e con i lavoratori, garantendo loro una relazione equiparata ai dipendenti. Sono persone che peraltro conosco, e anch’io prima di essere dipendente ho conosciuto la precarietà: sono vicino a questi colleghi, che sono fondamentali non solo per raccontare il museo ma anche per condividere con visitatori e visitatrici il suo spirito. Non resta che migliorare le condizioni di lavoro e creare più motivi per sentirsi parte del MUSE.

Il museo si distingue per uno spiccato coinvolgimento del territorio: quali le attività in piano?
Il museo è noto per essere un luogo e una struttura museale di Trento, ma in realtà è già parte di una rete di musei distribuiti sul territorio trentino (più una stazione in Tanzania). L’idea che si parta da museo diffuso mi sembra una politica da sostenere anche più di quanto sia stato fatto in passato, lavorando con i musei che rientrano nel nostro circuito (il Museo delle Palafitte del Lago di Ledro, il Museo Geologico delle Dolomiti a Predazzo, il Giardino Botanico del Monte Bondone…) per avvicinare il museo a quell’insieme di persone e di spazi che è il territorio. Oltre a potenziare il concetto di museo policentrico, poi, vorremmo andare incontro a un trend internazionale che permette di immaginare il museo come esteso nel suo modo di agire sul territorio pur non essendo necessariamente esplicato da centri o personale del MUSE.

Coinvolgendo direttamente altri musei?
Credo che i musei medio grandi, com’è diventato il MUSE, debbano essere attivatori di dinamiche di valorizzazione territoriale e sviluppo sociale: noi possiamo produrre e fare ricerca per poi informare altri enti più piccoli, che come metodo sono vicini a noi, ma che non hanno la forza di elaborarli e distribuirli. Loro possono estendere l’efficacia del museo oltre il museo stesso. L’azione del museo non deve per forza essere auto-riferita, con il suo brand dovunque, ma piuttosto un’attivazione culturale con un ruolo nel condividere un modo di agire e di interpretare il territorio. Come tale, deve venire sfruttato da chiunque – enti locali, terzo settore, imprenditoria -: non possiamo immaginare che i musei di capoluogo, i musei centrali, da soli arrivino ovunque. Serve un museo frattale.

Giulia Giaume

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Giulia Giaume

Giulia Giaume

Amante della cultura in ogni sua forma, è divoratrice di libri, spettacoli, mostre e balletti. Laureata in Lettere Moderne, con una tesi sul Furioso, e in Scienze Storiche, indirizzo di Storia Contemporanea, ha frequentato l'VIII edizione del master di giornalismo…

Scopri di più