Tutta la storia della Galleria Milano: dagli inizi a Via della Spiga alla Fondazione al Corvetto
Le vicende alle spalle di questa galleria si intrecciano da vicino con la vita della città di cui porta il nome. Ne viene fuori una storia curiosa, che testimonia le continue trasformazioni di Milano dal 1900 a oggi. Ci racconta tutto la direttrice
Riaperta dopo anni nel marzo 2024 in Via Romilli – a poca distanza dal quartiere di Corvetto – come Fondazione, la Galleria Milano è stata protagonista di una storia piuttosto travagliata. Una storia che l’ha vista nascere nel 1928, per poi chiudere, riaprire nel ‘64 in Via della Spiga, in uno dei contesti milanesi più raffinati, e continuare trasferendosi ancora. E, nel mentre, si è ritrovata testimone di una città in grande evoluzione, che ha visto la Guerra e ha poi saputo risollevarsene, proiettandosi nel futuro. Vale per gli aspetti economici, sociali e urbanistici, ma vale anche per il mercato dell’arte, di cui la Galleria è stata parte integrante.
L’ultimo capitolo di questa serie di vicende ce la presenta con il nome di Fondazione Galleria Milano, il che suggerisce la volontà di ampliare il suo operato al di là della semplice attività commerciale, includendo un nuovo impegno nell’ambito dell’attività archivistica. Il grande evento che ne completa l’incubazione è l’inaugurazione dell’Archivio di Sandro Somaré – artista figlio del gallerista fondatore, nonché gallerista lui stesso – avvenuta nell’ottobre 2024. Cogliendo questa occasione, abbiamo approfondito tutta la storia, passata, presente e anche futura, con la direttrice Bianca Trevisan.
Per punti
Tutta la storia della Galleria Milano
La nascita della prima Galleria Milano e del suo artista Sandro Somaré
“L’Archivio Sandro Somaré nasce con la volontà di conservare, valorizzare e divulgare l’opera del pittore Sandro Somaré, nato nel 1929, proprio un anno dopo la fondazione della prima Galleria Milano da parte del padre Enrico, una figura di spicco nel mondo culturale di allora”. Così comincia la storia dell’artista, che è fortemente intrecciata a quella della stessa attività imprenditoriale, divenuta presto un punto di riferimento per l’arte del Novecento. Enrico Somaré era critico, ma anche editore e poeta, e “la Galleria seguì la sua storia travagliata e pulsante, che visse un momento storico drammatico come quello della Seconda Guerra Mondiale”. Fu allora che dovette chiudere lo spazio, nel 1938, costretto dal precipitare degli eventi.
Sandro – come anche il fratello Guido, anche lui pittore – crebbe dunque in un ambiente stimolante, tra letture, incontri e arte di ricerca.
“Prima di aprire la “nuova” Galleria Milano nel 1964 entrambi frequentavano Brera ed erano habitué del Bar Jamaica, assieme a Lucio Fontana, Piero Manzoni, Giovanni Dova, Aldo Bergolli, Mario Rossello”. Tutti amici e colleghi con cui condivise momenti di svago e scambi intellettuali, imprescindibili per comprendere a pieno la sua figura.
Il “secondo” inizio della Galleria Milano in Via della Spiga
Concentriamoci invece sul ri-inizio inizio del 1964, con la riapertura nel contesto che oggi sarebbe molto prestigioso – ma allora non era esattamente così – di Via della Spiga. “Ai tempi, il quartiere era molto diverso da ciò che conosciamo oggi: era un luogo popolato da famiglie, botteghe e artigiani. La Galleria rinacque lì, in un bel palazzo nobiliare, come tanti in quella zona, con un giardino prospiciente”. È in questo frangente che entrarono in gioco i due fratelli, Sandro e Guido Somaré, che presero in mano le redini dell’attività, forti dell’aiuto degli amici Aldo Bergollo, Gianni Dova, e Mario Rossello. L’esperienza imprenditoriale, però, ebbe vita breve. Subentrò così Carla Pellegrini, la direttrice che fino al 2019 ha fatto la storia dell’arte contemporanea milanese e non solo. Sandro strinse con lei uno stretto sodalizio, concretizzato in diverse sue mostre personali.
