Al MAXXI una grande mostra sulle architetture mobili, sempre diverse e mutevoli
Edifici riconfigurabili, concepiti come dispositivi mobili e funzionali. Al MAXXI con la mostra "Architettura instabile" l'edificio perde il suo status di "immobile" per andare ad abitare lo spazio dove serve, muovendosi con gli utenti
“In un mondo in cui tutto è in costante mutamento perché l’architettura deve rimanere uguale a se stessa?” questa la domanda da cui parte la mostra Architettura Instabile che porta al MAXXI la firma del famoso studio di architettura newyorkese Diller Scofidio + Renfro (DS+R). “Esposizione che“, ha precisato Lorenza Baroncelli, Direttore MAXXI Architettura e Design: “non è sullo studio Diller Scofidio + Renfro ma piuttosto con lo studio. Insomma, una collaborazione e non una celebrazione, per riflettere insieme su come cambia l’architettura nel mondo che stiamo vivendo“.
Il progetto a cura di Diller Scofidio + Renfro
“Invitandoci a pensare all’architettura in movimento“. Ha raccontato David Allin, direttore generale di Diller Scofidio + Renfro “questo progetto ci ha subito coinvolto profondamente. Come studio siamo sempre andati oltre i limiti, lavorando su una tipologia architettonica volta ad ampliare i propri confini, ad uscire dalla sua sagoma, come il museo The Shed a New York”. “I progetti riuniti qui dimostrano che, in un mondo in cui tutto cambia, l’instabilità può essere una virtù”.
“Architettura Instabile”: un percorso in quattro sessioni
L’esposizione è strutturata in un percorso evolutivo in quattro sessioni, dall’adattamento alla sostenibilità. In cui il concetto di edificio da oggetto diventa soggetto, arrivando a sostenere il contesto a cui precedentemente si adattava. La prima tappa è dedicata, per l’appunto, alle Architetture adattative, ovvero capaci di adattarsi alle esigenze degli utenti, come l’iconico e mai realizzato Fun Palace (1964) di Cedric Price (straordinario il modello che – come altri in mostra – è stato realizzato per il MAXXI dagli specialisti romani dello studio Modelab). Poi, si procede con le Architetture mobili libere di spostarsi secondo le necessità. Galleggianti, su ruote, sospese, o concepite per i senza tetto come la capsula Nakagin Capsule Tower (1970) di Kisho Kurokaw. Le Architetture azionabili, concepite per essere attivate come dei dispositivi per rispondere alle esigenze degli utenti, tra cui l’Istituto Centrale Sociale (1937) di Praga, disegnato da Ferdinand Ludwig, František Libra e Jiří Kan. Le Architetture eco dinamiche, ideate per rispondere in tempo reale ai ritmi naturali e ai cambiamenti climatici; che, nella ricerca di sostenibilità e riduzione di emissioni, testimoniano la sensibilità allargata del progetto. Come l’acclamato Institut du Monde Arabe (1987) di Jean Nouvel, Gilbert Lèzenes, Pierre Soria e Architecture Studio.
Diller Scofidio + Renfro non solo la curatela ma anche il progetto di allestimento
“La sfida che ci ha posto il MAXXI”, ha continuato Allin “non è stata solo la curatela della mostra ma anche il disegno di un allestimento che riflettesse il tema. Così, dopo aver scelto la galleria all’interno del museo, abbiamo caratterizzato lo spazio oltre che con le opere, attraverso tre tende mobili che individuano altrettanti piccoli cinema, originale passione di Elizabeth Diller”. Il ritmo del percorso è dinamico, scandito non solo dalle sezioni espositive, che si susseguono fluidamente, ma anche da tre video che le completano e le accompagnano. Realizzati dal DS+R Studio. Relocation mostra come anche edifici considerati stabili possano in verità essere spostati. Shelter dedicato alle architetture che si muovono velocemente; come i ripari per reagire alle catastrofi ambientali o la concert hall gonfiabile di Anish Kapoor e Arata Isozaki (2011). Infine, Domestic Technology che, riprendendo l’idea dell’operable architecture, riflette sul modo in cui la tecnologia, entrando negli edifici può modificarne le dinamiche spaziali.
L’esposizione, visitabile fino al 16 marzo 2025, che prevede anche una serie di eventi curati dal team Public Program del MAXXI, lascerà un’impronta stabile nel museo con MOD530: Modello di Nakagin Capsule Tower di Kisho Kurokawa (2024). Opera realizzata da Marco Galofaro secondo gli elaborati grafici forniti dallo Studio Diller e Scofidio + Renfro e commissionata dal MAXXI in occasione di “Architettura instabile”. Una mostra che, dopo Roma, meriterebbe di andare in tour. “In effetti ci stiamo lavorando” ci dicono dal team del MAXXI.
Ludovica Palmieri
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