A Bologna Agostino Arrivabene rilegge l’arte sacra, leonardesca e bizantina in chiave contemporanea
Frutto delle ultime ricerche dell’artista, l’esposizione realizzata in collaborazione con Primo Marella Gallery invita il pubblico a riscoprire l’arte sacra attraverso opere che rievocano ora gli ori bizantini, ora affascinanti volti leonardeschi
Le sale della Raccolta Lercaro di Bologna introducono nell’universo simbolico di Agostino Arrivabene (Rivolta d’Adda, 1967), aprendo una finestra sull’ultima produzione dell’artista cremonese dedicata al rapporto con il sacro. Un’esposizione che intende porsi come punto di riferimento nella geografia espositiva della città felsinea attraverso un viaggio ascensionale tra riferimenti (meta) figurativi e pulsioni dell’anima.
La Linea Verticale di Agostino Arrivabene a Bologna
La Linea Verticale nasce dal significativo confronto tra Agostino Arrivabene, gli spazi della Raccolta Lercaro – aperta per vocazione ai diversi linguaggi dell’arte contemporanea – e l’illuminata curatela di Giovanni Gardini, direttore della stessa, con la collaborazione di Primo Marella Gallery. Ne deriva un confronto dialettico con il lavoro di Agostino Arrivabene, arrivando a suggerire l’idea di un percorso iniziatico grazie a un’attenta selezione delle opere in mostra. Come sottolineato dal curatore “si è trattato di un operazione che potremmo definire quasi archeologica: un’immersione nella stratigrafia dello studio dell’artista durante un serrato rapporto di scambio e confronto durato diversi mesi”.
Le opere di Agostino Arrivabene a Bologna alla Raccolta Lercaro
L’esposizione conta 22 opere, tra dipinti e disegni, che esprimono le ultime tendenze della ricerca formale di Arrivabene secondo una pratica che diviene scavo interiore nell’anima del pittore attraverso automatismi e trasfigurazioni meta-narrative. Scavo interiore e automatismi: sono proprio le direttrici che danno vita a un universo figurativo che si fa (ri) evocazione divina, attraverso una materia pittorica dai forti riferimenti simbolici.
Le ultime ricerche di Agostino Arrivabene in mostra a Bologna
La Linea Verticale riflette le ultime ricerche di Arrivabene, frutto di un approccio che guarda al preziosismo materico bizantino e alla lucidità ottica di stampo fiammingo, rimanendo ancorato ad un tenebrismo padano che si contrappone al candore epidermico delle figure. Tra riferimenti mitologici– Eros e Thanatos cacciati dall’inferno (2024) – e teste d’ascendenza leonardesca – Santa I (2024), Santa II (2024) – il fruitore è immerso in un campionario di soggetti accomunati dall’introspezione, da un disfacimento e una trasformazione materica che diviene paradigma della trasfigurazione divina.
La linea verticale e orizzontale nelle opere di Agostino Arrivabene
Nelle sale della Raccolta Lercaro, dunque, la linea orizzontale del flusso espositivo e del taglio compositivo delle opere, si contrappone a quella verticale, alla tendenza verso l’alto (e verso l’altrove) che anima la ricerca interiore dell’uomo-artista attraverso l’atto creativo che qui diviene taumaturgico. La Linea Verticale II (2017) è anche il titolo dell’opera che nasce come paradigma della mostra stessa, divenendone pietra angolare. Come racconta Arrivabene “il dipinto emerge da un sentimento di liberazione e ascesa verso il divino tramite un gesto meta-pittorico”. Il riferimento è alla genesi del dipinto che, prendendo vita dalla distruzione (intesa come rifiuto), rinasce grazie alla “non-pittura” dell’artista, ovvero alla trasmigrazione di forme sulla superficie del supporto che si fa stigmăta, quindi impronta. Per queste vie, gli automatismi mentali di Arrivabene divengono nuda pittura e l’incompiutezza del “non finito” diviene simulacro per la luminosa manifestazione divina.
Francesco Mele
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