Il terzo capitolo della Galleria Milano in Via Turati
Neppure dieci anni dopo, la Galleria cambiò di nuovo indirizzo, trasferendosi nel 1973 tra Via Manin e Via Turati, dove rimase fino al 2022. Anche in quel caso, al suo arrivo il contesto era molto diverso rispetto al presente. “Quello che ora è un parcheggio era un cortile incolto, la facciata del palazzo era decadente, e l’intera zona era considerata quasi periferia. Ora suona incredibile, ma la mostra di Enzo Mari Falce e Martello – che fu organizzata in quegli anni generò un dibattito a cui parteciparono intellettuali, studenti e persino operai”.
Il presente della Fondazione Galleria Milano
E si arriva infine a oggi: al recentissimo passato. “Nel 2022 abbiamo dovuto lasciare lo spazio in via Manin/via Turati, dopo quasi cinquant’anni di permanenza. Questo passaggio obbligato riflette le mutazioni della città di Milano e la sua problematica gentrificazione. Al contempo, anche per noi era arrivato il momento di cambiare. La nostra attività è sempre stata di ricerca. Negli ultimi anni, dopo il subentro di Nicola Pellegrini, figlio di Carla, questa attitudine si era definita sempre di più, unendosi alla necessità di conservare una storia seminale come quella della Galleria Milano”. Tutto questo li ha condotti al grande salto: diventare Fondazione d’Arte, ente del Terzo Settore.
Dopo due anni di lavoro, nel marzo del 2024, è stata dunque aperta la Fondazione Galleria Milano, nell’area a sud, in un quartiere in forte cambiamento e di maggiore stimolo creativo rispetto al centro. Della loro mostra inaugurale sui Brodsky (padre e figlio) vi abbiamo parlato qui.
Il futuro dell’Archivio di Sandro Somaré a Milano
“L’Archivio è il patrimonio della nostra Fondazione e intendiamo valorizzare l’operato della Galleria Milano a partire dalla sua storia. Alterneremo mostre storiche ad altre più sperimentali, sempre in relazione alla nostra attitudine alla ricerca”. L’obiettivo è infatti quello di valorizzare il patrimonio legato a Sandro Somaré, aprendosi anche ad archivi di artisti vicini alla Galleria, o non lontani dalla sua pratica e dai suoi intenti.
La mostra di Sandro Somaré per inaugurare il suo Archivio a Milano
L’inaugurazione vera e propria dell’Archivio ha coinciso anche con la seconda mostra proposta dalla Galleria in Via Arcivescovo Romilli. Un progetto antologico, dedicato giust’appunto a Sandro, che ricostruisce il suo lavoro dagli esordi negli Anni Cinquanta, sino alla morte sopraggiunta nel 2012. Dai primi lavori sul paesaggio, all’uso delle architetture per esprime solitudine esistenziale e sogno. E poi ancora, il suo interesse per la luce come fondamentale elemento compositivo, e la tavolozza ristretta ed essenziale, incentrata sui toni grigi, poi passati successivamente al blu intenso e profondo.
Il corpus espositivo fa capire come Somaré fosse “un uomo in costante relazione con gli altri, estremamente legato al contesto intellettuale in cui si formò e realizzò le sue opere. Fondamentale per lui fu la scomposizione formale, ispirata al Cubismo, ma anche alle pennellate dei Divisionisti, che vedeva quotidianamente alla galleria del padre e in casa”. Con Milano aveva poi un legame profondo. Lo testimoniano i lavori architettonici sui portoni e le case liberty, tra i più suggestivi.
“Somaré era un fine pittore, ma anche uno sperimentatore: non mancano in mostra alcuni esempi di lavori astratti a spray del 1962, ai quali teniamo molto per la qualità estetica e per la precocità nell’utilizzo di questa tecnica”. Accanto alle opere, le teche con i materiali d’archivio restituiscono infine al pubblico l’uomo, nella sua casa milanese, il suo gusto raffinato, le sue relazioni, e una certa compiacenza derivata anche dalla sua breve parentesi d’attore, a Roma, a fine Anni Cinquanta.
Emma Sedini
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